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"Il brindisi di Girella"
Domenica 13 Aprile 2014 15:53

Giusti

Il poeta Giuseppe Giusti

Il titolo dell'articolo che state leggendo è l'inizio d'una poesia di Giuseppe Giusti, "Il brindisi di Girella", dedicato dall'autore - pensate un po' - a Talleyrand, una delle teste più fini e più ipocrite della diplomazia europea ai tempi di Napoleone. Vale la pena di leggerla tutta, quella poesia, perché descrive argutamente e crudelmente i vizi della politica di tutti i tempi e di tutti i Paesi, in particolare dell'Italia della sua epoca (gli anni Trenta dell'Ottocento) ed anche e più che mai dell'Italia di oggi. Si attaglia a molti dei leader attuali, da Berlusconi a Grillo, a Renzi e a molti "rottamati" e a loro volta rottamatori.

Ne cito alcuni versi che rendono con particolare efficacia lo spirito di tutto il componimento:

"Barcamenandomi / tra il vecchio e il nuovo, / buscai da vivere / di farmi il covo. / La gente ferma, / piena di scrupoli, / non sa coll'anima / giocar di scherma, / non ha pietanza / dalla Finanza. / Io, nelle scosse / delle sommosse / tenni per àncora / d'ogni burrasca / da dieci o dodici / coccarde in tasca. / Quando tornò / lo statu quo, / feci baldorie, / staccai cavalli, / mutai le statue / sui piedistalli. / E adagio adagio / tra l'onde e i vortici / su queste tavole / del gran naufragio / gridando evviva / chiappai la riva. / Viva Arlecchini / e burattini / evviva guelfi / e giacobini / viva gli inchini / viva le maschere / d'ogni paese / evviva il gergo / e chi l'intese".

Giusti amò la patria in tempi in cui l'Italia era ancora serva dell'Austria e di signorie austriacanti. Lottò per l'indipendenza e la libertà, conobbe Mazzini, fu amico di d'Azeglio e di Gino Capponi.

Fu uno spirito ribelle e un grande poeta satirico non solo della politica ma anche del costume. Morì di tubercolosi a 41 anni. Ce ne fossero ancora di persone come lui.

* * *

I guai con la giustizia dei sodali Dell'Utri e Berlusconi, che fondarono insieme Forza Italia, e chissà quali segreti custodiscono sull'atto di nascita di quel partito. Il primo è stato arrestato, latitante, in un albergo di Beirut - in passato rifugio dorato di tanti fuggiaschi eccellenti - e ci auguriamo che venga presto consegnato alla giustizia italiana. Il secondo sta aspettando di conoscere la pena sulla base della sentenza che nel 2013 l'ha condannato a 4 anni, tre dei quali coperti da indulto, e l'ultimo ridotto a 10 mesi e mezzo.

Il giudice di sorveglianza della Corte d'appello di Milano ha preannunciato che emetterà la sua ordinanza entro martedì prossimo ma il Procuratore generale che rappresenta la pubblica accusa si è già allineato alle richieste degli avvocati difensori e cioè l'affidamento ai servizi sociali. Sembra molto improbabile che il giudice si discosti dalle richieste della pubblica accusa.

La soluzione sarebbe questa: la pena si ridurrà a quattro ore settimanali di lavoro sociale (si vedrà quale), dopo di che il "condannato" sarà pienamente libero di muoversi purché non esca dalla regione nella quale avrà fissato la sua residenza e rincasi entro le ore 23. Potrà muoversi liberamente, andare in televisione, comiziare come vuole e dove vuole (nella suddetta regione). Di fatto parteciperà alla campagna elettorale con il solo divieto a candidarsi lui stesso. Un padre della patria, come di fatto è stato riconosciuto dal Pd, non poteva ottenere di meno, non è vero? E un trattamento del genere sarebbe concesso ad un qualunque cittadino ritenuto colpevole di frode fiscale nei confronti dello Stato con condanna definitiva? O c'è in questo caso una discriminazione che potrebbe in futuro essere invocata da chiunque in nome dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge?

Scritto da Quotidiano La repubblica   
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