Un uomo tenta il suicidio sparandosi sotto il mento, le sue condizioni si presentano subito molto critiche. Viene ricoverato all’ospedale militare di S. Francesco Saverio la notte del 6 marzo. Si tratta di un soldato della Gendarmeria Reale, si chiama Michele Borelli.

Si legge testualmente: ”la ferita fu complicata da frattura composta della parte corrispondente all’osso mascellare superiore, con lacerazione di tutti i muscoli, e mancanza di una porzione di essi. La palla dirigendosi in alto, e verso l’esterno, sortì al di sotto dell’arco zigomatico in vicinanza dell’osso molare, la guancia sinistra venne quasi interamente asportata. Si formò allora il più terribile pronostico, attesa la vicinanza del cervello

e delle sue membrane. Ma grazie sempre all’abilità del primo chirurgo di quello stabilimento, Vincenzo Sichera, ed a quell’interesse particolare che egli prende della sorte degli individui abbandonati alle sue cure, grazie pure alle sagge previdenze degli amministratori e impiegati tutti di quell’ospedale militare, il sinistro pronostico fu smentito e l’ammalato si ristabilì con grande ammirazione e sorpresa di tutti.”

Secondo quanto si afferma nell’articolo, il povero ferito piuttosto malconcio, recuperò le forze e si rimise bene dopo le solerti cure dei medici e del personale dell’ospedale militare. Ma quali furono questi provvidenziali interventi? Si legge: ”Sottoposto l’infermo a rigorosa dieta, gli furono ripetuti i salassi generali, mentre lungo una cannula di gomma elastica introdotta per le narici nell’esofago con l’aiuto di una siringa, gli si amministravano dei diluenti, dei refrigeranti e dei brodi. Dopo il lasso di otto giorni, stabilitasi la suppurazione, caddero l’escare, e con esse distaccossi la porzione fratturata dell’osso mascellare superiore ed inferiore. Furono con industria ricucite le parti vicine per supplirsi al difetto delle porzioni sinistre dei labbri superiore e inferiore, e correggersi la deformità della faccia e della bocca, per mezzo delle suture e degli adattati apparecchi. Al presente l’infermo non potendo masticare degli alimenti solidi, si ciba di cervella, di polpette di uova, e cose simili. Le cicatrici si sono consolidate. Presto lascerà l’ospedale”

Questo quanto riferisce il Giornale Officiale con un linguaggio semplice ed efficace. Le cure furono provvidenziali a salvare la vita a quell’infelice soldato, sfigurato comunque per il resto dei suoi giorni!