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Impazzire si può… in viaggio con Mario Arpaia
Venerdì 04 Maggio 2018 07:18
 

Impazzire si può… in viaggio con Mario Arpaia

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A quarant'anni dalla chiusura dei manicomi

grazie al forte impegno di Basaglia a Trieste

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Entrare in quello straordinario laboratorio di idee e impegno che è il San Giovanni di Trieste ( l’ex manicomio da cui partì la rivoluzione di Basaglia) è possibile farlo in mille modi.. Perché serva a portarne fuori, per chi ancora non sa, un racconto che inviti ad avvicinarvisi, a cercare di capire qualcosa di più, sono sempre necessari sensibilità, passione, capacità d’incanto… Ed è quello che proprio sembra avere mosso il cammino di Mario Arpaia, che fra i padiglioni e il parco del san Giovanni si è aggirato armato della sua macchina fotografica…


Il racconto che ne restituisce, ci accompagna per mano lungo viali e corridoi che tanta storia e tante storie hanno accolto, e ancora continuano ad accogliere. Perché il cammino sulla strada aperta da Basaglia è cammino senza soste, e mai come oggi ha bisogno di essere difeso perché, come denuncia Peppe dell’Acqua: “il rischio della prepotente occupazione del terreno da parte delle psichiatrie del cervello, dei farmaci, delle pericolosità, delle contenzioni è, quanto mai prima d’ora, una presenza inquietante…”
Un racconto fra passato e presente. Con immagini che si schiudono sulle foto del bianco e nero del volto dolce, appassionato e a tratti quasi un po’ stupito di Franco Basaglia, che da quei ritratti ancora ci parla ed esorta.

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Bianco e nero è anche il colore dei laboratori dove nacque Marco Cavallo, il gigante di cartapesta nella cui pancia i “matti” del san Giovanni furono un giorno invitati a mettere bigliettini, per affidarvi i loro desideri. Ed è lo stesso bianco e nero che disegna i viali del tempo che fu… dei passi incerti, dei sorrisi increduli del giorno in cui agli ospiti del San Giovanni fu regalato l’inatteso dono di riaffacciati sul mondo di fuori. Un grande struggimento restituiscono quelle immagini di libertà per chi la libertà l’aveva così ferocemente persa…
E la vita inizia a colorarsi, lasciando alle spalle il grigio e il nero dei letti e delle gabbie della contenzione, ormai ferraglia accantonata in un angolo, ma che ancora raggela a guardare. E non bisognerebbe mai finire di guardarla, quella ferraglia, per chiedersi come sia stato possibile ( come, a volte, sia ancora possibile).
E con un’istantanea del suo racconto, Mario Arpaia ci porta su un balcone, dove una di quelle gabbie di contenzione diventa quasi elemento di un quadro astratto, grigio, sullo sfondo delle linee azzurre e arancio degli infissi e dell’intonaco dell’oggi…
Ma passaggio dal passato al presente, nel racconto fotografico, mi è piaciuto pensare, fra tanti volti e tante scene, il volto di un uomo, tutto intento al suo disegno, che armeggia su una parete con un lungo pennarello nella mano stretta a pugno… E’ tanto compreso e tanto soddisfatto di quel suo lavoro che il sorriso che gli affiora sulla bocca sembra già rimandarci a un mondo tutto colorato che lui sa cavallo 5
Chi avrà partorito quei bellissimi cavallucci marini che si inseguono su una parete? E quegli splendidi lampadari che sono vele, dentro le quali soffia il vento… vento che cavallo 6

spinge verso paesi fantastici… roba da mille e una notte…
Ma a proposito di viaggi fantastici, una tappa del percorso fotografico ci indica un manifesto che più di tutti commuove.
Titolo: Gita aerea. Una data: 11 agosto 1975. Un’ora: 17… Non l’avranno mai dimenticata quella gita, le 3 Marie, i 5 Pieri, le 12 Giuseppine, i 3 Aldi… e via via fino a fare cavallo 8

che in 100 andiamo a vedere il cielo”.
Sì, anche questo accadde nel cammino ‘folle’ del laboratorio di Trieste, che si apriva sul mondo e dove dal mondo fuori arrivarono in tanti a portare il regalo della propria arte… Fra loro ci fu dunque chi offrì ai ‘matti’ del San Giovanni, una gita sul cielo di quella terra, e tutti li portò in volo.
E poi c’è lui, Marco Cavallo. Sempre, sembra, in attesa di partire, per correre dove ci sia bisogno delle sue parole. Azzurrissimo…ora a riposare fra un viaggio e l’altro. Ma non sembra affaticato neppure un po’ della corsa fatta su e giù per l’Italia, a bussare alle porte degli ospedali psichiatrici giudiziari per dire “basta agli opg”. Appare sempre pieno di energia, anche se un suono inquieto ancora esce dalla sua bocca schiusa… pur tra tanti progressi, delle buone leggi, tante persone di impegno e buona volontà, tante ombre ancora incombono… Lo sentite anche voi? Come inquieto nitrisce? Mario lo sorprende qua e là: accanto a ospiti e visitatori, affacciato sulla veranda, fra le o

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ombre soffuse del bosco… Ancora. La verità è rivoluzionaria, ricorda la scritta che fascia il confine di un muro… sotto mattoni di finestre murate, che sembrano esprimere l’ostinata definitiva volontà di chiudere al buio del passato, e seguire il galoppo di Marco Cavallo …
Insomma, seguite il cammino di queste immagini e immaginate un mondo dove impazzire si può… e che, il mondo, guarire può…

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Scritto da Scritto da Francesca Decarolis   
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