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L'anarchia ultrà e l'incapacità dello Stato di essere sé stesso
Domenica 04 Maggio 2014 17:30

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In occasione del 9 di maggio, giorno della Memoria delle vittime del terrorismo, la Commissione Europea ha  riconosciuto che l'attività delle Associazioni e la testimonianza delle vittime possono svolgere un' utile funzione preventiva e di contrasto alla cultura e alla propaganda della violenza che investe i contesti giovanili, sia sui moderni social-network che nelle aree a rischio di radicalizzazione. Le attività nelle scuole portate avanti in modo significativo dall' Associazione Memoria condivisa che nacque grazie ad un nutrito gruppo di docenti, recepì immediatamente l'invito a veicolare attraverso le scuole il seme della non violenza e della Pace. L'attività dell' associazione contribuisce a contrastare il terribile fenomeno della corruzione, della violenza e delle mafie. La corruzione inquina il territorio e le coscienze, contrastarla è il dovere di tutti.

Quanto accaduto allo stadio Olimpico di Roma ha lasciato basiti, vedere nella tribuna d'onore i massimi rappresentanti delle Istituzioni, guardarsi increduli per la violenza scatenata dagli ultras delle opposte fazioni deve ancora una volta far riflettere. La cronaca del giornalista e amico dell' associazione Raffaele de Chiara è lapidaria.

M.A.

Ieri sera allo stadio Olimpico di Roma doveva disputarsi la finale di calcio tra Fiorentina e Napoli, in palio la coppa Italia, si è assistito altresì all'ennesima farsa di uno Stato capace di fare il duro solo con i più deboli. Per la cronaca sportiva l'incontro è finito 3-1 per gli azzurri.

Poco prima dell'inizio della partita un tifoso partenopeo nella capitale per assistere all'incontro, in circostanze ancora tutte da chiarire, è raggiunto da colpi pistola. Ricoverato in ospedale lotta tra la vita e la morte. I vertici dell'ordine pubblico dopo alcuni minuti concitati decidono di dare il nulla osta per l'inizio della partita. Gli unici ad opporsi a quanto pare sono gli ultras partenopei. Per loro l'incontro deve essere rinviato. Ed è proprio ad una manciata di minuti dal fischio di inizio della partita che si consuma la farsa.

Una piccola delegazione composta dal capitano del Napoli Hamsik ed esponenti delle forze di polizia si recano da Gennaro De Tommaso, capo ultras partenopeo meglio conosciuto con il simpatico appellativo di "Genny a carogn'. Secondo quando si apprende da fonti investigative "a carogn" sarebbe figlio di Ciro, ritenuto affiliato al clan camorristico Misso operante nel rione sanità. E' proprio Genny in diretta tv a dover dare l'ultimo ok perché tutto abbia inizio.

Dopo una trattativa durata circa una ventina di minuti, "Genny a carogn" da il suo placet: "Si giochi pure, ma senza tifo, in rispetto al ragazzo che lotta tra la vita e la morte". Lo Stato ringrazia e la partita, con 45 minuti di ritardo, può iniziare.

A chi come il sottoscritto ha vissuto il tutto dagli spalti dell'Olimpico la situazione è parsa quanto meno Kafkiana.

Rappresentanti dello Stato italiano che dipendono da un energumeno ritenuto vicino alla camorra con addosso una maglia inneggiante la liberazione di Antonino Speziale, il ragazzo che uccise, sebbene in maniera preterintenzionale, l'ispettore Filippo Raciti. Correva il 2007 ed anche in quel caso si giocava un match di calcio importante: Catania-Palermo. Ieri comandava "a carogn" ed il suo verdetto sarebbe stato legge. Così com'è si è poi realizzato.

Ciò che colpisce ancora di più però oltre all'atteggiamento remissivo dello Stato è quello dei tantissimi tifosi in curva che sembravano totalmente soggiogati da questo strano individuo. Non una sola presa di distanza da De Tommaso, né un barlume di autonomia, né tanto meno un accenno di spirito critico; come pecore di un gregge, la moltitudine si piegava ai capricci del pastore anarcoide di turno.

Ecco in quei minuti interminabili, in quei volti senza espressioni dei tifosi partenopei in cerca di leader in grado di indicargli la rotta, ho scorto l'Italia peggiore.

L'Italia degli ominicchi e dei quaraquà, l'Italia dei camorristi e dei collusi, l'Italia del tutto cam bi perchè nulla muti.

Ci sono stati anni in cui si è lasciato morire un uomo pur di non trattare con l'antistato. Anni in cui pare si sia deciso di trattare con la mafia per evitare altre morti eccellenze. Anni in cui si è mostrato i muscoli pur di impartire presunto ordine e presunta legalità.

Fino a ieri però, quando si è scesi a compromessi con lo sbandato di turno per decidere se giocare o meno un match di calcio. In diretta tv e alla presenza delle più alte cariche dello Stato.

Come dire, al peggio degli italiani non c'è mai limite.

Raffaele de Chiara

www.ondanomala.org

Scritto da Raffaele de Chiara   
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