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UNA GIORNATA INDACO
Venerdì 22 Giugno 2018 16:00

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Una nuova umanità

L'uomo è tensione a.
L'uomo è disposizione di colori, luci, ombre, sguardi, sentimenti.
È un magma apparentemente caotico in continua trasformazione e ricerca di sintesi.
I colori dell'anima sono qualcosa di molto più ampio dell'oltraggio di uno schieramento politico di un determinato colore o di un altro schieramento politico di un colore completamente diverso.


L'indeterminatezza dell'universo è la medesima indeterminatezza dell'uomo.
La politica rientra negli schemi del tempo, anche l'uomo rientra in qualche modo negli schemi del suo tempo storico ma li trascende.
La necessità interiore dovrebbe sussistere senza alcun limite imposto dai problemi della forma storica.
Siamo simultaneità in movimento.
Dopo il massimo caldo si può sperimentare il massimo freddo.
Le dichiarazioni rigide riducono l'uomo ad un megafono del Potere.
Non vi è uno zero della creazione, poiché nell'atto del creare vi è già il tutto, come se la realtà fosse finita e ancora da finire nel suo divenire.
Non possiamo prendere i trattini di una intera linea senza percepire che al di là della scacchiera del nostro tempo vi è di più.
L'arte è evoluzione dell'assoluto.
Non è partitica.
Non è di questa o quella combriccola.
Non è di questo o quello schieramento politico.
Non è appartenere o trattenere ma lasciare andare.
Non solo l'arte ma anche un uomo intero è qualcosa di molto più grande di un piccolo tempo storico.
La storia è un incidente del percorso. Il maschile e il femminile, il particolare e il generale agiscono tra loro come spinte opposte e complementari, e dalla spinta delle cose opposte si genera la contraddizione e il cammino evolutivo dall'individuale all'universale.
Il passato e il lontano futuro si azzerano nella coscienza della sintesi del qui ed ora e nello sguardo dentro di noi.
La vita offre infinite combinazioni.
Lasciamo all'uomo la possibilità di non schierarsi per questa o quella bandiera, senza essere trascinato in basso dalla dialettica del tempo di Kronos che mangia i suoi figli.
Le forme naturali della vita traggono la loro linfa dalle radici ma anche dal cielo.
Le politiche dei Cesari di tutti i tempi hanno sempre cercato di appropiarsi della libertà della vita e delle libertà degli intellettuali, degli artisti.
Fama fa rima con ritorno all'ordine che il Potere stabilisce come norma.
L'uomo non è autosufficiente sebbene contenga infinito.
Gli umani sono sempre stati molto diffidenti delle proprie intime possibilità interiori.
Ecco perché hanno sempre odiato, torturato, esiliato tutti coloro che rifuggono da uno schema riconoscibile.
È la paura della morte?
Il gesto, il segno dell'amore e dell'arte sono soltanto interrogativi di una domanda eterna che si incarna nella realtà e che allo stesso tempo va al di là della sua configurazione storica.
Provo molta pena per le diatribe di questi giorni, per le parole di quegli uomini e "artisti" che si fanno irretire dentro i loro indizi sicuri di certa colpevolezza di tutti coloro che non la pensano nella stessa maniera.
Mi congedo da questa mancanza d'aria per andare a respirare su altri lidi che son propri della grandezza dell'anima umana.
Lascio i sicuri indizi, le tessere di odio e di partito alla torre di Babele.
Il lavoro che mi propongo è un incanto, è evocazione di cose vive e di cose oltre e di cose dentro.
Voglio riprendere in mano l'articolazione della complessità.
Lasciamo il potere all'immaginazione di costruire un mondo che faccia davvero un Salto.
Buona giornata a tutti.

Gionata Indaco ©

Scritto da GIUSEPPE PACLLO   
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