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Dalle ricamatrici di Oristano cuffie lavorate a mano in dono alle pazienti in chemioterapia
Giovedì 19 Aprile 2018 15:11

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L'iniziativa di un gruppo di knitter sarde che hanno partecipato al progetto "Quello che ho"

di PATRIZIA BALDINO

Volevano aiutare le ospiti del reparto di oncologia dell'ospedale San Martino, a Oristano, a combattere contro il tumore. E per farlo hanno imbracciato le 'armi' che sanno usare meglio: i ferri per lavorare a maglia. Così, un gruppo di donne appassionate di cucito ha creato 40 cuffie da indossare durante il periodo della chemioterapia e le ha regalate alle pazienti. E il gesto è stato molto apprezzato

non solo dalle destinatarie del dono, ma anche dal popolo di internet: la foto che testimoniava la buona azione, pubblicata dall'account dell'ospedale su Facebook, ha fatto il giro del web.
"Ora ne stiamo preparando altre, però in cotone - spiega la coordinatrice Paola Serra per adeguarci alla bella stagione". Il gruppo di "knitter" si incontra una volta alla settimana da vari anni, e fin da subito le signore che vi fanno parte hanno pensato di unire questa passione al volontariato. Nel 2014 hanno quindi aderito a "Cuore di maglia", un progetto fondato nel 2008 ad Alessandria da Laura Nani e che si occupa di creare abiti e tutine per i bimbi prematuri che "spesso sono talmente piccoli che i genitori non hanno per loro un corredino adatto". "Noi ci autofinanziamo in tutto e per tutto, chi vuole aiutarci ci regala qualche stoffa o dei gomitoli che può trovare anche in negozi convenzionati con il gruppo". 

"L'anno scorso - continua il racconto di Paola - abbiamo conosciuto un'altra iniziativa, che si chiama "Quello che ho" e consiste nel realizzare le chemocap, le cuffiette da indossare quando si perdono i capelli a causa della chemioterapia. Abbiamo pensato di collaborare anche con questa idea".

Prima le volontarie sarde spedivano i lavori a Milano. Quest'anno hanno pensato di offrire le chemocap alle loro conterranee. "Le infermiere hanno riunito le pazienti del reparto e hanno aperto il pacco con le nostre creazioni. Loro non si aspettavano questo regalo, sono state felicissime. Hanno potuto scegliere i cappellini che preferivano e il coordinatore mi ha poi raccontato che il nostro gesto è servito a creare più complicità fra noi operatori e le ospiti. È come se questo momento avesse portato dentro l'ospedale una speranza in più, una scusa per sorridere in faccia alla malattia. Prima, scoprire di avere un tumore era una condanna certa. Lo si viveva in maniera rassegnata. Ora, per fortuna, le cose stanno cambiando: bisogna provare a combattere per uscirne vittoriose" commenta Paola.


Ad aspettare lei e le altre volontarie, adesso, altri gomitoli e tessuti per le prossime iniziative. Che però il gruppo vorrebbe condividere: "Noi siamo molto laboriose - sottolinea Paola - ma ci piacerebbe allargare la comitiva. Aspettiamo qualche ragazza giovane, d'altronde fare la maglia è tornato di moda. Se poi serve anche a fare del bene, cosa si può chiedere di più?". 

 
Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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