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PER NON DIMENTICARE
Venerdì 16 Agosto 2019 06:12

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La caduta del ponte Morandi a Genova, grida vendetta... verso chi doveva vigilare e non l’ha fatto. Siamo il Paese delle Associazioni dei Familiari delle Vittime. Quando fu approvata la LEGGE 14 giugno 2011, n. 101 della Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo; vi fu una lunga protesta delle Associazioni delle vittime del Vajont. Erano infuriati per l’uso della parola “incuria” sicuramente troppo poco, per tragedie di grandi proporzioni. Fummo i promotori della Legge, insieme al Comitato Sopravvissuti della tragedia del

Vajont La legge fu fatta grazie all' impegno dell' allora On. Sabina Rossa di Genova. Dichiarò lo scrittore Leonardo Sciascia : da Portella della Ginestra, l’Italia è un Paese senza Verità. Sono passati tantissimi anni e le verità non sono state trovate. Pensate ad Ustica, è chiarissima che si trattò di un deliberato atto di guerra, un missile colpì l’aereo dell’ Itavia. Immaginiamo noi tutti di essere i familiari della strage annunciata del ponte Morandi, i familiari delle vittime del Vajont, tutta Longarone sapevano, sentivano il Monte Toc gemere, avvertire gli abitanti che stava per cadere nella diga. Ingegneri, maestranze sapevano, ma gli affari erano affari, stava per subentrare l’ENEL ad una società privata. Privati sono i maggiori azionisti di Autostrade, ma come canta De Andrè, hanno il cuore a forma di salvadanaio…

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Tina Merlin

Tina Merlin viene ricordata, più che per la sua pur ricca produzione letteraria, per avere aiutato, con caparbietà e ostinazione, a mettere in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont. Dando voce alle denunce degli abitanti di Erto e Casso, Tina Merlin riuscì a denunciare i pericoli che avrebbero corso i due paesi se la diga fosse stata effettivamente messa in funzione. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico" tramite i suoi articoli, processata e assolta dal Tribunale di Milano.

La moltitudine dei familiari del Ponte Morandi chiedono disperatamente la verità, e un chiodo come quello che si costruiva e usava Guido Rossa, alpinista, nato dalle parti del Vajont e vissuto a Genova. Un chiodo per appendere la speranza di un barlume di verità. Uno straccio di verità per asciugarsi le lacrime.

Pensate agli amici dell’ Aquila, e di Viareggio, alla Casa dello studente, che scricchiolava da giorni, che gemeva, invocava, chiamava, ricordate la telefonata intercettata immediatamente dopo il terremoto tra due pseudo imprenditori, le abitazioni costruite in serie dall’imprenditore con il cuore a forma di salvadanaio.

Noi pensiamo ai familiari delle vittime, a Gloria Puccetti, Antonietta Centofanti, Vincenzo Vittorini, Maurizio Cora, Marco Piacentini, a tutte le migliaia di familiari orfani dei propri cari e della verità.

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La casa dello studente

Scritto da Mario Arpaia   
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