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Ad ARI la Giornata della Memoria
Martedì 13 Maggio 2014 08:29

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( Da Un Commissario- Castelvecchi editore 2014- pag. 269)

La valle della memoria

Pescara non aveva raccolto il messaggio verso Emilio Alessandrini. Per il sedicesimo anniversario della sua uccisione, il 29 gennaio '95, scrissi una "lettera ad un amico mai morto" che Pier Vittorio Buffa, divenuto direttore de Il Centro d'Abruzzo, pubblicò. Poi il ricordo prese nuova energia. Un amico pescarese, Giampiero Di Battista, aveva parlato di Un Commissario a Renato D'Alessandro, estroverso sindaco di Ari, cittadina nell'entroterra chietino, alle falde della Maiella. Ci eravamo incontrati nella vecchia casa popolare di Pescara che, quando anche mamma era morta, avevo riscattato ai fratelli. Era nata l'idea. Ricordare in quel paesetto di pace, sole e bellezza, Emilio e i tanti servitori dello Stato morti per giustizia e legalità. Con i compagni di scuola Laura Bertolè, Peppino De Lutiis, Vito Zincani, i magistrati Nicola Trifuoggi, Orazio Dente-Gattola, Ciro Riviezzo, il sindaco e il parroco di Ari, lo scultore abruzzese Antonio Di Tommaso docente di belle arti a Firenze, fondammo l'Associazione Emilio Alessandrini-Uomo d'Abruzzo-Magistrato d'Italia, che Giovanni Conso poi avrebbe onorato della sua presidenza e Marco Alessandrini di struggente valenza. Sorse così La valle della memoria con i suoi Titani di marmo in questo circuito virtuoso. Blocchi di bianca pietra estratti dal cuore della Maiella, offerti da Emidio Alimonti proprietario della cava, vengono adagiati nella valle; giovani artisti italiani e stranieri giunti a Firenze per studiare scultura sono ospitati per settimane dagli aresi; sotto la guida del maestro danno anima a bianche statue da collocare lungo le strade e al centro del Paese. A luglio del 1999 fu posta la prima, un libro spezzato su cui é scritto con infantile grafia: "A Emilio Alessandrini, ucciso dai terroristi per il suo amore di giustizia". Era stata scoperta, tra tanta gente, dai bambini in grembiule blu all'ingresso della scuola elementare. Sarebbero diventati tanti quei Titani di marmo, magistrati, poliziotti, carabinieri, finanzieri, giornalisti, cittadini comuni, a cui quest'insanguinata Italia deve libertà e democrazia. Da allora in giornate della memoria il paese pullula di persone provenienti non solo dall'Abruzzo: turisti, professionisti, contadini dalle rughe profonde, anziani, ragazzi, famiglie con bimbi. Una banda suona; un coro canta. Una preghiera per tutti, fiori dovunque, in una surreale tavolozza di sentimenti e colori tra le sculture: le rose di marmo separate da rivoli rossi come sangue per Emanuela Loi poliziotta di via D'Amelio, la policroma ceramica per Giovanni D'Alfonso carabiniere ucciso a Torino dai terroristi, le grandi statue per Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Antonio Scopelliti, Guido Galli, Vittorio Occorsio, Mario Amato, Antonio Custra....e tanti altri, tra il verde con vicino il Tricolore. Il 29 luglio del 2001, i Titani sembravano piangere anche per le violenze di Genova: il Vescovo di Lanciano, Cralo Ghidelli, aveva celebrato la Santa Messa e la gente aveva sfilato muta tra loro, mentre l'ultimo sole stendeva un manto crepuscolare.

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Scritto da Pres. Ass. Alessandrini Ennio Di Francesco   
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