19 febbraio 2020
Ha appena finito di leggere i giornali, che riportano la notizia dell'arresto del fratello per associazione mafiosa, e dice: "Sono devastata per tutto questo". Rosaria Costa, la vedova dell'agente Vito Schifani, morto nella strage di Capaci, non ha parole per definire il suo dolore. "È come se fosse morto ieri purtroppo", dice a Repubblica. Non lo nomina neanche il fratello che adesso è rinchiuso nel carcere palermitano di Pagliarelli con l'accusa di essere stato "un mafioso riservato" al servizio della cosca mafiosa dell'Arenella, quella guidata da uno scarcerato eccellente, Gaetano Scotto, il boss ritenuto dai magistrati trait d'union fra mafia e ambienti deviati delle istituzioni. "Sono devastata", ripete. "Ma la mafia non mi fermerà". Rosaria Costa vive ormai da anni lontano dalla Sicilia, ma continua senza sosta il suo impegno per la legalità. E le parole pronunciate il giorno del funerale del marito e delle altre vittime della strage di Capaci ("Io vi perdono, ma voi dovete inginocchiarvi") sono ancora un simbolo di ribellione, un percorso di riscatto. E quelle parole, adesso, lei rivolge al fratello arrestato per associazione mafiosa: "Devi pentirti e inginocchiarti, devi aiutare i magistrati nelle loro indagini, per sconfiggere Cosa nostra". Dice ancora: "Mi hanno voluto colpire al cuore per quelle parole che ho detto. La mafia non mi fermerà, continuerò il mio impegno".
Giuseppe Costa, il fratello di Rosaria
 
 
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Adesso, Rosaria vuole capire. Vuole capire anche il senso di quelle parole pronunciate dal boss Francesco Bonanno qualche anno fa, pure di questo ha letto su Repubblica questa mattina. "Di Costa possiamo fidarci - disse il capomafia di Resuttana a un suo fidato, Maurizio Spataro, poi diventato collaboratore di giustizia - si è comportato bene, ha preso le distanze da sua sorella". 
Cronaca

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Giuseppe Costa era davvero un uomo fidato del clan, teneva addirittura la cassa, si occupava della riscossione del pizzo e dell'assistenza alle famiglie dei detenuti. "Per me è come se fosse morto ieri", dice sua sorella.
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"Con mio zio non c'erano rapporti. Da tempo. Zero rapporti". A dirlo all'Adnkronos è Emanuele Schifani, figlio di Vito Schifani, l'agente di scorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, commentando l'arresto dello zio. Poi, il giovane Schifani, che è capitano della Guardia di Finanza, aggiunge: "Purtroppo, chi rimane lì, o muore o diventa come loro...". E aggiunge: "Per combattere bisogna allontanarsi, riorganizzarsi e tornare più forti".