Iscriviti alla Newsletter:
Cerca:
Il Futuro è la Pace
  • Home
  • Missione
  • Statuto
  • Contatti
Facebook
YouTube
Flickr
Twitter
YouTube2

Menu Principale

Notizie Notizie
Sponsor/Patrocini Sponsor/Patrocini
Gomorra
Pierpaolo Pasolini
Pablo Picasso - Volto della Pace
Sacco e Vanzetti
Principessa Mafalda - Titanic Italiano
Banner
Giornata Nazionale della Memoria
Pellegrino Graziani
Home Notizie GIU' FALCONE E BOSELLINO E SU IL FRATELLO DEL DUCE ARNALDO
GIU' FALCONE E BOSELLINO E SU IL FRATELLO DEL DUCE ARNALDO
Mercoledì 11 Agosto 2021 07:07

Screenshot_2021-08-11_Durigon_piu_littorio_che_leghista_lex_sindacalista_che_pare_uscito_da_una_commedia_allitaliana.jpg

Durigon, più littorio che leghista: l’ex sindacalista che pare uscito da una commedia all’italiana

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

ALLA MINISTRA DELLA GIUSTIZIA

ALLA MINISTRA DEGLI INTERNI

AL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE

ALLA MINISTRA DELL'UNIVERSITA'

ALLA PRESIDENTE DEL PD

ALL' ANPI NAZIONALE

ALLA CGIL

Pier Paolo Pasolini, Eretico & Corsaro

Sembro
provare odio, e invece scrivo
dei versi pieni di puntuale amore.
Studio la perfidia come un fenomeno
fatale, quasi non ne fossi oggetto.
Ho pietà per i giovani fascisti,
e ai vecchi, che considero forme
del più orribile male, oppongo
solo la violenza della ragione.
Passivo come un uccello che vede
tutto, volando, e si porta in cuore
nel volo in cielo la coscienza
che non perdona.
Pier Paolo Pasolini
(Da Poesie in forma di rosa, 1964)

Iniziamo subito dicendovi che il reato di apologia di fascismo esiste veramente e non è la fantasia di qualche giornalista! Infatti, sono ancor oggi pienamente efficaci e vigenti le norme che vietano, tra l’altro:

  • la ricostituzione del partito disciolto partito fascista;
  • l’“apologia del fascismo”, cioè l’esaltazione, la propaganda o la pubblica difesa delle idee di cui esso era portatore;
  • le semplici “manifestazioni fasciste”, da intendersi non come riunioni politiche, bensì come atteggiamenti tipici di quel periodo come è, ad esempio, il saluto romano.

Per inquadrare il problema, iniziamo col dire che il primo comma della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Ebbene, tale disposizione costituzionale ha avuto poi attuazione con la legge 645 del 1952 [1] (cosiddetta legge Scelba) titolata proprio “norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione” che, oltre a definire cosa si intenda nella Costituzione per riorganizzazione del disciolto partito fascista [2] e sanzionare penalmente chi eventualmente lo promuove, organizza dirige o solo vi partecipa [3], punisce anche:

Presenza costante nei talk, battuta facile come le gaffe. Mesi fa disse: “Il generale della Finanza che indaga sui 49 milioni l’abbiamo messo lì noi” Il sottosegretario leghista all’Economia, Claudio Durigon, 50 anni, da Latina, adesso dice di non essere un nostalgico, ma il fascistone che è in lui è venuto fuori con la più sconcertante delle proposte: "Meglio intitolare il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, che a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", ha comiziato in piazza, con accanto a sé Matteo Salvini.

Gentilissime/i

vengonono ridicolizzati, è quello che vogliono, non essere presi sul serio, una buffonata che non è. E' fascismo strisciante, lo tirano fuori dagli italiani, l'esempio più eclatante: il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ma cosè questo pre-concetto contro il fascismo e i fascisti, sono persone come noi in carne ossa e olio di ricino...al bastone ci pensano per ora le guardie carcerarie. Foggia, la mia città è fascista, Bari è fascista, Lecce è fascista, dove c'è stato il latifondismo il fascismo non si è mai convertito.

testatafascismo.jpg

Una brutta pagina di storia rimossa: il massacro di Bari del 28 luglio 1943

Bari, mattina del 28 luglio 1943: diffusasi la notizia che sarebbero stati liberati i detenuti politici, un gruppo di giovani si muove per andare loro incontro. Strada facendo si forma un corteo di circa duecento persone, tra cui molti studenti, che si ferma davanti alla sede della Federazione fascista, presidiata dall’esercito, per chiedere la rimozione dei simboli del regime. Improvvisamente parte il fuoco contro i manifestanti: alla fine si contano venti morti, trentotto feriti.

«Ma il loro numero non è stato mai definitivamente accertato» ricorda Vito Antonio Leuzzi nell’«Introduzione» a «Memoria di una strage», un libro recentemente pubblicato a Bari dalle Edizioni dal Sud (pp. 168, € 10,00), curato da Giulio Esposito e dallo stesso Leuzzi, dell’Istituto pugliese per la Storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Realizzato con il contributo dell’Università di Bari, il testo raccoglie una serie di testimonianze e di documenti che riguardano, direttamente o indirettamente, l’eccidio avvenuto nel capoluogo pugliese. Ancora Leuzzi sottolinea che questa strage rappresenta «il segno palese della politica di violenta restaurazione imposta dalle forze monarchico-badogliane».

 

L’episodio non è stato mai dimenticato a Bari: un altro lavoro sulla vicenda – «Qui radio Bari» (Dedalo, Bari, 1993, pp. 160, lire 25.000), infatti, era stato pubblicato tempo fa da Antonio Rossano.

La ricostruzione attraverso i materiali più vari

La ricerca di Leuzzi ed Esposito ha inizio con gli avvenimenti del 2 aprile 1942, quando un rapporto dell’Ovra segnala l’esistenza di un «occulto movimento liberal-socialista» che fa capo in Puglia a Tommaso Fiore.

Informative della polizia e dei carabinieri, disposizioni, relazioni del prefetto di Bari, verbali, segnalazioni, lettere dal carcere, resoconti apparsi sulla stampa del Comitato di liberazione nazionale, memorie e scritti di protagonisti: tutta questa documentazione offre un quadro ampio e dettagliato della vicenda. Né mancano i documenti processuali e la sentenza del Tribunale militare territoriale di Taranto che, il 7 gennaio 1944, assolse, per insufficienza di prove, un sergente, accusato di essere intervenuto nel corso della manifestazione e di aver cominciato a sparare.

Si può anche rileggere, a tal proposito, un editoriale apparso in quei giorni su «La Gazzetta del Mezzogiorno», l’unico quotidiano che non sospese le pubblicazioni durante la guerra, neppure per un giorno, e che fu accusato di aver scatenato la manifestazione. L’editoriale era a firma di Luigi de Secly, allora redattore capo del giornale, vicino a Benedetto Croce.

Nasce_a_Brescia_il_Manifesto_costituente_Pagliarulo_Un_laboratorio_del_cambiamento_.jpg

Il ruolo di Tommaso Fiore

Dalle carte d’archivio e dalle testimonianze, emerge il ruolo di primo piano svolto da Tommaso Fiore – già collaboratore della «Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti prima, del «Quarto Stato» di Carlo Rosselli poi – che proprio in quell’occasione perdette il figlio liceale. Egli sarà tra i protagonisti del Congresso del Cln di Bari del 28-29 gennaio 1944 e, nel Dopoguerra, avrà tra i suoi interlocutori personaggi quali Norberto Bobbio, Guido Dorso e l’attuale presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

La documentazione rivela, inoltre, il coinvolgimento, tra gli altri, di Guido Calogero, Aldo Capitini, Ernesto De Martino, Guido De Ruggero, Carlo Ludovico Ragghianti e della casa editrice Laterza. In uno dei documenti disponibili, infatti, è possibile leggere che «[si] lascia all’apprezzamento degli Organi Superiori di considerare se non convenga promuovere l’intervento governativo ai fini di un adeguato controllo, nell’interesse politico dello Stato sulle aziende dipendenti dalla Casa Editrice "Giuseppe Laterza e figli in Bari", la quale è da troppo tempo ricettacolo di fermati intellettuali antifascisti».

Questi ultimi facevano parte del gruppo che si riuniva intorno a Croce.

Gianni Custodero

 

Screenshot_2021-08-11_Durigon_filo_-_fascista_vuole_intitolare_il_parco_Falcone_e_Borsellino_a_Mussolini.jpg

E' incompatibile con la Costituzione italiana intitolare una piazza a Mussolini. Credo che Claudio Durigon in questo senso abbia dimostrato la sua totale incompatibilità con il ruolo che sta avendo. Enrico Letta ci va giù duro da La Versiliana a Marina di Pietrasanta, e a poco dopo gli fa eco Luigi Di Maio: «Durigon? Le sue affermazioni sono molto gravi, ci aspettavamo delle scuse mai arrivate. A questo punto dovrebbe fare un passo di lato». Insomma, la proposta del sottosegretario del carroccio di reintitolare al fratello di Mussolini un parco di Latina attualmente intestato a Falcone e Borsellino tira uno scossone che scuote tutto il palazzo. Insomma, «le affermazioni di Durigon», per gli alleati di governo «sono incompatibili con la presenza nell’esecutivo». Dopo il fuoco di fila di critiche iniziato già ieri, è lo stesso segretario del Partito democratico a chiedere esplicitamente il passo indietro al sottosegretario leghista Claudio Durigon. Fonti del Nazareno confermano all'Adnkronos il pensiero di Enrico Letta dopo le affermazioni dell'ex Ugl sull'intitolazione a Mussolini del parco Falcone e Borsellino di Latina. Il Movimento 5 stelle evoca esplicitamente una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario all'Economia: «l'Italia democratica e antifascista pretende le sue dimissioni, altrimenti sarà inevitabile una mozione di sfiducia», afferma il presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni.

mario.jpg

Dal fronte del centrodestra completamente silente, si discosta solo il deputato Elio Vito di Forza Italia, che annuncia il suo voto favorevole all'eventuale mozione. Un provvedimento che sarebbe, in ogni caso, non vincolante perché, come dimostra il precedente di caso Siri del 2019, il Parlamento non può sfiduciare un sottosegretario, che può essere revocato solo dal Presidente del Consiglio. Leu, con il senatore Francesco Laforgia, si dice «pronta a votare la mozione di sfiducia a Durigon». Critiche anche da Italia viva, la viceministra Teresa Bellanova dice a Durigon: «Irricevibile. L'apologia di fascismo nel nostro Paese è reato, e chi rappresenta le Istituzioni dovrebbe avere a cuore il moltiplicare i luoghi intitolati a Falcone e Borsellino, altro che proporne la cancellazione. Bruttissima pagina di politica». I renziani, però, non parlano esplicitamente di dimissioni. Claudio Durigon per il momento tace, le sue ultime parole sono quelle riferite all'AdnKronos il 6 agosto: «Figuriamoci se voglio andare contro due eroi come Falcone e Borsellino. Il mio intervento, in quel contesto, con le persone di Latina, voleva solo ribadire la storia della città, che non va dimenticata».

 

Scritto da LEUZZI-PAPPALARDO-ARPAIA   
PDF
Stampa
E-mail
 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Invia
Annulla
JComments

Sostengono l'Associazione:

Banner
Banner
Banner
ICPAL - Rete degli Archivi
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Copyright © 2007 - 2022 Il Futuro è la Pace
Termini e Condizioni
by Software Inside