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MALESSERE E SUICIDI
Sabato 18 Luglio 2015 10:03

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Quanta amarezza nel constatare come si stia rischiando di fare scadere il concetto di Sicurezza Pubblica in una sorta di agone nell’arcipelago forze di polizia onde fissare  paletti di delega sacrificale e controriforma, in un compromesso di illusori contentini per qualche  categoria di base  ( questa volta forse i sovrintendenti) e vantaggi anche autoreferenziali di vertice, cancellando o affievolendo i principi di democrazia fissati nella legge  121/81. Si sta ripetendo quanto già accadde in passato. Intanto il malessere tra “i tutori dell’ordine”, al di là di appartenenze e divise, aumenta. Saranno sempre loro ad

affrontare i problemi sociali politicamente irrisolti, dall’invasione migratoria alla criminalità comune e terroristica sempre più spavalda, infida e organizzata.  

Ho fatto pervenire da tempo al presidente  Renzi e membri del Governo, al Direttore generale della P.S. e al  Comandante Generale  dell’Arma, ai non pochi segretari nazionali dei frammentati e divisi sindacati di polizia la nota allegata ( ancora praticabile nel quadro dell’art.7 dell’atto Camera appena approvato, con l’assegnazione quasi a sorte delle spoglie della Forestale ) con “spunti di riflessione” che iniziano con le lapidarie indicazioni di Giorgio Napolitano: Con la legge 121/81 di riforma della pubblica sicurezza –vennero compiute scelte fondamentali per coniugare l’esigenza di salvaguardare lo straordinario patrimonio di professionalità e di tradizione delle diverse forze di Polizia con l’altra non meno imprescindibile di ricondurre tutte le risorse a un più efficace impegno comune per accrescere le capacità di risposta alle esigenze di sicurezza dei cittadini”, nonché l’affermazione testamentaria di Antonio Manganelli: “ nel ribadire che si tratto' di una legge di straordinaria lungimiranza, ricca di contenuti e di lucida visione delle forze in campo, e' arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per continuare l'opera avviata trent'anni fa e portarla a termine”.

 

Così scrivevo al precedente Comandante Generale dell’Arma: “Qualcuno dovrà ancora spiegare quale sia la differenza tra il sangue del capitano Tuttobene  e quello del commissario Cassarà, del maresciallo dei carabinieri Maritani e del brigadiere di polizia  Ciotta, del carabiniere Santarelli e dell’agente Antiochia, uccisi mentre svolgevano l’identico impegno; e magari  tra il sacrificio supremo del commissario  Palatucci e del brigadiere dei carabinieri D’Acquisto, oggi per tutti riferimento di valori universali.

Ricordatevi di questo signori parlamentari, gabinettisti, prefetti, generali, sindacati e Cocer , rappresentanti dei “tutori dell’ordine. 

E’ l’ora di costruire per meglio tutelare il “bene comune sicurezza” a servizio della Collettività e delle Istituzioni democratiche.

Diceva il mio maestro Norberto Bobbio: “più  la situazione è confusa, più occorre essere democraticamente vigilanti”.

Ennio Di Francesco,

già ufficiale dei carabinieri e funzionario di pubblica sicurezza,  

figlio di maresciallo dei carabinieri deceduto per infermità per causa di servizio.

P.S.

Domenica 26 luglio alle ore 11su Radio Radicale, 

intervista col giornalista del TG2 Walter  Vecellio.

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Scritto da Mario Arpaia   
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