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Solidarietà al maestro Battiato
Domenica 31 Marzo 2013 08:12

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Che in Parlamento siedano per lo più donnine ed omuncoli dai costumi non difficili o dalla dubbia moralità non è certo una novità; che il denunciarlo in un linguaggio sincopato e franco costituisca una sorta di "lesa maestà" beh questa è senz'altro cosa nuova.

Nei giorni scorsi il cantautore siciliano Franco Battiato riferendosi al consesso italiano ha affermato: «Al suo interno ci sono troie che farebbero di tutto. Questo è francamente inaccettabile».

La sua uscita gli è costata la carica di assessore alla regione Sicilia ed un diluvio di polemiche ed epiteti di ogni sorta, il più gentile, "misogino".

Cosa ci sia di tanto astruso o blasfemo in quanto affermato dal maestro è presto detto: in Italia più che altrove sovrana deve regnare l'ipocrisia degli italici costumi. Chiunque vi si oppone è un eversivo da bollare come cafone o nella migliore delle ipotesi un artista incapace di fare politica. Come se quest'ultima fosse una professione da riservare a pochi eletti e non un servizio da rendere al Paese.

Quanti di coloro che siedono negli altissimi scranni in Parlmento sono lì realmente per merito e quanti altresì per aver reso servigi di qualsivoglia natura ai potenti di turno?

Si dirà, il rapporto tra la prostituzione mentale o fisica ed il potere è vecchio quanto il mondo ma il vero problema dell'attuale temperie è che essa è divenuta l'unico modo per affermarsi e fare carriera. I festini di Arcore o le carriere di tante donne politiche dai fisici prorompenti e dai facili appetiti sessuali verso aitanti ottuagenari sono lì a dimostrarlo.

E' per questo e per la convinzione che da sempre mi accompagna, il peggiore male della società italiana è la sua squallida ipocrisia, esprimo piena solidarietà a Battiato.

Agli altri, ai perbenisti di maniera, agli indefessi ipocriti, ai carrieristi di professione rivolgo altresì un sommesso appello: dopo averci propinato per decenni una dittatura mignottocratica sotto le mentite vesti della meritocrazia e del motto "la bellezza fa rima con cultura" restituiteci almeno la facoltà di definire gli individui con i loro nomi: troie ed omuncoli. Quest'ultime non sono parolacce indegne ma solo espressioni per meglio definire la maggior parte di chi ci ha governato fin'ora. Negarlo costituisce solo l'ultimo sberleffo che si può rivolgere ad una generazione perduta e senza speranza che giorno dopo giorno e con immane fatica cerca di risorgere dalle ceneri di chi l'ha preceduta.

Raffaele de Chiara

www.ondanonala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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