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INDIGNAZIONE E IPOCRISIA
Venerdì 02 Maggio 2014 16:07

 

 

Ora meraviglia un sindacato di polizia che applaude a poliziotti condannati per violenza!? Quante voci indignate! Ma perché nessuno ha voluto, né ancora lo vuole, vedere quanto da anni sta accadendo nell'arcipelago "forze di polizia", culminando nel G8 di Genova, e ancor dopo? Cioè che il cammino democratico di lunghe e sofferte battaglie, sancito infine nella legge 121/81, è stato di fatto tradito! Ciò nell'assordante silenzio di politici, vertici sindacali, ministeriali, mass-media, salotti di cultura..Certo, il tema è delicato e complesso, ma non è ora di agire, prima che la situazione diventi difficilmente gestibile? Di riflettere sul malessere dei "tutori dell'ordine" che svolgono ogni giorno con dignità e sacrificio il proprio dovere; sulla cattiva gestione del "sistema sicurezza", sulla necessità di razionalizzare e magari unificare, oltre anacronistiche competizioni, i diversi organismi di polizia; sulla frammentazione sindacale; sulla strana "gendarmeria europea..? Giorni fa il suicidio di un "tutore dell'ordine" si è aggiunto agli altri otto dell'ultimo mese. E giorni fa ancora una persona è morta dopo un intervento di polizia. Ma perché parlare della mancanza di una strategia di razionalizzazione del sistema? Non diceva quasi testamentariamente lo stesso Manganelli: "il discorso di riforma democratica a più di trent'anni dalla 121/81 non è compiuto; occorre rimboccarsi le maniche e agire"? I presidenti del Consiglio Monti, Letta, e di recente Renzi, hanno ricevuto con raccomandata le mie proposte, con conoscenza del Presidente Napolitano, del Capo della Polizia Pansa e del Comandante dell'Arma Gallitelli. Esse sono disponibili a chi volesse. Ho cercato il dialogo con le signore Patrizia Moretti, Ilaria Cucchi, Lucia Uva e altri familiari di vittime di "violenze di polizia" per lavorare insieme affinché, senza mai deflettere nella sacrosanta battaglia di giustizia, il loro comprensibile rancore verso "i tutori dell'ordine" che sbagliano e debbono giudiziariamente pagare non diventi generalizzato pregiudizio o contagiosa ideologia tale da ricreare, come sta avvenendo, i pericolosi solcati tra "forze di polizia e collettività" che questo Paese ha già tragicamente conosciuto. Sono convinto che Federico, Stefano, Giuseppe..ci aiuterebbero per evitare che quanto loro accaduto non debba mai più essere neppure immaginabile. Ho scritto a conduttori televisivi, da Fazio a Gruber a Floris, vanamente. Ma in fondo perché parlare con "un commissario" rottamato per scomodità sulla cui coerenza professional-democratica testimoniano nel suo libro Norberto Bobbio, Gino Giugni, Marco Tullio Giordana, Giancarlo De Cataldo, Corrado Stajano e don Andrea Gallo? Che non sia più comodo per tutti, come scriveva Sciascia, lo stereotipo del poliziotto che ognuno vuole a diposizione nei momenti di necessità, ma che non si ama perché ignorante, brutto e cattivo? Buona riflessione e auguri di ogni bene per questo Paese. Ennio Di Francesco Ennio Di Francesco, figlio di un maresciallo di Carabinieri deceduto per infermità di servizio; già ufficiale dei Carabinieri e funzionario della Polizia di Stato; tra i promotori negli anni '70 della riforma democratica di polizia che condusse alla legge 121/81; autore dei libri Un Commissario, Radicalmentesbirro; Frammenti di utopia. Congedato d'ufficio anzitempo dall'Amministrazione.

Scritto da www.enniodifrancesco.it   
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