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A Foggia un letto per 8 malati
Mercoledì 18 Novembre 2020 16:41

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A Foggia un letto per 8 malati. "Subito la Puglia in zona rossa"

La prof. Gilda Cinnella a Huffpost: "Qui il pronto soccorso ormai è la dependance della terapia intensiva"

MatareseOspedali Puglia

Stamattina al Policlinico di Foggia c’erano otto malati di Covid che avrebbero avuto bisogno di essere ricoverati in terapia intensiva, ma in rianimazione c’era un solo letto. La risposta alla domanda “E come avete fatto?” restituisce il quadro di una situazione che Gilda Cinnella definisce “gravissima”. “Li trattiamo in pronto soccorso, ormai il pronto soccorso è diventato una dépendance del reparto di terapia intensiva. Non abbandoniamo nessuno, ma è chiaro che ci sono pazienti che non ricevono cure adeguate”, spiega la professoressa dell’Università degli Studi di Foggia, che dirige la scuola di specializzazione in Anestesia e Rianimazione e guida l’unità operativa di terapia intensiva del Policlinico della città.

 

Il 18 ottobre, poco meno di un mese fa, aveva lanciato l’allarme per le rianimazioni in difficoltà segnalando “il gran ritardo della Puglia sul Covid”. Oggi chiede che si “faccia presto per chiudere tutto”. Il Governo ha collocato la regione nell’area arancione, a rischio medio, “ma non basta, serve la zona rossa. E poi ci vogliono messaggi chiari, noi fuorvianti”, dice Cinnella. La situazione è “gravissima in tutta la Puglia. Tutte le rianimazioni - sottolinea la primaria - sono piene, abbiamo difficoltà a ricoverare pazienti che avrebbero bisogno di rianimazione per i quali mancano i posti letto”. Nell’ultima settimana sono stati aumentati i posti letto, riconvertendo rianimazioni già esistenti che da non Covid sono diventate dunque Covid, “ma questo vuol dire che nelle rianimazioni i posti per i pazienti non affetti da Covid si sono ridotti”.

Non va meglio nei pronto soccorso: “Sono più che saturi e ricevono in media il doppio dei pazienti che potrebbero ospitare”. Si tratta, in gran parte, di persone che hanno sintomi e stanno male da oltre dieci giorni”, spiega la primaria. Rimandando a un altro anello della catena non funzionante: il sistema territoriale. “Perché se queste persone positive e sintomatiche fossero trattate adeguatamente a domicilio gli ospedali sarebbero intasati molto meno”, puntualizza Cinnella. Per far fronte al problema, a Foggia si sta cercando di far partire un sistema di teleconsulto con i medici di famiglia, “ma andrebbe fatto su tutto il territorio regionale” ed è previsto un piano di aumento dei posti letto in rianimazione “ma andava attuato tre mesi fa”.

A Foggia, poi, si è dovuto far fronte alla carenza di disponibilità di ossigeno e alla carenza degli apparecchi di ventilazione non invasiva nei reparti di terapia subintensiva. Risolta, quest’ultima, “passando gli apparecchi da un reparto all’altro. Non lo facciamo mancare, ma è solo solo grazie alla buona volontà e all’impegno di medici e infermieri”.

Abnegazione degli operatori sanitari a parte, “le criticità sono tante, si è perso tempo prezioso e il danno è stato compiuto”. E adesso “non c’è alternativa alla chiusura. Anche perché - ragiona Cinnella - il picco è previsto dal 27 novembre in poi ed è impensabile pensare di farvi fronte in queste condizioni”. Serve la “zona rossa” e servono “messaggi non fuorvianti. Ci sono miei colleghi - spiega la primaria del Policlinico di Foggia - che in pubblico dichiarano che nelle terapie intensive la situazione non è critica e in privato dicono il contrario. Non va bene perché ascoltando certe parole le persone non comprendono appieno la gravità della situazione e infatti domenica qualche lungomare della regione era affollatissimo”. Scene pericolose, che rischiano di peggiorare la situazione. Per recuperare servono misure drastiche. “Indietro si torna solo chiudendo e al più presto - conclude Cinnella - Il Governo faccia presto, la Puglia deve diventare zona rossa, l’arancione non basta più”

 
 
Scritto da Luciana Matarese   
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