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Una lettera dal fronte del lavoro
Sabato 04 Maggio 2019 08:52

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Primo Maggio 1953. Note di diario

Cara lettrice, caro lettore, ti parlo di tempi lontani, a cui guardo oggi con certezze e incertezze in larghissima misura diverse da quelle che avevo allora, mentre andavo verso i miei 24 anni, eppure con una stessa essenziale tensione di senso. Erano i tempi in cui la Costituzione era fuori dai luoghi di lavoro, ma padroni e manager parlavano virtuosamente di “relazioni umane”[1], i tempi della legge truffa[2], a cui dall’ottobre 1952 agli inizi del giugno 1953 si opponeva la battaglia in Parlamento dei comunisti, dei socialisti, condotta con il ricorso ad un implacabile ostruzionismo, e di molte autorevoli personalità dello schieramento dei partiti laici, saldandosi con l’appassionata, ostinata, imponente mobilitazione che si sviluppava sul territorio.

Erano i tempi dei caroselli, delle manganellate, delle cariche selvagge della polizia di Scelba. Erano i tempi di La Pira sindaco di Firenze e del suo “Primo Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana, 1952”. Erano i tempi della legge istitutiva dell’Ente Nazionale Idrocarburi, approvata in Senato nel gennaio 1953[3]. Erano i tempi dello sciopero dei manovali edili a Berlino Est, 17 giugno 1953, dei moti popolari repressi dalle forze militari dell’URSS, quando l’ondata di scioperi e proteste fra giugno e luglio si estese ai centri industriali, alle grandi città del Paese: migliaia di arresti, morti, condanne a morte. Erano i tempi…

Oggi per me è il tempo della Memoria – madre delle Muse! – mentre scrivo e mi domando quale colore sceglieremo per i nostri gilet, se il risveglio della Ragione e del Cuore da un lungo sonno ci indurrà a indossarli. Per queste mie note di diario trovo una particolare documentazione presso l’Archivio del Lavoro della CGIL di Milano in via Breda 56, a Sesto San Giovanni[4] (4): la cartella contenente alcuni numeri della rivista Lavoro e Petrolio, Rassegna sindacale ed economica del S.I.L.P., Sindacato Italiano Lavoratori del Petrolio, sede nazionale in Via Colombo 16/9 a Genova.

Con emozione riprendo in mano i vecchi numeri della rivista, anni 1952-53. Carta povera, ingiallita. Si susseguono gli scritti a difesa del diritto di sciopero. Settembre-Ottobre 1952, numero speciale interamente dedicato al 5° Congresso Nazionale del S.I.L.P. La rivista mi nomina fra gli eletti negli organi direttivi nazionali del Sindacato. Gennaio 1953, la Rivista annuncia il mio licenziamento ad opera della Socony Vacuum Italiana[5] (5) e riporta due lettere che ho ricevuto dall’Azienda la mattina del 27 gennaio 1953: la lettera di ammonizione che mi è stata consegnata alle ore 10 per la mia astensione dal lavoro nei giorni 14 e 21, considerata assenza arbitraria, con la minaccia di più gravi provvedimenti disciplinari qualora “circostanze del genere avessero a verificarsi nuovamente” e la lettera di licenziamento che ho ricevuto alle ore 12 dello stesso giorno.

Non mi hanno dato il tempo di ravvedermi. Segue il racconto delle ragioni del licenziamento che mi sono esposte presso la Filiale di Genova: le due assenze “arbitrarie” di cui alla prima lettera, ovvero, la mia partecipazione allo sciopero indetto dalla Camera del Lavoro di Genova nei giorni 14 e 21, e una nuova assenza compiuta nella giornata di sabato 24. La Rivista dà notizia di una serie di ordini del giorno giunti da gran parte dei centri d’Italia in lotta che chiedono alla Vacuum il ritiro del mio licenziamento e mi esprimono solidarietà. Sono la terza dirigente del Consiglio Esecutivo colpita da rappresaglia, dopo Pardoni, licenziato dalla S.N.A.M e dopo Ughi, licenziato dalla Stanic.[6](6)

Note di diario. Iscritta alla CGIL nel 1949, al PCI nel 1951, assunta nello stesso 1951 dalla Socony Vacuum Italiana, sede nazionale, Genova. La retribuzione era costituita da sedici mensilità. Sedici mensilità, sì. L’azione ad un tempo paternalistica e intimidatoria delle società petrolifere era tesa allo svuotamento del contratto nazionale, all’adozione del contratto aziendale. In condizioni di lavoro tanto favorevoli per il consenso, quale poteva essere il mio compito, nel quadro dell’azione sindacale che voleva petrolio e metano al servizio del Paese? Ebbene, era accaduto che i manager dell’azienda con la decisione di abolire d’autorità la Cassa di Previdenza aziendale erano riusciti a suscitare uno stato di agitazione dei dipendenti.

Da un giorno all’altro il clima cambia, con una loro iniziativa indipendente gli anziani convocano un’assemblea in un vicino teatro. Di Sindacato non si parla. Platea, Galleria, affollate. I promotori chiedono la disponibilità di una segretaria per la redazione del verbale. Immediatamente mi propongo ed entro così a far parte del gruppo promotore dello stato di agitazione. Nella nuova fase che si è aperta, in pochi giorni consegno ai colleghi 200 tessere del Sindacato. Scrivo per il Bollettino che il Sindacato invia mensilmente agli iscritti, diffuso fra tutti i lavoratori. Quando si aprono le candidature per l’elezione della Commissione Interna i colleghi mi candidano.

C’è un clima di attesa, di fiducia. I maggiori di età, di esperienza, confidano nella ragazzina che non esita a esporsi, che propone la strada maestra del Sindacato in un ambiente fino a pochi giorni fa separato nel suo stato di particolare privilegio, rivelatosi poi tanto fragile e facilmente vulnerabile. Ma no, non sarò eletta. Prima delle elezioni, con un provvedimento arbitrario, la Direzione mi trasferisce dalla sede centrale alla Filiale.

Mi presento e apprendo che la mia nuova sede di lavoro è nella lontana periferia del Ponente, l’ufficetto che la Socony Vacuum Italiana gestisce presso il deposito della ERG S.p.A, Eugenio Raffinerie Garrone, a Genova-Multedo, con due dipendenti. Io sarò la terza. Passano pochi giorni, siamo al 27 gennaio 1953. Il ragioniere, emozionato, mi consegna le lettere riportate da Lavoro e Petrolio, gennaio 1953. Dopo le due assenze per lo sciopero sono incorsa in una terza assenza: sono stata a Roma in permesso sindacale per la riunione del Comitato Direttivo del Sindacato e non sono riuscita a rientrare il giorno dopo, ma ho giustificato l’assenza. Mi riceve l’avv. Giuseppe Pacelli, Direttore del Reparto Relazioni col Personale. Espongo le mie ragioni, lo sciopero non è assenza arbitraria, ecc. L’avv. Pacelli mi risponde, cortesissimo. Quando gli dico che, comunque, a norma del Contratto, il licenziamento è previsto per un minimo di tre assenze consecutive o di cinque assenze compiute nei giorni successivi a quelli festivi, l’Avv. Pacelli mi risponde che l’Azienda può licenziare chi vuole, quando vuole, come vuole.

1° maggio 1953, anch’io in prima fila con i dirigenti della Camera del Lavoro, nel corteo che si svolge per le strade del centro di Genova…Elezioni del 7 giugno 1953, il premio di maggioranza non scatta per poco meno di 60.000 voti. Non lo trovi un posto di lavoro, per anni, quando sul tuo libretto di lavoro sta scritto: “Rapporto di lavoro con la Soc… iniziato il … cessato il …”. Basta una telefonata all’Azienda presso la quale è cessato il tuo rapporto di lavoro, e l’Azienda che sarebbe stata interessata ad assumerti sul tuo nome mette una croce.

Migliaia e migliaia di licenziamenti per ingiusta causa. In un mio sogno ricorrente mi accade di quando in quando di entrare nella sede della Socony Vacuum Italiana. So di essere una irregolare, espulsa. Mi dirigo al 4° piano, dove posso trovare complicità e sostegno. Nel tragitto temo incontri ostili di capetti, so dove l’ostilità di servili piccolo-borghesi è insediata. Mi affaccio su stanze vuote, freddi locali di impianto signorile che mi respingono con un senso di inutilità, di spreco. Sono privi di uno scopo, oppure hanno uno scopo che mi sfugge? A volte mi sveglio mentre sono vicina alla porta di uscita – di entrata? – la intravvedo, aperta sulla luce, per raggiungerla devo attraversare uno spazio che mi appare labirintico. E’ lì, credo, che devo cercare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Franca Caffa

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[1]Di “Relazioni Umane” si sentiva parlare confusamente senza alcun esplicito riferimento allo Human Relations Movement, ai lavori di sociologia industriale di Elton Mayo, secondo cui, in contrapposizione con le teorie tayloristiche, ai fini di una più elevata produttività i cambiamenti necessari nelle condizioni di lavoro riguardano la giusta comunicazione fra management e lavoratori e lo spontaneo interesse dei dipendenti alla collaborazione per la soddisfazione e la stima di sé che possono trarre dal loro lavoro.

[2]La legge elettorale del 1953, denominata legge truffa dalle forze di opposizione durante la campagna elettorale, modificò la legge vigente dal 1946, fondata sulla proporzionale pura, introducendo un premio di maggioranza: l’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi. La legge, promulgata il 31 marzo 1953, in vigore per le elezioni politiche del 7 giugno fu abrogata con la legge n. 615 del 31 luglio 1954.

[3]Nel 1953 Enrico Mattei è presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi, per la cui istituzione si è fortemente battuto. Negli anni ’50 cerca di contrastare il controllo che il cartello delle maggiori società petrolifere statunitensi e inglesi impone sul ciclo economico del petrolio, e di conquistare l’autonomia energetica del Paese. Muore il 27 ottobre 1962 a Bascapé, in provincia di Pavia in un incidente aereo che viene definito “misterioso”. Il giornalista Mauro De Mauro conduce un’inchiesta sulla morte di Mattei, convinto che l’incidente misterioso sia stato in realtà un attentato, e scompare, rapito da Cosa Nostra a Palermo il 16 settembre 1970.

[4]L’Archivio del Lavoro della CGIL di Milano custodisce 1.500 metri lineari di archivi della CGIL di Milano, oltre 13.000 volumi, migliaia di opuscoli, rari contratti di lavoro, più di 300.000 fotografie, centinaia di registrazioni di voci operaie, oltre 5000 manifesti politico-sindacali, tessere e bandiere. Nel suo 40° l’Archivio ha organizzato la Mostra MANIFESTAMENTE LAVORO – La storia del lavoro e dei lavoratori in Italia dal 1945 agli anni ’90 attraverso i manifesti sindacali conservati presso l’Archivio del Lavoro della CGIL di Milano. Mostra itinerante, è stata ospitata dal 23 novembre 2016 al 6 maggio 2017 presso le Biblioteche “Valvassori Peroni”, “Dergano Bovisa”, “Baggio”, “Chiesa Rossa”.

[5]Socony Vacuum Italiana, della Socony-Vacuum Oil Company, del gruppo delle “Sette Sorelle”, le maggiori società petrolifere mondiali, statunitensi e inglesi, così denominate da Enrico Mattei. Oggi, Mobiloil.

[6]Ho fatto parte dell’Associazione Nazionale Perseguitati e Licenziati per Rappresaglia Politico-Sindacale. Promossa dalla Camera del Lavoro di Torino il 1° maggio 1957, diventa nazionale il 31 ottobre 1971 con il 1° convegno nazionale dei licenziati. Ha operato per il riconoscimento dei diritti pensionistici ai licenziati per rappresaglia e ha conquistato la “Legge 15 febbraio 1974, n. 36 – Norme in favore dei lavoratori dipendenti il cui rapporto di lavoro sia stato risolto per motivi politici e sindacali”: un parziale risarcimento dell’ingiustizia che ha oltraggiato la Costituzione e ha segnato il destino di molti. Art. 1, primo paragrafo: Per i lavoratori dipendenti da enti o imprese il cui rapporto privato di lavoro è stato risolto, individualmente o collettivamente, tra il 1° gennaio 1948 e il 7 agosto 1966 per motivi che, indipendentemente dalle forme e motivazioni addotte, siano da ricondursi a ragioni di credo politico o fede religiosa, all’appartenenza ad un sindacato o alla partecipazione ad attività sindacali, è ammessa a tutti gli effetti di legge la ricostruzione del rapporto assicurativo obbligatorio per l’invalidità e la vecchiaia di cui erano titolari alla data della risoluzione del rapporto di lavoro, per il periodo intercorrente tra tale data e quella in cui conseguano o abbiano conseguito i requisiti di età e di contribuzione per il diritto alla pensione di vecchiaia. Successivamente i benefici della L. 36/74 sono stati estesi ad altre tipologie di lavoratori.

 

Scritto da di Franca Caffa   
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