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LA GIUNTA LEGHISTA E' CADUTA
Giovedì 06 Maggio 2021 08:25

 

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GENTILISSIME/I,

la giunta leghista del sindaco di Foggia, si è dimessa dopo l'arresto di tre componenti, una perquisizione è stata disposta dall' Autorità giudiziaria. E' al lavoro una Commissione del Viminale per verificare eventuali infiltrazioni della criminalità. Una città di 150 mila abitanti verrà amministrata dal Commissario prefettizio per un anno e mezzo. Molto probabilmente tutti i mali non vengono per nuocere, peggio non potrà andare. Sono stati travalicati tutti i limiti della decenza. Una città martoriata dalle estorsioni, un odioso crimine che si è portato via imprenditori e commercianti. Una città infingarda, indifferente, senza senso di appartenenza se non per la squadra di calcio. Una città senza una identità definita. Sede di diverse facoltà univeritare, solo medicina è riuscita a creare reparti di eccellenza. Caro Presidente della Regione, Michele Emiliano, ci conosciamo dal 1998, appena eletto sindaco di Bari,fosti l'autore dell'abbattimento di Punta Perotti, una violenza alla città, con il più bel lungomare d'Italia. La costruzione ne impediva la visione del panorama. Sei venuto più volte a Foggia, alle manifestazioni organizzate da Libera, le mafie, in particolare quella Garganica, sono un macigno sullo sviluppo della città. Foggia è una citta con una economia prevalentemente agricola. Un territorio che ha bisogno di manodopera, in particolare di colore, per la raccolta dei

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pomodori e degli asparagi. Una amministrazione leghista che non ha fatto niente per integrarli, dargli una abitazione dignitosa. E' possbile essere ostaggi di una sola forza politica, exnofoba e razzista. Come Presidente della Regione, come magistrato, ricordi quando mi dicesti: seduto sulla sedia di sindaco che, un magistrato lo è per tutta la vita, appesa alle tue spalle la toga. E' necessario a livello nazionale una presa di posizione netta, all' Italia mancano un milione di lavoratori di colore, per rendere l'agricoltura al passo con i tempi. Sono passati 30 anni dagli ultimi due sindaci che sapevano come amministrare la città, erano due geometra, innamorati della città, che si battevano per far arrivare da Roma le risorse necessarie per lo svilutto. Avevamo la seconda fiera Campionaria d'Italia dopo Verona. Produciamo per l'alimentazione il meglio, dal grano di semola dura ai pomodori Rosso Gargano, così in gran parte della bellissima Puglia. Foggia deve rinascere, deve essere aiutata da chi sa di politica e di legalità. E' necessario un tuo intervento per dare speranza, iniziare ad uscire dal tunnel della pesantissima crisi economica,culturale, sociale e pandemica. 

Grazie di cuore.

Mario Arpaia

 

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 PELLEGRINO GRAZIANI

   

link al sito di Pellegrino Graziani http://davideleccese.blogspot.it di Davide Leccese

Pellegrino (Rino) Graziani, Sindaco di Foggia, amministratore “carrarmato” (come si usava definirlo – positivamente – nella politica cittadina) ha trascorso gli ultimi anni della sua vita non solo segnato dalla grave malattia che lo aveva colpito ma soprattutto dal trauma di una vicenda giudiziaria, di cui fu vittima – definita successivamente – “ingiusta”, come ingiusta fu definita la sua detenzione.

Nato e vissuto nel gruppo politico di Vincenzo Russo , democristiano doroteo di forte caratterizzazione, trasferì le sua capacità personali di lavoro instancabile e di mediatore capace nella vita amministrativa della Città che, sotto il suo governo, visse una concreta stagione di opere pubbliche: mai fermarsi, sempre fare, sempre risolvere.

Nelle riunioni di Consiglio comunale la sua possente corporatura dimostrava una resistenza unica: potevano stancarsi i Consiglieri comunali, non il Sindaco che spingeva la riunione finché non si fosse arrivati ad una conclusione. Chiaro nelle sue “appartenenze” partitiche, fu singolare nel trattare con tutti gli altri schieramenti: mai rancori, mai vendette, sempre attenzione ai problemi della città e non alle vittorie di parte. Una stagione – quella di Graziani – che, a rivisitare la storia successiva, richiama facilmente paragoni a suo vantaggio.

Non si chiarisce la sua personalità se non la si inquadra nello scenario dell’epoca: la politica e l’amministrazione vivevano tempi di grandi decisioni e di svolte senza ritorno: era il momento delle Partecipazioni Statali, dell’avvenire “industriale” di Foggia e provincia. Vincenzo Russo dettava le regole e Foggia era la punta forte, da sfondamento, della “balena bianca”, di quella DC piglia-tutto e dei consensi oceanici. Graziani sempre in prima fila ma, per chi lo conosceva al di là delle apparenze, non fu mai settario, non fu mai Emilio Fede; aveva una tale capacità di autoironia che faceva decantare sia gli ottimismi fuori riga che i pessimismi sottoriga. A chi gli ricordava che il sabato era d’obbligo il rito dell’ossequio al “capo”, una volta rispose, in foggiano qual era, “facciamoci quest’altra passione”.

La vita di partito e di corrente precedeva, accompagnava e seguiva quella amministrativa. Graziani obbediva ma sempre a modo suo, con la bonomia e l’astuzia di chi la sa lunga e di chi dentro il Partito era democristiano doc ma fuori era sindaco, primo del popolo. Sapeva vincere come democristiano ma sapeva perdere – o far vincere – quando dentro di sé sentiva che gli interessi della città non passavano sul solo binario del suo partito.

Di lui si ricorda una frase celebre, che disse a chi gli faceva presente le casse vuote del bilancio comunale: “I debiti? Gli unici debiti che contano solo che cose che dobbiamo fare”.

Rino Graziani era cresciuto ed era stato educato dai Giuseppini di San Michele, presso quell’Oratorio che è stata la fucina di tanti onesti cittadini e di tanti cattolici, poi impegnati in politica. Di questa matrice andava orgoglioso, sentiva che ad essa doveva rimanere fedele, senza, per questo, manifestare un’appartenenza settaria.

Smessi gli abiti del Primo Cittadino, sedeva sui banchi dei consiglieri con la stessa tenacia di prima e con una umiltà rara. Chi scrive queste note se lo ricorda attento, preciso, non rancoroso, obbediente. Conosceva tutti e mai pugnalava alla schiena di quelli che sapeva “difettosi”; amava lo scontro frontale ma dopo, una stretta di mano, una risata sincera.

Quando riacquistò la libertà a quei pochi che ammise a casa sua disse che si sentiva più leggero, “perché era dimagrito”. Ma dentro aveva il rammarico di una macchia ingiusta, per una sigla fatale su un atto deliberativo, male o cattivamente falsato nel significato.

Dedicargli una via della Città, come è stato fatto, è ben poca cosa perché la Città porta ancora il segno della sua presenza amorevole e totale per una Foggia autentica, come autentico era il foggiano Rino Graziani.



 

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Salvatore Chirolli

L’EX-Sindaco Salvatore Chirolli è stato quello che si può senz’altro definire un politico DOC. Iscritto alla democrazia Cristiana fin dal 1954, proveniente dall’Azione Cattolica, fu inviato dalla Segreteria provinciale al Centro Studi “A.De Gasperi” della Camilluccia di Roma dove seguì un corso di approfondimento della disciplina politica.

 


Nel 1971, eletto consigliere comunale, ha assunto l’incarico di Assessore alla Polizia Urbana, Annona e Traffico nel 1975. In seguito Assessore ai Lavori Pubblici dal 1976 al 1978, dal 1981 al 1985 ed infine dal 1988 al 1990.

Nella vita privata è stato Dirigente I.A.C.P.
Dal 1970 al 1987 ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione dei Conservatori Raggruppati di Foggia, mentre dal 1981 al 1990 è stato Membro della Commissione Tecnica provinciale dell’I.A.C.P. inoltre dal 1985 al 1990 ha presieduto la Commissione comunale per l’Urbanistica, Lavori Pubblici e Municipalizzate.

Eletto Sindaco il 3/8/1992, è rimasto in carica fino al 3/7/1995, anche se per effetto di due crisi l’Amministrazione si rinnovò nell’anno 1993 e 1994.

Dal 18/2/1993 al 14/3/1995 ha presieduto anche la Commissione Edilizia Comunale, con 215 sedute, nelle quali si sono esaminati n.2010 progetti di cui 1000 approvati.

Durante la sua amministrazione si sono effettuate 218 sedute della Giunta municipale con 7113 deliberazioni approvate, mentre il Consiglio Comunale si è riunito 207 volte, approvando 714 delibere.

Uno dei più prestigiosi incarichi ricoperti è stato quello di Consigliere dal 1992 al 1996 presso l’Università di Bari.

All’inizio del suo mandato di sindaco, avendo ereditato una debitoria di 82 miliardi, a seguito di una transazione coi creditori, il Consiglio deliberava una convenzione che evitava il dissesto finanziario le cui conseguenze avrebbero compromesso la normale attività civica negli anni successivi..
Il giorno 12 Maggio 1995, con un verbale del tesoriere comunale si verificò un fondo cassa attivo di lire 68.378.428.472.

Scritto da Mario Arpaia   
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