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LE PAROLE NON BASTANO PIU’
Sabato 04 Aprile 2020 08:01

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ORA DEVE MUOVERSI LA PROCURA GENERALE.

I MAGISTRATI DI MILANO DIANO L’ESEMPIO.

aprile 3, 2020

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9620

 

Milano città:           marzo 2020 decessi di residenti 2.155;

marzo 2019 decessi 1.224;

marzo 2018 decessi 1.206.

 

Finalmente, grazie all’insistenza di Radio Popolare, che giorno dopo giorno chiedeva i dati dei morti nel capoluogo lombardo, oggi l’amministrazione ha dovuto dare una risposta.
L’aumento dei decessi nel mese di marzo tra il 2019 e il 2020 è del 76%; gran parte di questi decessi si sono verificati negli ultimi 10 gg di marzo e in questo periodo sono “più che raddoppiati tra gli ospiti delle Rsa cittadine e nelle abitazioni private” ha dichiarato l’assessora ai Servizi civili del Comune Roberta Cocco.

Esattamente quello che stiamo ripetendo da giorni: stanno lasciando morire come mosche i nostri anziani nelle RSA, trasformate in luoghi di morte e abbandonati nelle loro case.

Si veda a questo proposito la denuncia di LEDHA:  https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9596

Altro che la favola che la regione Lombardia ci racconta ogni giorno: sono diminuiti gli accessi ai Pronto Soccorsi e i ricoveri nei dipartimenti d’emergenza, segno che le cose stanno migliorando. Diminuiscono gli accessi e i ricoveri perché nessuno li porta in ospedale.
Questa strage non può continuare. Gli anziani che non stanno bene, tutti, compresi quelli ricoverati in RSA, devono essere sottoposti a tampone: curati quelli risultati positivi e tutelati, con le precauzioni necessarie, coloro che sono risultati negativi. E il personale che lavora nelle RSA ha il diritto di essere tutelato nella sua incolumità senza rischiare la vita.

Le parole, lo sdegno, la commozione non sono più sufficienti. Ora tocca alla Procura Generale aprire un’inchiesta, di fronte a questa situazione e ai bollettini di morte che giungono dalle RSA di ogni parte d’Italia. Non è necessario aspettare che qualche parente disperato presenti una denuncia. Va aperta un’inchiesta cominciando, come primo passo, da un’indagine su quello che è avvenuto e che sta accadendo nelle RSA.
Come è accaduto in altri momenti storici, quando la Procura di Milano si è mossa molti magistrati ne hanno seguito l’esempio in ogni parte d’Italia. Allora l’avversario era la corruzione, ora sotto accusa c’è il disprezzo della vita umana dei più deboli.

Il Consiglio Direttivo di Medicina Democratica Onlus

La commercializzazione dei servizi e delle infrastrutture nuoce gravemente al nostro Sistema sanitario e di conseguenza alla nostra salute

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9612

03.04.2020 – La diminuzione della spesa pubblica e in particolare i tagli alla sanità hanno un impatto negativo sugli investimenti necessari, sulla chiusura di servizi compresi i numerosi piccoli ospedali, sui rimborsi delle prestazioni e per, ultimo ma non meno importante, sul blocco dei contratti del personale sanitario con la compressione dei salari. L’impossibilità per il settore pubblico di fare nuovi investimenti in sanità ha lasciato mano libera al settore privato che ha potuto svilupparsi con grande velocità.

Quando il settore privato ”for profit” si sviluppa, questo apre le porte ad un sistema di salute a due velocità. Per i più ricchi e privilegiati ci sono i reparti “solventi”, nessuna lista d’attesa per visite e esami, e per gli altri, difficoltà e ostacoli nell’accesso alle cure e lunghe liste di attesa. Il privato ha poi facoltà di scegliere i pazienti con patologie meno complesse, che necessitano di prestazioni ben remunerate.

Le grandi imprese private in genere multinazionali come Fresenius, ORPEA, Korian, Colisée o Ramsay, comprano istituzioni, servizi o alcuni rami di attività imponendo le leggi a tutto il settore interessato.

Se parliamo di “silver économy” parlando degli anziani, se entriamo nel mondo assicurativo per le cure ai pazienti, o se pensiamo alla ricerca farmaceutica e alle apparecchiature medicali, vediamo le stesse cose non dal punto di vista della salute pubblica ma delle rendite degli azionisti.

Oggi siamo immersi nel dramma della pandemia con la penuria di materiali diagnostici, di terapie e di farmaci necessari, di dispositivi di protezione individuale; scontiamo anche la frammentazione della ricerca e degli studi epidemiologici. Tali mancanze e ritardi ci dicono che occorre un cambiamento radicale del sistema.

Gli ospedali privati e le strutture private rispondono alle sfide imposte dalla pandemia del Covid-19? Sappiamo che intervengono in un secondo tempo, quando gli ospedali pubblici hanno esaurito le proprie risorse umane e materiali.

Le assicurazioni private non proteggono dal Corona-virus e non aprono una corsia preferenziale per un posto letto in rianimazione……. e domani potrebbero risultare fallimentari perché dovranno pagare un rischio diventato un danno reale!

La Rete Europea contro la privatizzazione e la commercializzazione della salute e della protezione sociale e People’s Health Movement (PHM) insieme ad altre associazioni europee affermano che solo un sistema pubblico, solidale, basato sulla fiscalità generale, con strutture e servizi pubblici, con degli operatori sanitari pubblici, è in grado di proteggere la popolazione da malattie e povertà garantendo l’accesso alle cure per tutti e tutte.

L’Unione Europea e i paesi membri devono prendere le loro responsabilità.

 

LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

Aprile 2, 2020  

Riceviamo dall’associazione LEDHA e pubblichiamo: https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=9596

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Nella gestione dell’emergenza Coronavirus, alle persone più fragili vien negato l’accesso alle cure. Una denuncia di Forum Terzo Settore Lombardia, Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative 

Italiane-Welfare Lombardia.

LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità, insieme a Forum Terzo Settore Lombardia, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia ha inviato una lettera aperta alle istituzioni regionali e nazionali per denunciare la drammatica situazione che stanno vivendo le persone con disabilità e fragilità (soprattutto anziane, ma non solo).

A queste persone, infatti, una volta contratta la malattia, viene negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate.

Le associazioni firmatarie della lettera chiedono agli enti preposti di fornire al più presto agli enti gestori delle strutture residenziali “tutti i presidi di protezione, i medici, i farmaci necessari per garantire diagnosi e cure tempestive” per permettere alle persone con disabilità di qualunque età di poter accedere, almeno in condizioni di parità rispetto al resto della popolazione, alle terapie intensive quando utile e necessario.

Milano, 30 marzo 2020.

Questa volta gli innocenti non sono bambini, ma persone anziane con disabilità. Ma muoiono lo stesso, a centinaia. Tanti a casa a loro, molti di più nelle residenze socio-sanitarie regionali. Sono le persone con disabilità e fragilità, soprattutto anziane ma non solo, a cui in queste settimane è stata negata ogni forma elementare di difesa dal Covid-19 e che ora stanno pagando con la vita questa negligenza.

A queste persone, infatti, una volta contratta la malattia, viene negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate. Viene attuato così, in modo silenzioso, quanto già previsto dalle “linee guida” degli anestesisti italiani: di fronte alla carenza di posti letto in terapia intensiva viene data la precedenza alle persone giovani e senz’altre patologie rispetto a quelle anziane con patologie pregresse. Le persone che li assistono, si tratti di parenti o di operatori sociosanitari, rimangono ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari per evitare di contagiare e di essere contagiati. Anche nella distribuzione “pubblica” dei DPI, infatti, sono state privilegiate, sinora, le strutture sanitarie rispetto a quelle sociosanitarie.

Sono persone che muoiono nel silenzio: spesso non rientrano neanche nel conteggio dei “decessi per Covid-19” perché a loro è stato negato anche il diritto alla diagnosi, prima ancora che al trattamento e alla cura, come già alcuni sindaci stanno denunciando. Persone che, si dice, “sarebbero morte lo stesso” e che invece, lo sappiamo e lo dicono anche le statistiche, se curate in modo adeguato avrebbero potuto continuare a vivere chi per uno, chi per due, chi per dieci o vent’anni.

Non vi è nulla di naturale in questa scelta crudele di sacrificare le persone più fragili, illudendosi così di salvare quelle più forti. Con le loro vite stiamo sacrificando anche la nostra dignità, la dignità di ognuno di noi. Per alcuni, per molti di loro, siamo ancora in tempo a cambiare rotta. Facciamolo! Forniamo subito agli enti gestori tutti i presidi di protezione, i medici, i farmaci necessari per garantire diagnosi e cure tempestive. Permettiamo alle persone con disabilità di qualunque età di poter accedere, almeno in condizioni di parità rispetto al resto della popolazione, alle terapie intensive quando utile e necessario.

Non neghiamo a nessuno la speranza e la possibilità di poter guarire e vivere.

Forum Terzo Settore Lombardia

LEDHA
Uneba Lombardia

Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia

Sottoscrivono il documento:

Acli Lombardia

Aism Lombardia

Ancescao Lombardia

Anffas Lombardia

Anteas Lombardia

Arci Lombardia

Arlea
Associazione Banco Alimentare Lombardia

Auser Lombardia

Cnca Lombardia

Ceal
Federazione Regionale Lombarda Società San Vincenzo de’ Paoli

Movimento Apostolico Ciechi Milano

Movimento Apostolico Ciechi Varese

Uildm Comitato Lombardo

https://www.ledha.it/page.asp?menu1=4&menu2=3&notizia=9857&page=1

Scritto da AIEA- Mario Murgia   
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