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Angelo SenzaDio
Venerdì 23 Giugno 2017 07:00
Angelo SenzaDio, recensione di Tiziana Caputo
 
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Nascere non basta.

È per rinascere che siamo nati.

Ogni giorno (Pablo Neruda)

Quando ho preso tra le mani questo libro mi ha subito commosso la foto, e dentro me mi son detta: “ecco l’angelo di Carmelo e poi, di getto, mi è venuta da scrivere questa preghiera:

Angelo di Dio che sei il Suo custode (di Carmelo)

Illuminalo, custodiscilo e reggilo nel suo cammino

cosi nell’attesa della sua presenza

Tu possa far spazio nella sua assenza

e portarlo a te mano nella mano,

cosi come ti è stato affidato sin dall’eternità.

Un ergastolano è un uomo che non riesce più neppure a sognare, che non ha pressoché niente da raccontare, che non c'è mai nella vita delle persone che ama di più.

Un ergastolano, entrato in carcere con la quinta elementare, che in carcere è riuscito a studiare, a laurearsi, a diventare una persona colta e competente, ma che nello stesso tempo sentiva crescere dentro di sé un senso di vuoto, di inutilità: si domandava: a chi potrò insegnare qualcosa, quale sapere riuscirò a trasmettere, che me ne farò della mia cultura? Stavo meglio quando vivevo nella mia ignoranza, nel mio

mondo chiuso.

In fondo "essere qualcuno" negli ambienti della criminalità non è così difficile, e se non ti fai tante domande, se non metti in discussione il tuo passato, continui anche dalla galera a restare attaccato a quelle sicurezze, e l'unica traccia di te che lascerai è quella triste dell'appartenenza al mondo senza umanità delle organizzazioni criminali.

Carmelo Musumeci, in questo suo ultimo scritto ha voluto e ha saputo mettere in risalto il senso della ricerca, seppure nella rabbia, il senso della attesa più che della disperazione pur consapevole della morte che spesso gli ha bussato alla porta.

In queste pagine emerge un tornado di emozioni, paure, resistenze, odio e nello stesso tempo ricerca di un amore nascosto, velato, sognato, aspettato e arrivato con un volto d’angelo che ha accompagnato con pazienza, perseveranza, costanza e forza questo uomo d’ombra e la sua “ombra lo ha rivestito, in un certo senso di luce fino a fargli rivedere la via, quella della vita, quella dell’amore, quella dei figli che tornano a casa, consapevoli di aver sbagliato, consapevoli di non poter ricevere un abito da festa ma certi in quel Padre[1] (che per Carmelo non si chiama ancora Dio ma ne gusta il sapore senza darGli ancora il nome giusto) che è li che aspetta.

Il percorso di Carmelo verso casa è iniziato proprio grazie al suo Angelo, che ha saputo aspettare, che ha saputo vegliare. Nei corridoi delle carceri cammina l’angelo della morte spesso, mentre per Carmelo pur se inconsapevole e forse a volte volutamente resistente per non affezionarsi troppo, l’angelo lo ha accompagnato dal tunnel verso la luce, dalla morte alla vita. Può un uomo rinascere nuovamente? Nicodemo[2] (Gv 3,1-21) è stato colpito da Gesù, non lo cercava, non l’aspettava.

Tornare alla vita, a una vita rigenerata, è sempre possibile; ri-sorgere come il sole in una nuova alba è un’opportunità quotidiana; tornare alla luce dopo il buio è necessario per vivere al meglio e questo può e deve accadere più e più volte nella vita. E quando si rinasce la gioia di esistere si percepisce chiaramente, insieme al timore di essere ancora fragili.

Ri-nascere si rende tanto più possibile quanto più si riesce a stare nella tensione tra l’attesa fiduciosa che la nuova nascita si darà nuovamente, e il coraggio che scaturisce in noi quando si sente che la vita chiama ad uscire dal buio della sofferenza, del dolore, della paura. Lo sbocciare di un uomo, richiede un fare e un lasciar essere.

Occorre ritrovare la speranza e la vitalità, la possibilità e l’opportunità che ciascuno di noi ha di ricreare nuove inizi, pur nella fatica o nell’instabilità di ogni inizio e di ogni esistenza.

Carmen Consoli scrive in una delle sue meravigliose canzoni: Guarda l’alba

“Guarda l’alba che ci insegna a sorridere, quasi sembra che ci inviti a rinascere, […]

ed irrompe impetuosa la vita, nell’urgenza di prospettiva […]

ad oriente il giorno scalpita, la notte depone armi e oscurità”.

A Carmelo dico grazie per queste pagine strappate al cuore, grazie delle ferite donate e pur se fanno ancora male sono e saranno feritoie che servono e serviranno per fare entrare il sole. Un uomo d’ombra non può vivere sempre nell’ombra, ed io ti auguro di camminare nella Luce accompagnato dal tuo angelo custode. Buon cammino! Fatti luce per chi ancora vive al buio.

Tiziana Caputo

 


[1]Vedi la parabola del Padre Misericordioso in Lc 15, 11-32.

[2]È un notabile, un anziano, capofamiglia benestante; È “maestro in Israele”. È uomo di cultura. L'iniziativa coraggiosa di Nicodemo per  incontrare quel Gesù non amato da chi ha il potere nelle mani.

Nicodemo va da Gesù di notte. Fuori città, lontano dagli occhi dei colleghi. Essi provano fastidio per questo nuovo rabbì, che viene da una Nazaret da niente, da una Galilea dei pagani da cui non è mai venuto fuori un profeta. Nicodemo è stato colpito da Gesù, non lo cercava, non l’aspettava. 

Nicodemo si lascia affascinare da Gesù!

 


 

    Il libro si può ordinare su
Scritto da Carmelo Musumeci   
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