Martedì 25 Giugno 2019 08:58 |
Intervista all'attrice 99enne, autrice del libro "Il secolo della noia". "Che dolore vedere il mio adorato teatro Valle persistentemente chiuso. L'Italia è stra-colpevole"Franca Valeri è una bella signora con i capelli corti, un vestito azzurro e un meraviglioso anello con un grande smeraldo al mignolo. Se ne sta seduta nella sua casa di Balduina che affaccia su una Roma tropicale, accomodata su una poltrona antracite e circondata dai dipinti di Colette Rosselli – con la quale intrecciò un sodalizio lungo e fruttuoso, sostenuto da Indro Montanelli – e vezzeggiata da un cavalier king tricolore che, per tutta l’intervista, russerà rumorosamente sul tappeto.
Valeri ha da poco pubblicato con Einaudi un libro pungente, che pare più un pamphlet filosofico che un breviario biografico. Si tratta de “Il secolo della noia” (pp. 99, € 12), brillante guida al Valeri-pensiero che passa dall’analisi dei costumi (“diciamo pure che l’istituto della famiglia è quello che detiene il primato delle tragedie pubbliche”), a quella del tempo (“non mancano gli svaghi, manca la capacità di goderne”) e dei suoi protagonisti. Non c’è niente di scontato in quello che quest’artista - prossima a festeggiare i 99 anni – mi racconta adesso con una voce sottile, scandendo piano le parole. “Mi piace scrivere – esordisce, senza che io le faccia alcuna domanda - anche se non lo faccio con grande frequenza. Detto i miei libri, e mi manca il palcoscenico. Spesso penso alla prima volta che vi salii. Fu qualcosa di miracoloso. Debuttai con la massima facilità. Era la mia passione segreta”. Cosa ricorda? “Roma tanti anni fa era una meraviglia. Adesso non è più così. Il debutto fu una cosa facile, non mi fece paura. Ci arrivai a quell’adorato teatro Valle, che vedo persistentemente chiuso. In questo l’Italia è colpevole. Anzi, è stra-colpevole. Come si fa a tenere un simile teatro chiuso ormai da anni? Come si fa a non avere un governo che impone la riapertura di questo gioiello?” Nel libro lei scrive: “Mi fido delle mamme più mature, non mi fido così tanto dei governi. Non basta dire che si sa quello che vogliono gli italiani”. ″È un continuo dire “gli italiani”. Ma chi lo sa in realtà cosa vogliono gli italiani? Questi signori, gli italiani, che dite voi, chi sono? E davvero sappiamo cosa desiderano? Secondo me gli italiani non sanno più essere responsabili del loro pensiero. E anche le elezioni non è più chiaro cosa vogliano dire”. Lei è andata a votare? “Sì”. Posso chiederle per chi? “Io voto sempre per le sinistre che, per quanto mi pare che abbiano un po’ di respiro, non hanno grandi speranze. Ma oggi, in Italia, la speranza non c’è”. Non ne vede traccia? “Non solo. La speranza in Italia nessuno ce la fa neppure intravedere. Noi siamo stati molto sicuri di avere in mano il nostro futuro, ma per i giovani di oggi non è più così”. In che senso? “L’Italia ha dato un calcio alla tradizione, non capendo che quello era l’unico modo per essere moderni. Anche chi ha delle responsabilità oggi si trova in un momento molto difficile. Posso essere sincera?” Certo. “L’Italia di oggi non mi piace. C’è tanto proibizionismo, tante assurdità. Forse lo sa anche lei, non può piacerci così l’Italia! Vede, oggi tutti credono di conoscersi, mentre è evidente che questo sia l’ultimo scopo della loro vita. E tutti credono anche di essere diversi, ma non è vero”. Perché? “Riconosco in tutti gli uomini una traccia di passato, la diversità la ritrovo solo nei bambini. È come se avessero un compito che li proietta nel futuro. Per esempio, la mia nipotina, che di anni ne ha quasi dieci, non assomiglia a nessuno e ogni giorno non è mai come auspicano i genitori ed è sempre allegra, come se sperasse in un futuro meraviglioso che noi adulti non abbiamo più”. Ne “Il secolo della noia” racconta di molti personaggi amici. Cosa ricorda di Anna Magnani? “Era una donna oltre che bella, molto luminosa. Era una grande amica degli animali: aveva tanti gatti, un cane, e quando ci vedevamo chiacchieravamo del mondo animale che ci circondava. In lei brillava la sua intelligenza”. E di Indro Montanelli con la moglie Colette Rosselli? “Lui, con la sua facilità di impressionare, mi immortalò in un articolo del Corriere insieme ad altri giovani; era un articolo che forse non mi meritavo ancora”. Lei parla sempre di lavoro, ma mai d’amore. “Ne ho avuti due in tutta la mia vita. Due grandi amori che rappresentavano qualcosa di ideale. L’umorismo di Vittorio (Caprioli, ndr) e la musica di Maurizio (Rinaldi, nrd). Sono una donna che non può fare a meno della fedeltà. In fondo, mi avevano scelta loro. Purtroppo, entrambi non ci sono più”. Nel suo ultimo libro ha scritto di cosa la annoiava. Ma oggi che cosa le fa paura? “Chi ha in mano il nostro avvenire di Paese”. |
Scritto da Mario Arpaia |