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Moby Prince
Lunedì 26 Luglio 2010 09:24

10 Aprile 1991 Traghetto
MOBY PRINCE
140 morti

Una serata di mare calmo. Alle ore 22:25 e 27 secondi, a largo del Porto di Livorno, il traghetto Moby Prince entra in collisione con la motocisterna Agip Abruzzo. A bordo 141 persone, tra membri di equipaggio e passeggeri; si salverà solo una persona, il mozzo Alessio Bertrand, recuperato dopo ben un'ora e un quarto dalla collisione.

L'inchiesta giudiziaria
Il procedimento vede indagate complessivamente 6 persone. Per due di esse è stata a disposta l'archiviazione; le altre quattro sono state rinviate a giudizio dal Giudice per le Indagini Preliminari dott. Urgese. Imputati di omicidio colposo plurimo sono Angelo Cedro, comandante in seconda della Capitaneria di Porto di Livorno e Lorenzo Checcacci, Ufficiale di Guardia, ai quali viene contestato di non aver tempestivamente attivato i soccorsi; Gian Luigi Spartano, marinaio di leva, per non avere informato del My Day (richiesta di soccorso); Valentino Rolla, III A Ufficiale di coperta dell'Agip Abruzzo, imputato anche di incendio colposo per non avere svolto tutte le attività, necessarie al momento in cui è calata la nebbia nella rada del Porto.
I giudici hanno, invece, ritenuto di archiviare l'inchiesta per la parte riguardante la posizione dell'armatore della Navarma (società proprietaria del traghetto Moby Prince) Vincenzo Onorato e del comandante dell'Agip Abruzzo, Renato Superina, nonostante l'opposizione di tutte le parti civili.
Per effetto di tale archiviazione, si riducono drasticamente le possibilità di accertare le cause della collisione, vertendo ormai l'indagine processuale essenzialmente sulla ricerca di eventuali responsabilità di carattere penale nella fase di organizzazione dei soccorsi e, quindi, sui fatti accaduti dopo la collisione.
Tutte le richieste di approfondimento peritale avanzate dalle parti civili in relazione a circostanze ritenute (per ragioni diverse a seconda dell'ipotesi ricostruttiva formulata) decisive per accertare le cause della tragedia, sono state disattese dal giudice.

Le ipotesi formulate dalle parti civili sulle cause della strage

  • Avaria del timone del traghetto provocata dal corto circuito del trasformatore in funzione da 25 anni, mentre la durata media di tale strumento è di 17/18 anni. Tale ipotesi implicherebbe la responsabilità, oltrechè dell'armatore della Navarma, del R.I.NA., l'organismo di controllo sugli impianti delle navi.
  • Esplosione a bordo della Moby Prince. Sono state depositate 2 perizie, una redatta dal personale della Marina Militare su richiesta della Commissione Ministeriale e l'altra dalla Polizia scientifica; entrambe attestano un'esplosione a bordo del traghetto. La polizia scientifica conclude che l'esplosione è stata provocata da esplosivo collocato nella camera delle eliche situata a prora; certifica, infatti, la presenza di esplosivo di carattere militare, in particolare di Sintex T4, e civile. La perizia degli esperti nominati dalla Commissione Ministeriale, invece, sostiene che l'esplosione è di natura gassosa.
  • Velocità eccessiva del traghetto Moby Prince. Si ipotizza, da parte di alcune parti civili, una responsabilità dell'armatore che avrebbe costretto il comandante a tenere una velocità eccessiva per rispettare i tempi di navigazione, creando una situazione di pericolo, aggravata, quella sera, dalla presenza di nebbia.


Le circostanze non chiarite che, a giudizio delle parti civili, avrebbero dovuto essere oggetto di una più accurata indagine per individuare la causa del disastro:

  1. la collocazione, seppur approssimativa, della motonave Agip Abruzzo prima della collisione
  2. la rotta seguita dalla Moby Prince all'uscita del Porto di Livorno
  3. l'individuazione della nave "Teresa", segnalata in una comunicazione radar
  4. l'individuazione degli altri pescherecci che si trovavano a largo di Montenero e che avrebbero potuto costituire un ostacolo o fornire informazioni utili alle indagini
  5. la presenza di nebbia tramite satelliti metereologici. Non esaudienti, a giudizio di alcune parti civili, sono le perizie in merito acquisite agli atti processuali
  6. il rinvenimento del boccaportello aperto sull'Agip Abruzzo che lascerebbe ipotizzare un'operazione di traffico illegale di materiale combustibile, collegata all'eventuale presenza di una bettolina in zona non identificata
  7. il ruolo svolto dal nostromo de Ciro Di Lauro il quale ha dichiarato di essere stato chiamato dall'Ispettore della Nanarma sulla nave, dopo la tragedia, per manomettere il timone. E' attualmnte pendente presso la Procura della Pretura di Livorno procedimento penale a carico del Di Lauro per tentata frode processuale
  8. l'esatta collocazione dei pescherecci che si trovavano a largo di Montenero
  9. i contrasti tra le due perizie
  10. la verifica del funzionamento delle eliche, stante l'avvenuto rinvenimento di acqua nel circuito delle eliche
  11. la poco verosimile mancanza di foto satellitari D.S.A. o Nato del Porto di Livorno che avrebbero potuto documentare quanto accaduto quella sera.
Scritto da Software Inside   
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