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C'ERA UNA VOLTA L'UCRAINA
Giovedì 10 Marzo 2022 12:19

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Facciamo parte dell' Associazione ParliamoneOra, le nostre ricerche sono rivolte agli studenti delle scuole superiori e delle universita', è importante raccontare loro cosa è stato il muro di Berlino e rapportarlo alla situazione attuale in Ucraina.

L'UNIVERSITA' DI BOLOGNA E' LA PRIMA D'ITALIA INSIEME ALLA FEDERICO II DI NAPOLI

L'associazione 13 agosto, che gestisce anche il "Museo del Muro" al Checkpoint Charlie, sotto la guida della vedova del fondatore Rainer Hildebrandt, l'artista Alexandra Hildebrandt, raccoglie informazioni sulle persone cadute lungo tutto il confine della RDT, Mar Baltico incluso. Al progetto non collabora alcuno storico di professione. I risultati dell'attività di ricerca dell'associazione vengono presentati ogni anno il 13 agosto, sempre come "dati provvisori". Nelle liste vengono infatti continuamente aggiunti nuovi casi, mentre altri vengono stralciati.

Presso il Centro di Ricerca sulla Storia Contemporanea di Potsdam Hans-Hermann Hertle  e Maria Nooke hanno condotto da ottobre 2005 fino a dicembre 2007 un progetto di ricerca finanziato dallo Stato. L'obiettivo era quello di determinare l'esatto numero di caduti al muro di Berlino e rendere pubblica la documentazione disponibile relativa alla storia delle vittime. Il progetto era finanziato dall'Agenzia Federale per l'Educazione Civica, da Deutschlandradio e dal Commissario del Governo federale per cultura e comunicazione. risultati sono disponibili in internet su "www.chronik-der-mauer.de" https://story.bpb.de/chronikdermauer/ e nel libro, pubblicato nel 2009, intitolato "Todesopfer an der Berliner Mauer". Sono descritte le biografie delle vittime, le circostanze della loro morte e le fonti utilizzate.

Nel progetto del 7 agosto 2008 si riscontrò che dei 575 casi indagati, 136 rispondevano ai criteri individuati dal "Centro di Ricerca sulla Storia Contemporanea" per identificare le vittime del muro. Furono inoltre identificati 251 casi di persone morte durante i controlli di frontiera a Berlino:la ricerca sulle morti naturali non è da ritenersi però ancora completata. Dei rapporti della Transportpolizei circa un terzo è andato perduto, in particolare in quelli relativi agli anni Settanta mancano intere annate. L'alternativa, cioè analizzare tutti i report giornalieri della polizia di frontiera sugli accadimenti in tutte le aree di sorveglianza, non è stata intrapresa perché economicamente insostenibile.

UCRAINA

GENTILISSIME/I,

L'aggressione, l'annessione, è sotto gli occhi di tutti, si sapeva da tempo, gli americani grandissimi esperti di guerre non esitaro a sgangiare su Hisoshima e Nagasaki, la bomba atomica, non esitarono ad invadere il Vietnam,non esitarono a far cadere il socialista Allende, in Cile, un bagno di sangue e una repressione feroce da parte di Pinochet. Non esitarono a tentare di invadere Cuba. Era chiara fin dall' inizio la neutralità dell' Europa, intervenire significa la terza guerra mondiale, lo sanno pure i bambini. L'esodo biblico degli ucraini sarà senza fine, un'altro muro dovrà essere alzato per fermarli. E' necessario scendere a Patti con Putin, i russi, non c'entrano, non contano nulla. Esistono gli oligarchi che hanno portato il gasolio a due euro e cinquanta, alla pompa. Quanti petrolieri di tutto il Mondo si stanno arricchendo, con le scorte di grezzo accumulate nrl tempoi? Il conto lo pagano i poveri cristi. Morti inutili, una Resistenza senza sbocchi, i nostri Partigiani ricevettero le armi dagli americani. Il Presidente

ucraino è in preda al delirio,non vuole arrendersi...non ci sono vie di uscita se non la morte e lo sbriciolamento dell' intera Ucraina. Chi la ricostruisce e con quali soldi anche volendo. L'informazione ha riempito tutti gli spazi liberi dell' Ucraina, è un ripetere continuamente gli stessi drammi, gli stessi probleni, è una guerra impari, impossibile. Nelle trasmismissioni di approfondimento molti sparlano oppure parlano di cose che non conosciamo. Nell' articolo in alto abbiamo trovato il link con la traduzione in italiano, delle fughe in Germania dall' Est all' Ovest. La dittatura Russa sui paesi dell' Est è stata atroce, la nostra generazione ha visto i carrarmati sparare per le strade di Budapest e in Cecloslovacchia, con la primavera di Dubcek.

Vicedirettore di HuffPost Alessandro De Angelis, ha dichiarato a Otto e Mezzo, che bisognerebbe armare l'Ucraina, per vincere la Resistenza dei Russi.

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I CARRI ARMATI A BUDAPEST

“I SOGNI MUOIONO ALL’ALBA”, LA RIVOLTA DEL POPOLO UNGHERESE DEL 23 OTTOBRE 1956

Oggi è festa nazionale in Ungheria. È la Festa della Repubblica proclamata il 23 ottobre 1989 ma è soprattutto la festa in cui gli ungheresi ricordano l’anniversario dell’insurrezione popolare contro il governo comunista che iniziò il 23 ottobre del 1956. Il pomeriggio del 23 ottobre di quel 1956 circa 3000 studenti scesero in piazza in segno di solidarietà con gli studenti della città polacca di Poznan che, a loro volta, avevano manifestato a favore degli operai polacchi che erano insorti al grido di “pane e libertà” contro il regime comunista di Cyrankiewicz segretario generale del Partito Operaio Unificato Polacco e primo ministro.

Quella rivolta fu soffocata nel sangue con il sacrificio umano di oltre un centinaio di operai polacchi, ma produsse anche i primi tiepidi aneliti di revisionismo con l’assunzione del potere di Gomułka e la contestuale liberazione dal carcere del cardinale primate di Polonia Stefan Wyszynski. Per la cronaca va registrato che “L’Unità” (allora organo ufficiale del Partito Comunista Italiano) definì gli scioperanti di Poznan “provocatori” e scrisse: “La responsabilità per il sangue versato ricade su un gruppo di spregevoli provocatori che hanno approfittato di una situazione temporanea di disagio in cui versavano Poznan e la Polonia”.

Ma torniamo a quel pomeriggio del 23 ottobre 1956 a Budapest. Al corteo pacifico degli studenti inaspettatamente si aggiunsero molte migliaia di cittadini ungheresi e la protesta si trasformò rapidamente in una rivolta popolare. In pochissimi giorni i manifestanti diventarono milioni e tutti chiedevano la fine della dittatura del despota stalinista Matías Rakosi e l’allontanamento dalla Polonia delle truppe sovietiche. In breve tempo i rivoltosi si impadronirono di istituzioni pubbliche e di vasti territori. Vi furono anche esecuzioni sommarie di dirigenti e di appartenenti all’odiata polizia politica, la famigerata AVH. Il mondo intero si interrogava sull’atteggiamento del Russia sovietica dopo che Imre Nagy, nominato primo ministro al posto dell’odiato Rakosi, sposò la causa dei rivoltosi. La risposta non si fece attendere e fu di una brutalità inaudita.

Il 4 novembre l’Armata rossa arrivò alle porte di Budapest con circa 200.000 uomini e 4000 carri armati. La rivolta iniziata il 23 ottobre precedente su iniziativa degli studenti dell’Università di Tecnologia e di Economia di Budapest a cui si era associato l’intero popolo ungherese affogò nel sangue, schiacciata dai cingoli dei carri armati sovietici nell’operazione denominata “turbine” direttamente controllata dal capo del Cremlino Kruscev e dal temuto capo del KGB Suslov. I morti furono 2.700 e quasi 250.000 i feriti. Molti ungheresi lasciarono per sempre il loro paese. Imre Nagy, il primo ministro della riscossa sarà impiccato insieme al ministro Pal Maleter e al giornalista Miklos Gimes.

Il cardinale Wyszynski, quello che aveva fatto vescovo il futuro Papa Giovanni Paolo II, si rifugiò nell’ambasciata americana di Budapest dove rimarrà per quindici anni. Ma, come dicevamo, i primi tiepidi aneliti di revisionismo incominciarono a farsi largo in tutto il mondo comunista. Già a Roma 101 intellettuali comunisti firmarono un appello di solidarietà con gli insorti anche se il partito di Togliatti manterrà una posizione favorevole all’intervento militare sovietico in Ungheria. Il futuro presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano a proposito dell’intervento militare in Ungheria dichiarerà: “… ha evitato che nel cuore dell’Europa si creasse un focolaio di provocazioni …e ha impedito che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione e perciò ha contribuito in maniera decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo”.

Indro Montanelli, allora inviato speciale del “Corriere della Sera”, scriverà una pièce teatrale da cui fu tratto un film da lui stesso curato nel 1961: “I Sogni muoiono all’alba”. Il film è ambientato nelle stanze dell’Hotel Duna, quartier generale della rivolta e dei giornalisti stranieri da dove Montanelli, insieme a colleghi anche della stampa comunista occidentale, aveva osservato i giorni della rivolta di Budapest. Colpisce una frase in cui un giornalista italiano si rivolge ad una rivoltosa di nome Anna Miklos dicendole: “guarda che il giornalista italiano con cui tu amoreggi è iscritto al partito comunista”. “Anch’io” fu la risposta della giovane Anna Miklos.

(Franco Seccia, com.unica 23 ottobre 2021)

 

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LA PRIMAVERA DI PRAGA

Scritto da Mario Arpaia   
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