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Il laboratorio napoletano
Domenica 25 Ottobre 2020 16:37

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Il laboratorio napoletano

Quello che è successo a Napoli è il segnale di ciò che potrebbe accadere nel resto d'Italia e in Europa. È troppo facile pensare che quella rivolta sia stata organizzata dai clan camorristi o dagli ultras del tifo

Quello che è successo a Napoli è il segnale di ciò che potrebbe accadere nel resto d'Italia e in tutta Europa. Napoli continua ad avere questo strano destino, di essere un territorio che anticipa le tendenze, come un laboratorio in cui si sperimenta quello che accadrà altrove. È fin troppo facile pensare che quella rivolta sia stata organizzata dai clan camorristi o dagli ultras del tifo, benché i pregiudicati fossero co-protagonisti dei disordini insieme al variegato e delirante mondo no-mask e al fascistume. Certo, va detto che dal lockdown la camorra ha tutto da guadagnare, i clan stanno approfittando a piene mani di questa politica così incapace e altalenante, fragile e disorganizzata.



De Luca si mostra come il salvatore, il nonno burbero che ti dà uno scapaccione se metti il naso fuori dalla mascherina, il preside di scuola che ti dà un calcio nel sedere se crei assembramenti: ceffoni e calci che tutto sommato sei disposto a prendere perché sai che l'obiettivo è quello di proteggerti, di educarti alla disciplina e al rispetto della sicurezza. Ma è davvero così? De Luca è spaventato perché sa che negli ultimi cinque anni ha smantellato con tagli su tagli la sanità campana. E quindi il disastro che vuole scongiurare è un disastro generato anche da lui. Il presidente della Regione non è ovviamente il solo responsabile del disastro della sanità campana, frutto di mezzo secolo di ruberie. Il sistema sanitario della Campania sta in piedi grazie al talento spesso straordinario e all'impegno, spesso eroico, dei singoli individui ma ancora vede i cittadini fuggire altrove per curarsi. De Luca ne è consapevole e non può fare altro che chiudere. Ma chiudere senza trovare una compensazione economica significa uccidere interi settori commerciali e distruggere migliaia di vite.

L'intervento di Conte del 22 ottobre, il suo discorso alla nazione, non ha rassicurato nessuno. È servito a difendere quello che aveva fatto, giocando con la retorica del sacrificio di infermieri, medici, paramedici, volontari e persone il cui impegno è invece tutt'altro che retorico, usati per coprire l'incapacità di fronteggiare l'emergenza: le migliaia di positivi asintomatici chiusi in casa, che non sanno quando riavranno la possibilità di fare un tampone, la disorganizzazione totale nei tracciamenti, i laboratori che non riescono ad avere i reagenti, la mancanza di vaccini anti-influenzali. Il caos è immenso. Il commissario Arcuri tutto questo poteva immaginarlo? Poteva. Poteva fronteggiare tutto questo con maggiore organizzazione? Poteva. Ad aggravare la situazione si aggiungono i litigi dei virologi in perenne conflitto tra loro, che dicono tutto e il contrario di tutto, trovando ospitalità sui mezzi di informazione, che non hanno il tempo né la voglia, né spesso le risorse per verificare, quindi ogni ipotesi diventa titolo. L'unica verifica che si fa è che l'ipotesi sia stata avanzata. In passato si dava spazio alle ipotesi più bizzarre ma che avevano sostanza. Invece adesso l'ipotesi, qualunque sia, viene annunciata. E le ipotesi, nella velocità dei clic, diventano semi-verità.

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In un clima del genere, come si poteva pensare di non scatenare il cospirazionismo, di non innescare letture ideologiche? Il virus cinese, "l'Hiv dell'aria", è stato generato dal 5G che ci renderà automi, o previsto da Bill Gates, o è il complotto dei rettiliani, o altre idiozie.

E ora inizieranno le insurrezioni. È naturale che si crei un mix di disperazione unita a fanatismo unito a chi è abituato a essere violento. Ma provare a guardare soltanto quest'ultima parte della dinamica mostrerebbe solo l'ennesima cecità.

È ovvio che la pandemia da Covid, nella sua diffusione, sta facendo arricchire settori ben precisi del capitalismo contemporaneo. In Italia c'è un governo che ha nella sua maggioranza i 5 Stelle, forza politica che ha teorizzato l'incompetenza, basata sul più nefasto dei principi: l'uno vale uno, che quando ti trovi a dirigere un Paese significa che puoi mettere un ministro senza alcuna competenza all'istruzione, puoi mettere chiunque, preso a caso, anche a capo dell'esecutivo. E questo governo è riuscito a far ricadere tutta la responsabilità sulle regioni, scaricandola altrove. È stato l'ultimo trucco. Ma nonostante questo tentativo, non riusciranno ad apparire come i salvatori del Paese nella situazione di disagio. I disastri emergenziali in genere sono manna per qualsiasi potere, perché portano la società ad avvicinarsi al capo, a prescindere dal suo colore politico. La paura porta a sopportare la privazione della libertà e concede lo stato di eccezione, ambito ideale per ottenere consenso, clientele e rafforzare la propria influenza. Il potere che ha Conte non l'ha avuto probabilmente nessun Primo Ministro dal dopoguerra a oggi ma questo non è servito a preparare il Paese alla seconda ondata, non è servito a rendere più solida un'Italia resa fragilissima dalle mezze decisioni, dai mezzi finanziamenti, dalle mezze informazioni. Napoli ha solo mostrato quello che sta per succedere. Come può fermarsi tutto questo? Non si può, è troppo tardi.

Scritto da Roberto Saviano   
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