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Lasciarsi ancora interrogare da Barbiana
Lunedì 21 Giugno 2021 15:10
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Carissimo nonno Mario,
Luca resterà per tutte noi uno dei protagonisti più indimenticabili ed uno degli affetti più cari di questi cinque anni di scuola.
Ce lo dicevamo proprio in questi giorni tra maestre. 
Tutti i bimbi sono importanti, umanamente e professionalmente, ma c’è poco da fare...Se chiudi gli occhi e pensi alla tua classe alla fine di un ciclo, alcune luci brillano di una luce più chiara. E per tutte noi il primo nome pronunciato è stato in coro quello di Luca.
Per la sua trasparente, autentica umanità.
 
Gentilissime/i,
 
chi era don Milani, un visionario, un lapiriano, aveva prima di tutti capito che siamo diversi l'uno dall' altro e pertanto trattati a seconda delle inclinazioni, capire l'altro aiuta a capire se stessi. Ho avuto personalmente una esperienza molto negativa. Ho frequentato le elementari ad iniziare dal 1952. Il maestro era piccolino ma terribile, ricordo le spalmate sulle mani e sulla testa, non potevi avere paura, se tiravi indietro le mani, la bacchettata arrivava sulla testa. Divise l'aula di oltre 30 bambini in tre parti a sinistra i meno bravi al centro i bravi a destra sotto la finestra gli asini. Ricordo che pativamo un gran freddo. Il braciere era sotto la scrivania, le mani si gelavano al punto che la penna con il pennino cadeva dalle mani e imbrattava tutto il foglio. Era stato giovanissimo, maestro durante il fascismo.

Lasciarsi ancora interrogare da Barbiana Il lavoro della Fondazione don Lorenzo Milani

Il frutto del lavoro della Fondazio-ne don Lorenzo Milani e del pre-sidio di cultura e democrazia che resiste a Barbiana è la visione fondante di una scuola che non abbandona nessuno e conside-ra imprescindibile, per la qualità della democrazia e della dignità dei singoli, esprimersi e giocare ad alti livelli di equità per mezzo di linguaggi innovativi e coinvol-genti, integrati con il contesto operativo e impegnati nei con-fronti dell’oggi e del futuro dei ragazzi. Un linguaggio e un’ope-ratività non prescrittivi, alieni dalla retorica, che costituiscano espe-rienze aperte e problematiche, mai mortificanti bensì vivificanti. È il linguaggio di chi aspira, insomma, a una scuola non rivolta ad elitarie soluzioni competitive e individualistiche, ma che si propone come vera comunità di educazione, come istituzione capace di «rimuovere

 

gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva par-tecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3 della Costituzione Italiana). Ragionare sulla didattica inclusiva, sulla personalizzazione, sul concetto di “patria” e di “straniero”, sull’organizzazione del lavoro, su collaborazione e cooperazione, sull’equità e sull’universalità, sull’applicazione dei principi della Costituzione, collegare teoria e pratica, riflettere sul perché e sul come si è insegnante, sulle certezze e sui dubbi che ci accompagnano, sull’ascolto attivo, sull’atteggiamento proattivo degli studenti, sui setting di lavoro, sul rapporto fra retorica e verità, sulla centralità del linguaggio nella didattica... una visita a Barbiana, sotto la guida dei volontari della Fondazione don Lorenzo Milani dà risposte anche a questi 232 problemi fondamentali e in generale alla scuola di oggi. D’altronde, un grande lascito degli anni Sessanta, intorno alla trasformazione della scuola a istituzione di massa, è venuto dalle esperienze pedagogiche come quella della Scuola di Barbiana che, proprio in alleanza con le innovazioni in campo linguistico, ha dato luogo a una profonda rivoluzione, della cui eredità godiamo tutt’oggi, a tutela di libertà e democrazia.L’eredità di don Milani passa attraverso i suoi scritti, ma chi opera nella scuola ha un’altra risorsa insostituibile per rivisitarne opera e significato: la Fondazione don Lorenzo Milani e la cura dei luoghi originari della Scuola. Oggi Barbiana è ancora la scuola che era: «Non si tratta di un museo, ma di scuola viva che continua ad insegnare». Ecco il senso delle visite a Barbiana, nelle parole di Michele Gesualdi (1943-2018), uno dei primi sei allievi di don Milani, poi sindacalista e presidente della provincia di Firenze, che ha dedicato gran parte della sua vita proprio al priore di Barbiana e alla Fondazione.La dimensione didattico-scientifica e quella di testimonianza di un’esperienza fondamentale della storia e della cultura italiane sono un tutt’uno, e come tali vengono proposte dalla Fondazione: «Il percorso didattico, voluto al di fuori di ogni logica museale, intende far continuare quella scuola a parlare e a insegnare». Tutto avviene negli stessi ambienti: carte geografiche, grafici e foto, testimoni dei metodi di insegnamento sono tutt’intorno. I visitatori si muovono e studiano nelle stesse stanze, con gli arredi e i prodotti della scuola: dalle strisce di carta usate per la scrittura collettiva, all’astrolabio autoprodotto, ai diagrammi della composizione del Parlamento nella storia dall’Unità agli anni ’60 studiati e disegnati dagli studenti. Le guide, le conferenze e i laboratori restituiscono, negli stessi luoghi dove tutto avvenne, lo stretto legame fra centralità dell’educazione alla parola e apprendimento delle discipline, studio teorico ed esperienze pratiche: «Una scuola unica al mondo e diversa da tutte le altre: diversa negli orari, diversa negli obiettivi, diversa nei metodi, diversa nei contenuti».

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A Barbiana tutto era scuola, e scuola esigente.Erano scuola le visite: gli ospiti si confrontavano con i ragazzi e diventavano loro insegnanti per le loro competenze. Era scuola la lettura della posta e del giornale che veniva letto ad alta voce tutti i giorni e diventava occasione per fare geografia e storia contemporanea, per approfondire le questioni sociali, politiche e sindacali. Ogni articolo veniva sviscerato a fondo con costruttiva criticità, separando le forzature di parte dalle verità. Era scuola l’osservazione delle stelle, imparare a sciare, a camminare sui trampoli, a nuotare, a dipingere dal vero. Era scuola l’apprendimento della lavorazione del legno e del ferro, per questo furono attrezzate due stanze al piano di sotto della canonica: la fucina e l’officina per lavorare il legno e il ferro. Qui si costruivano gli oggetti utili per la scuola, la chiesa e la casa. L’apprendimento della lingua italiana e delle lingue straniere erano centrali a Barbiana. Alcuni metodi originali si trovano lungo il percorso come «lo studio delle lingue straniere con i dischi, lo schema per la coniugazione di verbi o il disegno per l’uso del verbo ‘potere’ e ‘dovere’ in tedesco», testimonia Michele Gesualdi. Quella di Barbiana fu una scuola “unica e imitabile”: uno dei fondamenti del metodo è l’adeguamento ai bisogni degli studenti e del contesto, infatti ogni persona e ogni situazione sono unici. La Fondazione, con il contributo dei volontari, dei testimoni dell’epoca (oggi ne è presidente Giancarlo Carotti e vicepresidenti sono l’ex alunno Agostino Burberi e Lauro Seriacopi) e con l’apporto fondamentale della figlia di Michele, Sandra Gesualdi, offre la possibilità a scolaresche e docenti di trovare un monumento vivo, alieno da tutte le retoriche, rivolto ai fondamentali senza sovrastrutture celebrative, garante del messaggio genuino dell’esperienza di don Milani. Il percorso didattico ideato dalla Fondazione è praticabile sia per gruppi di docenti sia per scolaresche.Anche l’esterno fa parte a pieno titolo della Scuola di Barbiana con i pergolati e la piscina, il paesaggio e il cimitero. Per salire a Barbiana a piedi si percorre il Sentiero della Costituzione, ed è in programma la creazione di un secondo sentiero, dedicato alla Resistenza.Il sito della Fondazione (www.donlorenzomilani.it) è ricco di informazioni, anche riguardo alle visite e alle attività formative.

 
Scritto da Michele Ruel-Mario Arpaia   
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