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A Napoli "frigge la vita" ma non basta
Domenica 28 Aprile 2013 11:10

raffa_es

"Scusate tenissive nu bigliette e chiù" lo sfaccendato di turno che mi si presenta davanti nell'autobus che da un parcheggio di interscambio dovrebbe portarmi in pieno centro ha la flemma e l'arroganza tipica di chi coscientemente ed in malafede confonde i diritti con i doveri civici e viceversa.

Sono a Napoli di ritorno da un soggiorno diviso tra Parma, Milano e Torino.

Le origini mi insegnano che da queste parti il chiedere ad un passeggero che ha appena obliterato il proprio biglietto se per caso ne abbia acquistato uno in più è prassi o nelle migliori delle ipotesi folclore come la maschera di pulcinella o l'atavica arte di arrangiarsi.

Ma cosa penserebbe di ciò un ignaro turista di Parma o peggio ancora un integerrimo straniero? Domanda niente affatto peregrina specie negli ultimi tempi in cui Napoli è stata alla ribalta delle cronache per eventi di sicuro clamore mediatico quali ad esempio le regate di coppa America.

Mentre il nullafacente di turno si allontanava e si avvicinava ad un altro gruppo di ragazzi cui rivolgeva la medesima domanda osservavo la rozzezza e l'atavica inciviltà di questo popolo.

Scugnizzi lerci e vecchiacci maleodoranti sempre pronti a frodare il prossimo con i mezzi più disparati dal classico "paccotto" al furto di orologi di valore con destrezza, convinti in fondo in fondo di farla franca perchè più furbi dell'altro.

Sullo sfondo l'eco laicamente blasfemo delle battute dei ragazzi a cui il pelandrone di prima aveva chiesto il titolo di viaggio in più: "O biglietto? Nun tenim manc nui e se vene o controllore sima a quatt e nui e ci facimm pur na paliat..." Il biglietto non lo abbiamo neanche noi e se sale il controllore, siamo in quatto, lo picchiamo pure". E giù risate a crepapelle.

Nella mente mentre le corsie preferenziali sono invase da qualsiasi mezzo, dal motociclo guidato dal bambino, all'auto sgangherata del privato passando per i pedoni, ciniche tornano a far breccia le parole e lo stupore rabbioso di Giorgio Bocca in "Napoli siamo noi...." Una città inguaribile persa nei propri mali antichi.

Lo shock per chi è reduce da un bagno di civiltà al nord dove sui mezzi pubblici non ho mai visto un controllore né una persona che non sia salita sul mezzo senza prima aver obliterato il biglietto è grande.

Al di là della visione sempre più stereotipata di una Napoli bella perché pregna di contraddizioni, questa città merita appieno il marchio di luogo barbaro perch é abitato da trogloditi.

Dicesi che Napoli sia unica perché nel suo golfo "frigge la vita". Nulla questio al riguardo ma che senso ha continuare ad illudersi di essere migliori degli altri perché più belli e più furbi se poi non si è in grado neppure di assicurare il rispetto di norme basilari del vivere civile?

"Andate via, lì non c'è speranza" il monito del maestro Bocca ai giovani onesti di questa città a distanza di anni continua a blandire con la sua dolce ferocia.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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