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Jeff Sessions, Il Marlboro Man
Giovedì 21 Giugno 2018 07:12
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 Jeff Sessions, Il Marlboro Man
 
 Inizia oggi la collaborazione con l'Associazione, ringraziamo lo storico e ricercatore prof. Paul Arpaia per la generosità 

L’incarico federale statunitense del «Attorney Generale» è uno dei posti più importanti dell’esecutivo, i cui poteri sono più o meno uguali a quelli del Ministro della Giustizia e del Procuratore generale in Italia.  

Jefferson Beauregard Sessions III, l’attuale «Attorney General», non era molto conosciuto in Italia… e neanche negli USA, prima di applicare l’ordine del presidente statunitense di far arrestare gli immigrati che varcano la nostra frontiera con Messico e di separare i figli dai genitori

Il suo nome fa pensare alla virilità maschilista, mentre è di statura bassa con una voce flaccida. Quando è ripreso nel programma televisivo comico, “Saturday

Night Live,” la sua parte viene interpretata da una donna. Altro che uomo virile, e un quaquaraquà!

I suoi due nomi di battesimo, Jefferson e Beauregard, fanno allusione a due personaggi storici: Jefferson Davis, il presidente della Confederazione durante la nostra Guerra Civile, e Pierre Gustave Toutant-Beauregard, un generale nell’esercito sudista. Tutti e due furono proprietari di essere umani, quando la schiavitù era legale in American sotto l’eufemismo della cosiddetta «Istituzione Singolare». Sessions si fa chiamare con il soprannome “Jeff,” un nome che sembra essere il diminutivo di Jeffrey (Goffredo), ma, invece, serve fra i sostenitori statunitensi della supremazia dei bianchi per passare inosservato a chiunque non fa parte del loro gruppo. 

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Sessions è ben noto a noi statunitensi, come me, che hanno una certa età. Apparve sulla scena nazionale nel 1986, quando l'allora presidente Ronald Reagan, lo nominò giudice per il Tribunale degli Stati Uniti, per il Distretto Meridionale dello Stato di Alabama. Un incarico abbastanza importante nel sistema giuridico federale. Negli USA, i giudici federale vengono nominati dal presidente, ma spetta al Senato  approvare (o no) la loro nomina.  Quando Sessions fu nominato, Loretta Scott King, la vedova di Martin Luther King, Jr. scrisse una lettera al Senato, esprimendo la sua recisa opposizione alla sua nomina perché il Sessions, nell’allora incarico di procuratore generale per lo stato di Alabama, fece dichiarazioni pubbliche a favore del gruppo terroristico, il Ku Klux Klan, e dichiarazioni pregiudiziali contro colleghi afroamericani. I suoi precedenti, secondo Scott King, lo rese inadatto a fare il giudice federale in quanto un giudice e incaricato di aderire a tutta la nostra costituzione e non solo la versione precedente, alla manomissione degli schiavi e al movimento dei diritti civili in cui suo marito fu assassinato. Un gruppo di senatori repubblicani e democratici concordarono con la Scott King che Sessions mostrava un modello di comportamento razzista. Il Senato blocciò la sua nomina alla magistratura federale.

Ma non fu vinto. La sua vita politica risorse nel 1997 quando fu eletto senatore dallo stato di Alabama. Durante i mandati di George W. Bush e Barack Obama, diventò uno dei più grandi sostenitori di tutti i movimenti di sinistra da Franklin D. Roosevelt, in poi – dal «New Deal» al movimento per la tutela dei diritti civili, alla “Nuova Società” di Lyndon B. Johnson, ecc. Insomma, diviene l’archetipo del cosiddetto nuovo conservatore. Poi, dopo l’elezione del presidente attuale, fu nominato e, con l’appoggio di tutti i repubblicani nel Senato, fu confermato l’84º «Attorney General», anche se non abbia cambiato le idee razziste.

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Il dibattito sulla nomina di Sessions nel Senato premonì il periodo attuale che attraversiamo. I senatori democratici mancano un voto per raggiungere una maggioranza, e speravano di raccogliere il sostegno dell’opinione pubblica contro la sua nomina facendo richiamo alla decisione del Senato in 1986. Scott King è morta nel 2006, ma la sua statura nazionale d’icona del movimento per i diritti civili rimane forte tra la maggior parte degli americani. Quindi, i senatori democratici hanno cercato negli archivi del Senato la lettera scritta da Scott King che condannò Sessions nel 1986 per il suo razzismo. Ma il fascicolo era vuoto. La lettera fu fatta sparita da non si sa chi. Fortunatamente, il tentativo di cancellare le parole di Scott King dalle pagine della nostra storia fu sventato perché la lettera era stata letta negli Atti Parlamentari. Tuttavia, quando Elizabeth Warren, senatore Democratico della Massachusetts tentò di leggere il testo della lettera, Mitch McConnell, il Presidente del Senato e senatore Repubblicano sfruttò una procedura arcana del XIXº secolo per impedire al Sen. Warren dal leggere il testo.

Insomma, secondo McConnell, il senatore Warren era colpevole di un reato politico – quello di attaccare l’onore di un collega!  Il Senato, in mano ai Repubblicani, votò la censura della Warren 52 al 47 voti. Non contento solo a soffocare la voce di Scott King, McConnell ha stabilito, in qualità di Presidente del Senato, che Warren non poteva partecipare più alla deliberazione in Senato. Per i Repubblicani, le accuse dimostrate della Scott King offendeva le sensibilità del Senato, mentre i voti a favore di un sostenitore del KKK lo  definiscono un razzista!

Come spiegare l’andamento dal 1986 al 2017? Subito dopo l’elezione in America di un presidente birazziale, con la pelle scura, il Partito Repubblicano comincio la sua scivolata verso il razzismo. E fu lo stesso McConnell l’uomo che spinse il suo partito nelle braccia dei sostenitori della supremazia bianca, il giorno in cui Obama fece il giuramento alla costituzione in quanto il 44º presidente.  Otto anni dopo, durante le elezioni del 2016, l’establishment Repubblicano cominciò con una denuncia recisa di Donald J. Trump come “bigotto”, “idiota”, “pazzo furioso”, “bugiardo” ed altri nomi ancora peggiori. Ma subito dopo Trump aveva mostrato che la maggioranza dei Repubblicani preferivano un candidato razzista, il partito fondato da Abraham Lincoln ha compiuto la sua evoluzione in un partito capace di mettere bambini inelle gabbie,  i Repubblicani non ne possono più con gli immigranti poveri di colore.

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Appalachi

 Inizia oggi la collaborazione con l'Associazione, ringraziamo il prof. Paul Arpaia per la generosità e competenza
 
Recentemente, ha ricevuto una borsa dal Senato accademico presso “Indiana University of Pennsylvania”, per svolgere una ricerca storica in Italia. Starà a Roma dal 25 giugno fino al 12 agosto. Ha preso in affitto un appartamento all’EUR per stare vicino all’Archivio centrale dello stato, dove farà la maggior parte della  ricerca. (Di più, farà un lavoro presso l’archivio del Senato italiano.)
Oltre al lavoro accademico, ha esperienza nel volontariato come «sponsor» di un club studentesco per gli ex soldati e per le loro famiglie presso l'università e come assistente nella dispensa alimentare di emergenza presso la  parrocchia. Fa parte di Pax Christi, e ha anche publicato qualche articolo nella rivista «Mosaico di Pace» nel 2012 e nel 2013. Faceva anche parte di una missione di pace all’Afghanistan nel 2011. (Faceva, allora, parte del gruppo «September 11th Families for Peaceful Tomorrows» - ma ha lasciato il gruppo, poco dopo, per dedicarsi alle famiglie militari e ex soldati. Sono vittime, anche loro, dell’attacco dell’11 settembre e continuano a subire gli effetti delle guerre.
Scritto da prof. Paul Arpaia   
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