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MATTEO LA TORRE la storia di un imprenditore
Domenica 12 Dicembre 2021 12:28

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LE FOTO

MATTEO LA TORRE SI RACCONTA

La storia siamo noi, nessuno si senta escluso, siamo stati ospiti di una serata , di una festa, indimenticabile. Un carissimo amico imprenditore che, ha voluto scrivere la sua storia. Abbiamo assistito a dei filmati, a delle immagini di famiglia gelosamente conservate, ci siamo sentiti anche noi protagonisti, una storia che ricorda gli anni più belli della cinema italiano che, va sotto il nome di neoralismo. Sono storie nate e raccontate nel dopoguerra. Persone conosciute e anonime per modo di dire. La maggior parte degli italiani portavano le pezze al sedere, non esistevano le cinghie e noi ragazzini portavamo le bretelle, fatte della stessa stoffa del pantaloncino, si di inverno e di estate, erano corti, non c’era tessuto se non per i benestanti. I signori, portavano i pantaloni alla zuava, i calzettoni scozzesi e i maglioni di pura lana, avevano il cappotto e l’impermeabile. Noi avevamo le mantelline gommate verdi con il cappuccio e a malapena recuperavamo degli stivali di gomma. Ci vestivano i nostri genitori con le pezze americane. Montagne di indumenti che arrivavano in dono dagli Stati Uniti, come facciamo oggi noi con gli emigranti dall’ Africa.

We are the story, no one feels excluded, we were guests of an unforgettable evening, of a party. Of a dear entrepreneur friend who wanted to write his story. We have witnessed films, jealously preserved family images, we too felt protagonists, a story that recalls the best years of Italian cinema which goes by the name of neoralism. These are stories that were born and were told after the war. Known and anonymous people so to speak. Most of the Italians had patches on their asses, there were no straps and we kids wore suspenders, made of the same fabric as shorts, both in winter and in summer, they were short, there was no fabric except for the wealthy. The gentlemen wore zuava trousers, plaid socks and pure wool sweaters, they had overcoats and raincoats. We had green rubbered capes with hoods and barely got any rubber boots. Our parents dressed us in American cloths. Mountains of clothing that came as a gift from the United States, as we do today with immigrants from Africa.

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Matteo la Torre, Lino Banfi, Fausto Leali, Albano Carrisi, Miki Definis (foto arpaiamario)

Il libro che ha scritto  Matteo La Torre è una storia vera, la storia di molti di noi in particolare al Sud, di poveri, di famiglie numerose che i nostri genitori non sapevano come sfamare. Mia madre, una donna alta e forte, cuciva le camice per le mie cinque sorelle con la seta dei paracaduti americani, aveva la forma e gli attrezzi da calzolaio per rappezzarci le scarpe.

Matteo inizia a Lavorare da don Luigi D’Onofrio, commerciante di materassi, in piazza Duomo, è nato nel 47, due anni più piccolo di me, è ragazzo che si adatta a qualsiasi lavoro, è voluto bene, ha un carattere gioviale e intraprendente, è nel suo DNA; dopo poco lascia i materassi e va a lavorare dallo zio che vende le bombole di GPL, per alimentare le cucine e piccole stufe con la parabola in alluminio. Con una bicicletta nera, i freni a bacchetta, che ricordano le prime Bianchi, ha il portapacchi posteriore a forma di bombola, il contenuto del gas è di 15 kg, immaginate il totale del peso. Il negozio si trovava in una zona storica di Foggia, via Salomone. Ieri sera alla festa era presente il Rappresentante su Foggia della Ultragas, un novantenne lucidissimo e il Presidente della Regione Puglia Emiliano che, ha detto di essere stato capace di far nascere a Foggia, un rigoglioso e bellissimo prato tra i sassi.

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E’ la gavetta fino agli inizi degli anni sessanta, con l’arrivo della televisione, Matteo fa il salto di qualità, intuisce che sta per cambiare la storia del nostro Paese, e impara a riparare i televisori,ma è lavatrice automatica il vero miracolo economico, affranca le donne da  fatica immane di lavare i panni sul tavoliere di legno, per lo più, famiglie cariche di figli, la lavatrice diventa oggetto di culto. Le donne da sempre hanno fatto girare il mondo, il frigorifero, non più i blocchi di ghiaccio prodotto con l’ammoniaca in una ghiacceria all’inizio proprio di via Salomone. Giovanissimo, appena torna dal militare apre la prima attività in Viale Colombo. E’ li che ci conosciamo per la prima volta. Giovanissimo, lavoro con mio padre come riparatore, per Foggia e provincia, della Castor, elettrodomestici di Torino. Ripariamo lavatrici e frigoriferi, Entro nel negozio di Viale Colombo, cerco la scrivania, non la vedo, il negozio è stracolmo, mi faccio spazio e lo intravedo, è più giovane di me. Da allora non ci siamo più persi di vista.

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I successi commerciali sono travolgenti, lui ci sa fare, è simpatico e affabile, ti rendi subito conto che venderebbe un frigorifero agli Esquimesi.

Il primo grande merito è la generosità, non ha nulla della taccagneria dei commercianti, è un imprenditore che pensa in grande, ad investire ed assumere persone, è un altro pianeta, di commercianti ne ho conosciuto tantissimi, andavamo tutti gli anni a Milano alla Fiera Campionaria. Abbiamo avuto il grandissimo privilegio di vivere il boom economico. Abbiamo prima di tutti conosciuto e visto lavorare gli immigrati dal Sud alle catene di montaggio, della Candy, Rex, Zoppas, Indesit, Ignis, Castor, Ariston. Abbiamo conosciuto inventori, persone geniali. Abbiamo conosciuto per primi il meglio del meglio del Designer italiano dei televisori, la Brion Vega, azienda veneta, la radio a forma di cubo è nel museo di arte moderna di New York, Matteo ne ha vendute a palate, così come i televisori mod. Volans, un 17 pollici avveniristico.

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Matteo mi ricorda la canzone di Modugno “Volare” lui ha volato alto e continua volare nel plu dipinto di blu, mentre gli altri corrono a piedi. Oggi è uno dei proprietari di EURONICS, ha 800 dipendenti che lo stimano e gli vogliono bene, Matteo mi ha invitato sulla sua barca, insieme a tutta la famiglia per una intera giornata, mi telefona e mi dice di passare per casa sua a prendermi un biglietto di invito per lo stadio, seduto, a fianco a Raffaele, un gioiello di figlio, con tutte le caratteristiche del padre, anche le figlie sono nell’azienda, con una laurea in Economia e commercio.

La festa è stato un sogno ad occhi aperti, in mezzo ad una marea di amici, c'erano un vecchio giocatore dei tempi di pugliese, Patino, ala sinistra e il Capitano di un'altro Foggia, Pirazzini.

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Scritto da Mario Arpaia   
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