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Il mio ultimo voto
Sabato 23 Febbraio 2013 10:27

 

raffa_es

Le elezioni politiche in una democrazia sono come l'ossigeno per gli esseri viventi. Rappresentano la condicio sine qua non perché un individuo possa vivere con dignità la propria esistenza.

Ho sempre creduto che fosse così fin dalla prima volta che mi recai alle urne per esprimere il mio voto, tredici anni orsono ormai.

Uno soltanto, su milioni e milioni dicevo a me stesso, ma cosa succederebbe mi ribadivo in un crescendo di vane illusioni se nessuno si recasse alle urne facendo il mio stesso ragionamento; credendo cioè che in fondo uno su cinquanta milioni o giù di lì non avrebbe di certo cambiato il corso delle cose.

E' così anni ed anni di discussioni più o meno ideologiche con i miei compagni di sempre, amicizie incrinate, altre perse, altre ancora mai nate per portare avanti quell'ideale di giustizia e sovranità popolare che solo la vera democrazia può esprimere.

"Non darò mai il mio voto a chi non è in grado di rappresentarmi, fosse anche solo per una seduta del consiglio comunale della mia città". Quando pronunciai quell'anatema avevo difronte l' amico di una vita che mi chiedeva un voto per la propria candidatura alle elezioni comunali. Glielo negai affermando che in fondo un conto erano gli affetti, il bene, la stima, altra la rappresentatività; specie in democrazia.

Domenica mi recherò alle urne ma di quella persona che solo sei o sette anni fa si batteva in nome degli ideali e della democrazia non è rimasto quasi più nulla. Sbiadita, smarrita nei meandri del vitale cinismo dell'attuale temperie non so più dove rintracciarla.

Chi è oggi in grado di rappresentare un laureato più che trentenne specializzato e senza un solo giorno di lavoro realmente retribuito alle spalle qual è il sottoscritto?

E seppure fosse eletto un parlamentare in grado di portare le mie frustrazioni e aspirazioni all'interno del palazzo come potrebbe questi continuare a condurre le mie battaglie intascando dall'oggi al domani oltre 15 mila euro al mese?

Come potrebbe comprendere la rabbia di chi vorrebbe indipendenza economica e non può, di chi "lavora" e non vede mai nessuna ricompensa, di chi sogna e quotidianamente è calpestato dal cinismo di una società troppe volte corrotta e mignottocratica?

Voterò a sinistra come sempre, inseguendo quel profumo di libertà, l'utopia di una sinistra realmente vendoliana in grado di restituirmi il sogno e l'aspirazione ad essere un uomo migliore e fiero di essere italiano. Ma è l'ultima chanche che offro. Altri mettono sul piatto della bilancia dittature più o meno soft, sistemi dal sapore fortemente populistico o peggio ancora predicano l'astensionismo. Ma in fondo cosa c'è di peggiore per la tutela della dignità umana di un'ipocrita democrazia?

Cordialmente

Raffaele de Chiara

Scritto da Raffaele de Chiara   
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