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Il magistrato Mario Amato fu ucciso il 23 giugno del 1980
Giovedì 27 Giugno 2013 06:57

Sergio_Amatato

Il mio intervento ieri alla Camera in memoria del giudice Mario Amato, ucciso il 23 giugno 1980 dai NAR (l'originale è all'indirizzo http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0040&tipo=stenografico#sed0040.stenografico.tit00120.int00180):

Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ricordare a chi non sa e a chi vorrebbe cancellare gli anni della violenza neofascista, delle stragi impunite, dei depistaggi e delle connivenze di apparati dello Stato l'impegno del magistrato Mario Amato.

Il magistrato Mario Amato fu ucciso il 23 giugno del 1980 perché su di lui, unico sostituto della procura di Roma, fu scaricato l'onere di tenere testa al partito del golpe, lasciato ancora vitale ed aggressivo nell'indifferenza del potere costituito, ancora a 36 anni dalla liberazione del Paese dal fascismo. Siamo in pratica alle soglie di una guerra civile, aveva denunciato allarmato Mario Amato al capo del suo ufficio e per ben due volte il 25 marzo e ancora il 13 giugno del 1980 dinanzi al Consiglio superiore della magistratura.

Non fu solo un debole ed inetto il suo capo Giovanni De Matteo, che lasciò che quella mattina, il 23 giugno 1980, Mario Amato affrontasse inerme i suoi assassini, senza la protezione di una macchina blindata di cui pur godevano altri magistrati del suo ufficio, e pur essendo ben consapevole del suo isolamento e dell'aggressività dei suoi avversari, che appena quattro anni prima avevano già ucciso Vittorio Occorsio, impegnato anche egli nelle stesse indagini, poi riprese dal collega Amato.

Non fu solo insipiente il vicepresidente del CSM, Ugo Villetti, distratto come era dai rapporti che nello stesso periodo manteneva con Licio Gelli, mentre questi contestualmente continuava a finanziare le strutture clandestine impegnate a sostenere l'attività eversiva all'ombra di Gladio, quella Gladio di cui il Presidente del Consiglio dell'epoca, Francesco Cossiga, fu sempre uno strenuo difensore. I piduisti che avevano pervaso le istituzioni non solo non fecero nulla per impedire la morte annunziata di questo coraggioso magistrato, ma anzi lasciarono che coloro che lo uccisero potessero continuare a perseguire il proprio progetto politico eversivo contro la democrazia, facendo saltare la stazione di Bologna dopo appena 40 giorni da quell'omicidio.

Sono andato troppo avanti? Concludo. Noi oggi non abbiamo dimenticato l'impegno del giudice Amato, il suo coraggio e il suo grande intuito investigativo, come società civile e come cittadini dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna e chiedo a quest'Aula di condividere il ricordo di un magistrato che ha dato molto a questo Paese in termini di impegno a difesa della verità e della giustizia e anche la propria vita.

Scritto da Paolo Bolognesi   
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