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Senza catene al di là del mare, l'amara canzone dei migranti
Sabato 11 Gennaio 2014 16:55

Le_barche_dei_migranti

http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/

2013/07/22/news/bubola-63483796/?ref=search

La libertà

che è una bambina

è la speranza di una speranza che è clandestina

Ho scritto questa canzone durante la visita del Papa a Lampedusa l'8 di luglio scorso. Una domanda che è mi ha colpito nel profondo: "Chi ha pianto per le giovani mamme che portavano i loro bambini?" riferendosi alle migliaia di migranti morti in questi anni nella traversata verso l'Italia di MASSIMO BUBOLA

QUESTA canzone l'ho scritta ripensando, ad una frase del papa durante la recente visita fatta a Lampedusa l'8 di luglio scorso. Una domanda che è mi ha colpito nel profondo: "Chi ha pianto per le giovani mamme che portavano i loro bambini?" riferendosi ai 25.000 migranti morti in questi anni nella traversata verso l'Italia. Ho ripensato così alla triste e particolare storia di Samia Yusuf Omar, una ragazza somala di ventuno anni appena compiuti, atleta che aveva partecipato nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino nei 200 metri piani. Samia era incinta al quarto mese, ed è morta su un gommone che la portava dalla Libia verso il nostro paese, il 17 marzo del 2012 al largo dell'isola di Lampedusa, dove è stata poi sepolta col suo piccolo.

samia-yusuf-omar

Samia Yusuf Omar

È dedicata ai migranti la quarta "instant song" del cantautore veronese, "Senza catene", anche questa ispirata ai fatti di cronaca e scritta in esclusiva per Repubblica.it. La canzone è nata durante la visita del Papa a Lampedusa l'8 luglio scorso, spiega Bubola, "pensando alle migliaia di migranti morti in questi anni nella traversata verso l'Italia, soprattutto alle giovani mamme che portavano i loro bambini". L'illustrazione è di Marino Benedetti

Mi colpirono di questa vicenda anche le dichiarazioni dell'anziano medico Giuseppe Saviano che soccorse al largo Samia, ormai agonizzante e continuò a guardarla distesa sul pozzetto della nave della Guardia Costiera, ormai deceduta. Saviano, che tanti morti aveva visto in questi anni, non riuscì a dimenticare il suo volto con quel dolcissimo sorriso di bambina che sembrava essersi addormentata finalmente tra le braccia di suo padre, quel padre che Samia, proprio da bambina aveva perduto a Mogadiscio per il colpo di un mortaio nella guerra civile che insanguina la Somalia oramai da lunghi anni.

"Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l'esperienza del piangere, del "patire con": la globalizzazione dell'indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! " Questo ha detto, durante la messa sull'isola, Papa Francesco ed ha rivolto queste domande a quelli che aveva davanti ed a noi tutti.

Nella canzone "Hanno sparato a un angelo", che ho scritto l'anno scorso, mi chiedevo se nelle persone fosse ormai morto il sentimento della pietà. E questa è una domanda che ormai diventa doverosamente drammatica di fronte all'indifferenza o alle bestemmie contro l'umanità di chi addirittura si augura, come accaduto anche di recente, che le barche dei migranti affondino. Chi di noi ha pianto per tutti questi morti? Certamente il vecchio dottor Saviano che non si è dimenticato mai quel volto e quel sorriso, ed ha pianto ancora quando ha saputo il nome di quella giovane donna a metà agosto di quell'anno, attraverso le dichiarazioni sulla storia di Samia di Abdi Bile, grande atleta somalo, alla platea riunita a Mogadiscio per ascoltare i membri del Comitato olimpico nazionale.

La libertà

che è una bambina

è la speranza di una speranza che è clandestina

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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