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Corruzione, Italia ancora tra le peggiori d'Europa. Sotto di noi solo Grecia e Bulgaria
Martedì 10 Ottobre 2017 13:36

Corruzione, Italia ancora tra le peggiori d'Europa. Sotto di noi solo Grecia e Bulgaria

Il presidente dell'Anac Raffaele Cantone e il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla presentazione del report di Transparency

Il presidente dell'Anac Raffaele Cantone e il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla presentazione del report di Transparency (ansa)

Il nuovo Report di Transparency international. Siamo al 66° posto nel confronto con 176 paesi. Appena sufficiente la legislazione che, nonostante l'approvazione di nuove leggi, è carente nella protezione di chi denuncia e sul problema delle attività di lobbying

di BARBARA ARDU'

ROMA - Un Paese in balia della corruzione. Siamo al sessantesimo posto su 176 paesi, con un voto di appena 47 su 100. Un risultato non certo lusinghiero tanto più se si considera che nel ranking europeo l'Italia si posiziona al terzultimo posto, davanti solo a Grecia e Bulgaria. E poco cambia nel giudizio di uomini d'affari e

investitori internazionali. Sono loro, attraverso con le loro risposte a costruire l'indice della corruzione, che viene presentato questa mattina a Roma da Transparency International Italia. Ma anche i cittadini italiani non è che la pensiono tanto diversamente. E se è vero che dal 2012 l'Italia ha scalato 12 posizioni, la percezione di vivere o investire in un Paese dove la corruzione la fa da padrone non è cambiato molto.

"Troppo poco" è scritto nel nuovo Report agenda 2017. È come se poco o nulla fosse mutato nonostante siano tante le leggi varate per stringere le maglie e riportare l'Italia a livelli compatibili con un'economia industriale qual è. Solo da febbraio, il tempo in cui è stato steso lo studio, sono state varate tre leggi, il decreto sulla corruzione tra privati, quello sull'antiriciclaggio e quello suglia appalti. Il problema è che il quadro della lotta alla corruzione è spaccato in due. Da una parte - emerge dal Report - un apparato normativo che con 62 punti su 100 risulta sufficiente, dall’altra l’applicazione pratica e la capacità sanzionatoria e repressiva delle istituzioni che raggiunge un punteggio di soli 45 punti su 100. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal nuovo Report in cui vengono analizzate leggi e pratiche anticorruzione nel settore pubblico, privato e nella società civile. L'obiettivo è valutare le effettive capacità del nostro Paese di far fronte a uno dei mali che lo affligge da decenni. Ma la corruzione dilaga anche a causa di due importanti lacune che contribuiscono ad abbassare di molto il giudizio sul quadro normativo: la mancanza di tutele per chi segnala casi di corruzione e l’assenza di una regolamentazione delle attività di lobbying, che raggiungono rispettivamente un punteggio di 25 su100 e 29 su 100. E il primo a chiedere una legge sulle lobby e sulle fondazioni che finanziano i partiti è il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. "C'è l'assenza di una legislazione seria sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti", ha detto Cantone, presente alla presentazione del Rapporto. E guardando alla prossima tornata elettorale, il presidente dell'Autorità ha chiesto uno sforzo "al di là delle norme" perché "le leggi servono - ha spiegato - ma in questa fase serve innanzitutto la buona volontà, a prescindere dalle norme". Tuttavia, se sulle tutele per chi segnala casi di corruzione, qualcosa si sta muovendo, sul lobbying - è scritto nel Report - siamo ancora molto lontani da una qualsivoglia normazione.

In cima alla classifica dei settori in cui legge e pratica funzionano meglio nell’arginare i fenomeni criminali in oggetto, troviamo il sistema antiriciclaggio (75 punti su 100) e gli obblighi di trasparenza a livello contabile (89/100), grazie soprattutto alla recente reintroduzione del reato di falso in bilancio, che è stato ripristinato. Insufficiente è anche il quadro del settore privato (51 su 100), dovuto al gap tra le grandi aziende, più all’avanguardia sui temi della trasparenza e dell’integrità, e le piccole e medie imprese, ancora lontane dall’affrontare il fenomeno con strumenti adeguati.

E purtroppo anche società civile e media, con un punteggio di 42 su 100, risultano avere un ruolo abbastanza marginale nel promuovere la lotta alla corruzione trasformandosi in veri e propri “cani da guardia” o monitorando i soggetti più a rischio di mettere in atto comportamenti corruttivi. Di corruzione infatti, se ne parla tanto, ma rari sono gli approfondimenti e le campagne mediatiche sul tema che, per sua natura, ha bisogno di essere affrontato da un punto di vista culturale. “Nonostante il quadro ancora insufficiente delineato dal nostro Report, siamo ottimisti per il futuro - è l'opinione di Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia - perché iniziamo a riempire il vuoto legislativo sulla tutela di chi denuncia e sul lobbying e poi concentriamo sforzi e risorse per applicare più efficacemente le tante e buone leggi che abbiamo”.

Qualcosa dunque potrebbe cambiare anche se per ora, nessun italiano sembra aver percepito il cambiamento. Secondo i dati dell’ultimo Barometro globale della corruzione pubblicato nel 2016, che raccoglie le risposte di un campione di 1.500 italiani, solamente il 4% di questi ha l’impressione che la corruzione si sia ridotta negli ultimi quattro anni. Il dato non stupisce più di tanto se si considera che un campione simile intervistato nel 2013 dalla Commissione europea per la stesura dell’Eurobarometro sulla corruzione, nel 97% dei casi affermava che in Italia la corruzione è molto diffusa. Una piaga che apparte inestirpabile.

Scritto da Quotidiano La Repubblica-   
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