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Salvini con il mitra: dove ci può portare quella foto
Martedì 23 Aprile 2019 10:46

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LA BANALITA' DEL MALE

Il giorno di Pasqua Luca Morisi ha condotto un esperimento per comprendere fino a che punto spingere la comunicazione del leader della Lega nella prospettiva di un

futuro superamento della Costituzione repubblicana

uca Morisi, spin doctor di Salvini e consulente del governo, nel giorno di Pasqua ha pubblicato su Facebook la foto del ministro dell'Interno che imbraccia un mitra. Ha espressamente scritto che loro, i seguaci del Capitano, sono armati. Ha in sostanza scritto che da qui al 26 maggio, ogni arma (letteralmente) sarà lecita per fronteggiare gli "attacchi" e il "fango" che la Lega e Salvini dovessero "subire". Gli attacchi sono le inchieste della magistratura e il fango sono le legittime critiche dell'opposizione democratica; ma anche il fuoco amico: non solo quello pentastellato, ma anche, e soprattutto, quello leghista. 



Salvini sa bene che i primi a sperare che l'onda su di lui si richiuda sono proprio i suoi colonnelli pronti, all'occorrenza (archiviato Salvini), a offrire buonsenso e sovranismo moderato, ma che oggi tacciono di quel silenzio interessato che trae comunque dalla comunicazione salviniana vantaggio elettorale.

Quella di Morisi è stata un'evidente istigazione a delinquere, reato che i giuristi definiscono di pericolo concreto. Se l'alter ego social del ministro dell'Interno - colui il quale è al vertice della Polizia di Stato ed esercita quindi il monopolio della forza - minaccia magistratura e oppositori di ritorsioni armate, quindi di morte, il pericolo è concreto per definizione.

Sono passate molte ore. In migliaia hanno segnalato quel post. Ma Facebook non lo ha rimosso. Perché Morisi ha deciso in maniera cosciente di affrontare un possibile processo per un delitto punito fino a cinque anni di carcere? E perché quel post non lo ha fatto direttamente come Matteo Salvini? Poi ho capito che la risposta alla mia domanda era la reazione di Facebook: Morisi ha testato su se stesso il limite. Il limite fino al quale spingersi in vista delle elezioni del 26 maggio. 
Le inchieste incombono. Secondo l'accusa dei pm, tra la Lega di potere e Matteo Messina Denaro ci sono solo tre gradi di separazione. Quindi bisognerà spingere il piede sull'acceleratore. E il gioco vale la candela: una volta preso il potere anche la punibilità di Morisi potrebbe essere messa in discussione. Tante volte, nel corso della storia, il Potere è stato conquistato commettendo reati poi lavati via con un colpo di spugna una volta consolidato il Nuovo Ordine. 

Silvio Berlusconi era ed è tra gli uomini più ricchi del mondo; quando era necessario, Silvio Berlusconi pagava. Pagava i giudici, gli avversari interni ed esterni. Possedeva buona parte dell'informazione e in parte ancora la possiede. Salvini no. Non ha quel potere economico. Ma Salvini ha dalla sua l'inquietante frangetta di Luca Morisi, un Finkelstein in sedicesimi completamente a suo agio sui social. E ha Facebook, che è un Potere globale travestito da infrastruttura.

Qualche tempo fa postai la foto della donna e del bimbo annegati nello stesso naufragio al quale è sopravvissuta Josefa, soccorsa dalla Ong Proactiva Open Arms. Prima di postarla avevo reso irriconoscibile l'immagine del bimbo, ma nonostante ciò venne oscurata e per potervi accedere ancora oggi è necessario andare oltre l'alert connesso normalmente a "immagini forti o violente". Per Facebook quella foto era ed è evidentemente una fonte di malessere per i suoi utenti. Perché Facebook non ha invece censurato la foto di Matteo Salvini - il ministro dell'Interno, non certo un comune cittadino - che imbraccia un mitra, postata da un soggetto con un profilo neanche verificato, che parla espressamente di uso delle armi contro chiunque si frapponga tra loro e il Potere? Quali sono i reali rapporti tra l'apparato comunicativo di Salvini e Facebook?

L'impressione è che Facebook abbia scelto. Ha scelto di ritenere quella comunicazione rispettosa dei suoi standard. Dobbiamo concludere, dunque, che per Facebook non può essere denunciato l'orrore genocida delle politiche di accoglienza europee, ma che minacciare di gravi conseguenze la magistratura, gli oppositori politici e chi semplicemente critica le azioni del ministro dell'Interno vada bene. Facebook ha scelto, e lo ha fatto in maniera assai rischiosa anche per la piattaforma stessa, dato che ha condiviso, nella sostanza, una prospettiva in potenza eversiva senza aver fatto evidentemente i conti con le leggi dello Stato che, giova ricordarlo a chi pare vivere solo sulla superficie delle cose, puniscono l'incitamento all'odio. Ma Facebook vive dell'illusione totalitaria che fuori da Facebook un personaggio pubblico non esista. Che non esistano le opinioni al di fuori di Facebook, perché non conoscibili. Un vicolo cieco nel quale la tecnologia travolge le democrazie liberali. Ma l'amaro risveglio, oggi, non possiamo dire ancora con certezza a chi toccherà, poiché la partita tra Facebook e gli Stati democratici è ancora aperta, si sta ancora giocando.

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Facebook è, in maniera palese, concorrente almeno nel reato di istigazione a delinquere commesso da Luca Morisi, dato che ha scelto di non censurare quel post e quella immagine e dunque li ha condivisi, incurante delle migliaia di segnalazioni di cittadini terrorizzati, ai quali ha implicitamente detto: "Questo è il futuro che vi aspetta". Ma qualunque Procura sa che Facebook se ne infischia delle rogatorie dell'Autorità giudiziaria italiana. E anche questa è una condizione da mutare in maniera radicale, ma è evidente che con l'avatar di Luca Morisi, Matteo Salvini, tutto ciò difficilmente accadrà.

Il giorno di Pasqua, utilizzando - con l'agghiacciante amoralità che lo identifica - le centinaia di vittime dell'odio religioso in Sri Lanka, Luca Morisi ha condotto un esperimento per comprendere fino a che punto spingere la comunicazione di Matteo Salvini nella prospettiva di un futuro superamento della Costituzione repubblicana. 

Già, la Costituzione. Chissà quanto durerà ancora la Costituzione nell'era di Facebook e della sua irresponsabilità. Chissà quanto inconsapevole. Ma, in fin dei conti, dobbiamo essere per certi versi grati a Luca Morisi: oggi conosciamo meglio i volti, le parole e le azioni di chi vuole spingerci di nuovo nel buco nero della Storia. Non vi daremo tregua e fino a che avremo fiato in gola denunceremo i vostri intenti criminali. Dovrete ucciderci per farci tacere.

Post scriptum. Mentre scrivevo queste parole, le lacrime mi hanno rigato il volto. Ho pensato che Massimo Bordin non potrà leggerle, magari criticandolo e intervallando la lettura con i suoi letterari colpi di tosse. Grazie Bordin, grazie. Cercheremo ogni giorno di essere degni della tua libertà.

 

Scritto da futuro superamento della Costituzione repubblicana di ROBERTO SAVIANO   
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