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L’Evenement, il film francese che ha scioccato tutti
Domenica 12 Settembre 2021 16:29

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Leone d’oro e Festival di Venezia 2021 profumano di donna. Ha vinto L’Evenement, il film francese che ha scioccato tutti, diretto dalla sceneggiatrice  e che vede in ogni sequenza del film la protagonista Anne (Anamaria Vartolomei), studentessa universitaria single nella Francia del 1963, che scopre di essere incinta ed è determinata a tutti costi ad abortire in un clima di terrore totale attorno a lei (chi abortiva fino al 1975 in Francia finiva in galera) per poter realizzare la sua vita lavorativa ed essere libera.

Tratto da un romanzo autobiografico di Anne Ernaux, L’événement è un’immersione totale, fisico corporea nella quotidianità concitata e disperata di Anne durante le settimane che avanzano e che la spingono a compiere una scelta radicale in cui rischia essa stessa la vita.

In corsa per il Leone d'Oro al Festival di Venezia 2021, il film di Mario Martone 'Qui rido io' ha diviso la critica, raccogliendo elogi o stroncature, senza che sembrino possibili vie di mezzo: giovedì 9 settembre esce nei cinema italiani e così il pubblico potrà dire la sua sulla ricostruzione cinematografica della vita del grande attore comico Eduardo Scarpetta (interpretato da Toni Servillo). Nell'attesa, ecco le coordinate principali, in modo da orientarsi al meglio.

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GENTILISSIME/I,

per fortuna che c’è il cinema a salvarci dalla grande ammucchiata politica, tutti insieme appassionatamente, stiamo andando verso le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica, la speranza che venga scelta una donna, per la prima volta. Sarebbe bello se eleggessero Rosi Bindi, una donna, un modo nuovo di vedere il paese, la nostra società, invecchiata e appassita, senza futuro. Una politica nuova verso le donne, portarle a rifare i figli, a procreare senza il dramma di perdere il lavoro.

Il cinema è vita, libertà di scoprire storie vere che altrimenti andrebbero nel dimenticatoio. Il Leone d’Oro ad una donna, una donna forte, determinata e combattiva in una Francia oscurantista, in un paese come il nostro, dalla doppia morale e dall’oppressione della religione.

Libertè, Fraternitè, Egalitè, a parole, nei fatti la persecuzione verso un diritto, la gestione del proprio corpo. L’aborto è un trauma che resta per moltissimo tempo, il tempo dell’elaborazione, un lutto che viene inflitto  da una socieà  ingiusta, disuguale, fascista.

 

Abbiamo visto Qui rido io, di Mario Martone, una storia incredibile abientata nella Napoli di fine 800, un lavoro eccezionale, riprese bellissime, primi piani eccezionali del mitico Toni Servillo, il Newjork Times lo ha definito il migliore attore italiano degli ultimi 10 anni, meritava la coppa Volpi. Dissacratore, istrione, chi meglio di lui sa raccontare gli italiani di potere? La trasposizione, la parodia di "La figlia di Iorio", di Gabriele Dannunzio.

Qui rido io, tutto sul film

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Il nuovo film di Mario Martone è il ritratto di Eduardo Scarpetta, un uomo che non esiste al di fuori della sua dimensione performativa

È un film sulla recitazione come dimensione totalizzante della vita – quindi come un movimento oscillatorio tra libertà e prigionia –il nuovo film di Mario Martone, “Qui rido io”, il ritratto di un uomo (Eduardo Scarpetta) che semplicemente non esiste al di fuori della propria dimensione performativa. Il regista napoletano mette al centro della messinscena l’irriducibilità di questa figura e la mostra attraverso la “sua” Napoli naturalmente, città in cui – come scrive Walter Benjamin – la vita pubblica è spinta all’eccesso e le architetture urbane fanno da al contempo da palco e da scena. Martone non ha perciò mai bisogno di uscire fuori dalla scena, giacché tutto è teatro intorno a Scarpetta, che è primoattore/capocomico/drammatugo/padre senza soluzione di continuità. È lui il centro magmatico di questa Napoli da Belle Époque che risplende come un regno di spettacoli e di fantasmagorie e in cui la maschera di Felice Sciosciammocca (che il suo creatore vorrebbe eterna, come se stesso) viene prodotta e riprodotta ovunque. Attorno a questo divo gravita anche tutta la sua singolare famiglia, una vera e propria tribù, composta da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi, tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, ovvero coloro che ne raccoglieranno l’eredità.

Nell’idea che tutto sia teatro e che quindi nulla possa sfuggire al suo contrario, nel 1904, al culmine del successo, Scarpetta si concede un pericoloso azzardo: realizza la parodia de “La figlia di Iorio”, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla e fischi e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Inizia così la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno logoranti per lui e per tutta la sua famiglia. Tutto nella vita di Scarpetta sembra andare in frantumi (il dolore più grande glielo da’ uno dei figli, definendolo “superato”), ma è naturalmente grazie alla parte da primo grande attore che saprà sfidare il destino e vincere la sua ultima partita, trasformando l’aula del tribunale nell’ennesimo teatro, quello in cui non esiste niente al di fuori del rapporto diretto tra l’attore e il proprio pubblico.

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Dietro i sorrisi da Gorgone che Toni Servillo dipinge sulla faccia del proprio personaggio (un vero e proprio saggio sullo straniamento quello “scritto” sul proprio volto dall’attore napoletano), Martone narra la commedia e la tragedia di un uomo che si sentiva dotato di un potere immenso e perciò era capace di tutto: convinto di potersi “mangiare” ogni cosa (nel film si è spesso a tavola), di vincere sul futuro (il cinematografo che sta in quegli anni nascendo), di lenire ogni umano sentimento, di arruffianarsi chiunque (scrittori, poeti, giornalisti, filosofi, giudici, ecc.) in nome di un’arte che non può avere limiti. “Qui rido io” è dunque un film che più “martoniano” non si può: da una parte l’unità teatrale classica e dall’altra il dinamismo del cinema. Nella figura misera e nobile di Scarpetta, Martone tenta di comporre un possibile equilibrio fatto di primi piani, dettagli, gesti, movenze, in nome di un finto realismo, o meglio, di una finzione realistica, in cui la verità – che dal passato trabocca nel presente – non può che nascere dall’immaginario.

Regia: Mario Martone; Interpreti: Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Iaia Forte; Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo; Fotografia: Renato Berta; Montaggio: Jacopo Quadri; Scenografia: Giancarlo Muselli, Carlo Rescigno; Costumi: Ursula Patzak. Distribuzione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scritto da Mario Arpaia   
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