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Obama-Springsteen: siamo qui per dare voce agli esclusi
Mercoledì 27 Ottobre 2021 07:48

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Gentilissime/i,

Siamo noi, che speriamo da sempre nello stellone, come la vittoria agli europei...sprazzi di notorietà, braccia levate al cielo a ringraziare la buona sorte, il giorno dopo tutto come prima. Un popolo che non ha nulla da dire e da commentare, seduti davanti la Tv, ad ascoltare sempre le stesse cose, non un dibattito su cosa possiamo produre per dare slancio all'economia, per dare posti di lavoro ai laureati, sfornati caldi caldi come il pane della Lidle. Sentite di parlare di brevetti, di innovazioni tecnologiche? La Cina si sta prendendo l'Africa con tutte le materie prime. 

Ho la passione per il ciclismo su strada, giro le campagne della provincia di Foggia, vedo una agricoltura degli anni 60, pochissime coltivazioni intensive, pochissime serre. Terre abbandonate che conuna immigrazione controllate potrebbero tornare a produrre, ad essere arate e coltivate. In Libia ammassati come bestie c'è manodopera, preferiamo il deserto, la terra dura come la pietra. L'impulso dovrebbe arrivare dalle Università,devono svegliarsi, inventare ul presente e il futuro, se no chi? Abbiamo scritto al Rettore di Siena, il prof. Tommaso Montanari, ascoltarlo è un piacere ha idee esicuramente progetti. Una rete visibile di Università per far progredire il Paese, con una comunicazione quotidiana delle iniziative intraprese, il coinvolgimento di neolaureati attraverso Master pubblicizzati gratuitamente dalla Presidenza del Consiglio. Sono pochissime le Università di eccellenza, la Bocconi, il Politecnico di Torino, Ca Foscari di Venezia, Firenze con architettura, Bologna con Alma Mater, Siena, Roma. 

I tempi di attesa per una visita specialistica sono di oltre due mesi, per una semplice radiografia e visita ortopedica, al Sud, funziona alla grande la sanità privata, per lo più esentasse, con la ricevuta fiscale il costo sale. Le Regioni concedono finanziameti alle strutture private che le impegnano in degenze di lungo corso e terminano in pochissimo tempo.Ritornare a investire nella sanità pubblica come nel passato, con medici al servizio dei cittadini. Conosciamo benissimo la sanità pubblica Veneta, di eccellenza, con una Carta dei servizi che funziona al 100%

Siamo un solo popolo, tutti pronti a giurare fedelta' alla bandiera a stelle e strisce, tutti pronti a difendere gli Stati Uniti D'america (...) La politica che facciamo è segnata dal cinismo o dalla speranza? (...)

Barack Obama

Come ho già detto, stiamo vivendo tempi pericolosi e in gioco ci sono molte cose, se non tutto, E' il momento di riflettere seriamente su chi vogliamo essere e su quale tipo di paese intendiamo lasciare ai nostri figli. Permetteremo che il meglio di noi vada perduto o torneremo uniti ad affrontare  il fuoco? 

Bruce Spirinngteen

Una conversazione tra il 44esimo presidente degli Stati Uniti e uno dei rocker più famosi della storia della musica. Il libro esce oggi in contemporanea mondiale e racconta la storia americana vista dagli occhi dei due protagonisti

Bruce Springsteen lo cantava già nell’ottobre del 1984. ‘Born in the Usa’ non è più solo una delle canzoni più famose della storia della musica, ma è anche il titolo del libro che il cantante del New Jersey ha scritto a quattro mani con l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Un progetto

Born in the Usa’ in cui i due raccontano le loro storie americane. 

“Una comune sensibilità”

 

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Strutturato come una conversazione tra il 44esimo presidente statunitense e uno dei rocker più famosi della storia della musica, 'Renegades' racconta una terra ricca di opportunità e contraddizioni anche attraverso illustrazioni e fotografie. “Negli anni abbiamo scoperto di condividere una comune sensibilità”, scrive Obama nelle prime pagine, “a proposito del lavoro, della famiglia, dell’America. A modo nostro, Bruce e io abbiamo percorso un viaggio parallelo per comprendere questo paese che tanto ha donato a entrambi, per raccontare la storia del suo popolo; e per cercare un legame tra il nostro bisogno di senso, di verità, di comunità, con la più profonda storia dell’America”. 

“Il destino del Paese”

Il podcast ‘Renegades’ è un dialogo sincero e quasi intimo tra due vecchi amici. Un’atmosfera che i due autori hanno voluto ricreare anche nel libro. Ambientato ora in uno studio di registrazione e ora a bordo di una Corvette, Springsteen e Obama ripercorrono la storia dell’America attraverso le loro esperienze auspicando un ritorno all’unità. “Abbiamo parlato seriamente del destino del Paese”, scrive Springsteen nella sua introduzione, “della sorte dei suoi cittadini e delle forze distruttive, corrotte e negative che vorrebbero distruggere ogni cosa. Di questi tempi, mentre viene seriamente messo in discussione chi siamo davvero, non possiamo abbassare la guardia”. Pubblicato da Penguin Random House in collaborazione con Higher Ground per la versione digitale, il libro esce oggi in contemporanea mondiale.

Obama-Springsteen: siamo qui per dare voce agli esclusi

Intervista a Otto e mezzo in occasione dell'uscita di Renegade

Non essere un outsider, ma dare voce agli esclusi, allargare la comunità e diffondere valori positivi.

Questo l'aspetto più importante della "missione" portata avanti da Barack Obama e Bruce Springsteen, secondo quanto spiegato da loro stessi in un'intervista rilasciata a Otto e mezzo e ad altri giornalisti internazionali e trasmessa ieri nel corso del programma condotto da Lilli Gruber su La7, in occasione dell'uscita del libro 'Renegades: Born in the USA', nato dall'omonima serie podcast che i due hanno lanciato qualche mese fa.

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"Veniamo entrambi da famiglie di operai, famiglie che non avevano mai avuto grandi aspettative - ha detto Obama -. 

Il mio essere outsider è più evidente, Bruce è forse meno outsider di me. Ci siamo fatti tante domande nella nostra vita: farsi tante domande, non sentirsi a proprio agio per lo status quo, questo mi definisce. Non riuscivo a stare dentro una tribù, avevo bisogno di una comunità. Ci sono tanti momenti in cui un politico cerca darsi uno status di outsider populista, a volte con un atteggiamento sincero a volte posticcio, costruito ad arte. La cosa più importante per me non è essere outsider, ma voler far partecipare più persone. Ti interessano le voci di chi escluso? Vuoi farle contare? Mi interessa più questo che l'etichetta". Un ragionamento simile a quello di Springsteen. "Non mi definivo necessariamente un outsider. Mio padre era senza lavoro, ero preoccupato. Un uomo che non aveva mai trovato una collocazione precisa, è stato straziante far parte di quella realtà, condividere il dolore di restare inascoltati., Quando ho iniziato a scrivere l'ho fatto per le voci inascoltate, la mia è la storia di un outsider che cerca di dare voce a chi non è stato mai ascoltato: ho reso quelle storie il lavoro della mia vita ed è ancora così". Obama ha parlato anche dei rischi per la democrazia in Usa. "La democrazia è un giardino che va curato e se non lo curi va in rovina. Quello che abbiamo visto il 6 gennaio con l'assalto a Capitol Hill è stato un sintomo. Una delle tendenze più importanti e inquietanti è l'erosione dei fatti come base di una storia comune. 

Non voglio essere troppo romantico sul passato, ma c'era tra i partiti politici una base comune, per esempio sul cambiamento climatico o sulla vaccinazione. Ora esiste una capacità di costruire ad arte i fatti e questo è il fattore più corrosivo della democrazia: parte considerevole del paese non crede neanche ai conteggi delle schede elettorali, neanche quando sono certificati dal loro partito".

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"Capisco gli artisti che lasciano la politica al di fuori del loro lavoro, non penso sia necessario esser artista-attivista - ha sottolineato Springsteen -, io non mi reputo un artista- attivista, la musica rock è musica della libertà. La cosa più importante che ho fatto e cercare raccontare storie che diventassero parte di una narrativa. Le persone che vengono ai miei concerti hanno punti di vista diversi, io cerco di mostrare loro che hanno valori comuni. La speranza è che questo legame resista quando tornano alle loro vite e che agiscano come cittadini in una nazione". "Del periodo della presidenza non mi mancano i lustrini, mi manca avere una squadra di persone solidale, realmente impegnata a risolvere problemi", ha detto ancora Obama. "I momenti più felici della mia vita sono con le mie figlie. Quando sono seduto con loro e Michelle le ascolto mentre parlano e sono solari, intelligenti, acute, mi prendono in giro. Sul letto di morte non ricorderò i discorsi che ho fatto, ma l'aver tenuto le mie figlie per mano, lo starcene seduti insieme: queste sono le cose per cui dirò che è valsa la pena vivere".

 

   

 

Scritto da BARACK OBAMA-BRUCE SPRIGSTEEN   
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