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Colpire il cuore dello Stato
Giovedì 20 Febbraio 2020 09:34

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Ieri sera su Raistoria, abbiamo rivisto Umberto Eco, ha parlato dell’ importanza della “memoria” senza non c’è presente e nemmeno futuro. I ricordi sono le radici che, affondando nella terra e alimentano i sentimenti. Quando pensiamo, scriviamo, agiamo, mettiamo in moto il vissuto che, permette di elaborare le storie nelle quali siamo immersi.

Nel Nome della rosa riporta agli anni di piombo.

I contenuti filosofici e politici del romanzo, di derivazione medievale, riconducono il lettore al clima arroventato che si respirava negli anni Settanta del secolo scorso: quali parallelismi è possibile tracciare tra le due epoche?
L’idea di leggere il medioevo con le lenti dell’attualità politica e sociale rimonta per Eco ai primi anni settanta. Ma nel marzo del 1978,

con il rapimento e poi l’uccisione del dirigente democristiano Aldo Moro da parte delle BR, la sensazione di un appiattimento speculare si acuisce. Proprio nei giorni del blitz brigatista Eco dichiara di avere incominciato la stesura del romanzo.

Colpire al cuore una trama: sembrerebbe una zeppa, uno scadimento inelegante, anche per uno stile non sorvegliatissimo come quello di Eco. Ma è evidente che l’immagine improvvida del cuore e della trama ha un preciso e risonante sottotesto: Colpire il cuore dello Stato, uno tra gli slogan più celebri e funesti delle Brigate Rosse. Il fanatismo contro cui combatte instancabilmente il francescano Guglielmo (ma contro cui combatte ora: dopo alcuni trascorsi da inquisitore, a sua volta) – è un fanatismo dalle molte facce. La prima, certo, ha a che fare con le BR, e forse con Renato Curcio in persona.

C’è qualcuno, a Roma, che sta soffiando sul fuoco. Sembra quasi che, invece di combattere le Brigate rosse, vogliono far crescere il consenso intorno a loro.

            Un commissario dell’ Ufficio politico della Questura di Torino, 1977

Se pensiamo al governo del Paese di oggi, sembra di assistere alla strategia della tensione, un continuo attacco, di singoli gruppi e personaggi, atti a disarticolare la governabilità di tutto il sistema, impedendo la nascita di leggi importanti per il buon funzionamento dello Stato.

L’obiettivo finale è il cambio della Costituzione, nel senso presidenzialista, con tutti i rischi per la mancanza di pesi e contrappesi, così come sta avvenendo in America con Trump. I rischi per la democrazia sono evidenti, un uomo solo al comando, tra populismo e avventurismo.

Scritto da Mario Arpaia   
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