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la Pasqua nel tempo del coronavirus
Mercoledì 08 Aprile 2020 17:26

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 IL CORONAVIRUS IN LOMBARDIA

Pasqua 2020

 
 

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Yuval Noah Harari LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Cari amici e amiche

 

        le prossime festività pasquali saranno le prime nella storia in cui i fedeli cristiani a livello planetario non potranno partecipare fisicamente alle cerimonie religiose e le persone non si potranno incontrare con amici e familiari per farsi gli auguri, abbracciarsi, pranzare insieme. Un virus di un decimilionesimo di millimetro ci ha ricordato, infatti, che non siamo i padroni assoluti di questo pianeta e che esistono interdipendenze invisibili ma essenziali tra la nostra salute di esseri umani e quella degli animali e dell’ambiente in cui tutti viviamo e respiriamo. 

 

        Come ha scritto lo storico , “questa tempesta passerà. Ma le scelte che facciamo ora potrebbero cambiare la nostra vita per gli anni a venire. L'umanità sta affrontando una crisi globale. Forse la più grande crisi della nostra generazione. Le decisioni prese da persone e governi nelle prossime settimane probabilmente daranno forma al mondo per gli anni a venire. Formeranno non solo i nostri sistemi sanitari ma anche la nostra economia, politica e cultura”, che saranno chiamate ad affrontare due scelte particolarmente importanti: “la prima è tra sorveglianza totalitaria e responsabilizzazione dei cittadini; la seconda è tra isolamento nazionalista e solidarietà globale”. 

 

 

        Non possiamo avere dubbi che l’unica via per salvaguardare le nostre libertà e insieme la nostra salute deve essere quella di investire sulla responsabilità dei cittadini nelle nostre Comunità e sulla cooperazione tra persone, oltre i confini degli Stati nazionali.

 

        La stessa emergenza che ha stravolto la nostra esistenza, il nostro lavoro, le nostre abitudini sociali e familiari, che sta portando via così tante persone, in particolare tanti anziani - che se ne sono andate senza poter avere neppure il conforto della presenza dei loro cari, e questi ultimi senza poterli salutare, neppure con la celebrazione delle esequie -, ci ha fatto improvvisamente riscoprire un serbatoio nascosto a cui l’umanità può attingere, fatto di fiducia e collaborazione, di generosità e di solidarietà, che è prezioso molto più di quanto potevamo pensare prima di questa terribile crisi. 

 

        In questo periodo ho pensato spesso alla condizione di vita ‘sospesa’ dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva, il loro dolore insieme al senso di smarrimento e di vuoto nell’entrarvi, spaventati. E ho provato, come Voi, un sentimento di profonda ammirazione e gratitudine per gli operatori sanitari che, oltre a curarli con competenza, coraggio ed abnegazione, anche nelle condizioni confuse e difficili della prima fase dell’emergenza, sono stati per i malati presenza essenziale e generosa, l’unico calore umano nell’assenza del contatto fisico con i loro cari.

 

        Con questo rinnovato spirito di fiducia e speranza nell’umanità, Vi auguro una Pasqua di risurrezione

Scritto da Simonetta Rubinato-Treviso   
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