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Pablo Picasso - Il Volto della Pace
Martedì 19 Aprile 2022 08:42

Quando Éluard scrive la pace e Picasso la disegna. Pubblicati nel 1951 all’interno della raccolta “Pour la paix, le visage de la paix et autres poèmes de Paul Éluard en dialogue avec des oeuvres de Pablo Picasso”, questi versi parlano al cuore di chiunque li legga, ed esprimono il desiderio di una pace sincera e duratura. Scopriamoli insieme.

“Il volto della pace”

Conosco tutti i luoghi dove abita la colomba
e il più naturale è la testa dell’uomo.
L’amore della giustizia e della libertà
ha prodotto un frutto meraviglioso.
Un frutto che non marcisce
perché ha il sapore della felicità.
Che la terra produca, che la terra fiorisca
che la carne e il sangue viventi
non siano mai sacrificati.
Che il volto umano conosca
l’utilità della bellezza
sotto l’ala della riflessione.
Pane per tutti, per tutti delle rose.
L’abbiamo giurato tutti.
Marciamo a passi da giganti.
E la strada non è poi tanto lunga.
Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno,
coglieremo alla svelta l’alba e la primavera
e prepareremo i giorni e le stagioni
a seconda dei nostri sogni.
La bianca illuminazione
di credere tutto il bene possibile.
L’uomo in preda alla pace s’incorona di speranza.
L’uomo in preda alla pace ha sempre un sorriso
dopo tutte le battaglie, per chi glielo chiede.
Fertile fuoco dei grani delle mani e delle parole
un fuoco di gioia s’accende e ogni cuore si riscalda.
La vittoria si appoggia sulla fraternità.
Crescere è senza limiti.
Ciascuno sarà vincitore.
La saggezza è appesa al soffitto
e il suo sguardo cade dalla fronte come una
lampada di cristallo
la luce scende lentamente sulla terra
dalla fronte del più vecchio passa al sorriso
dei fanciulli liberati dal timore delle catene.
Pensare che per tanto tempo l’uomo ha fatto
paura all’uomo
e fa paura agli uccelli che porta nella sua testa.
Dopo aver levato il suo viso al sole
l’uomo ha bisogno di vivere
bisogno di far vivere e s’unisce d’amore
s’unisce all’avvenire.
La mia felicità è la nostra felicità
il mio sole è il nostro sole
noi ci dividiamo la vita
lo spazio e il tempo sono di tutti.
L’amore è al lavoro, egli è infaticabile.
Eravamo nel millenovecento diciassette
e conserviamo il senso
della nostra liberazione.
Noi abbiamo inventato gli altri
come gli altri ci hanno inventato.
Avevamo bisogno gli uni degli altri.
Come un uccello che vola ha fiducia nelle sue ali
noi sappiamo dove conduce la nostra mano tesa:
verso nostro fratello.
Colmeremo l’innocenza
della forza che tanto a lungo
ci è mancata
non saremo mai più soli.
Le nostre canzoni chiamano la pace
e le nostre risposte sono atti per la pace.
Non è il naufragio, è il nostro desiderio
che è fatale, e la pace inevitabile.
L’architettura della pace
riposa sul mondo intero.
Apri le tue ali, bel volto;
imponi al mondo di essere saggio
poiché diventiamo reali,
diventiamo reali insieme per lo sforzo
per la nostra volontà di disperdere le ombre
nel corso folgorante di una nuova luce.
La forza diventerà sempre più leggera
respireremo meglio, canteremo a voce più alta.
Una poesia che parla al cuore.


Pubblicata un anno prima della morte del poeta, questa poesia evoca sin dai primi termini la libertà e la pace, e rimanda all’esperienza post-bellica della Prima Guerra Mondiale. I versi liberi si intrecciano ad un lessico che richiama esclusivamente immagini di pace e solidarietà. Tali immagini si susseguono e si rincorrono agili, sin dalla metaforica colomba che abita il mondo all’esterno e all’interno di noi (vv. 1-2).
I frutti della pace non marciscono mai (vv.3-6), e tutto sembra fertile, dalla terra che calpestiamo alle parole che pronunciamo. La fiducia, il sogno e la fratellanza sembrano fari che illuminano la condizione umana dopo i momenti oscuri in cui “l’uomo ha fatto paura all’uomo e agli uccelli che porta nella sua testa” (vv.37-39).
Dopo l’esperienza del buio opprimente della guerra, che nel poema non trova posto, splende una luce sfolgorante. La luce e la speranza pervadono infatti l’intero componimento che, accompagnato dall’illustrazione di Pablo Picasso, acquista ancor più significato. Due grandi artisti collaborano ad una pubblicazione per celebrare la pace. Uno la racconta, l’altro la disegna.
Chi era Paul Éluard
Paul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel, è stato un poeta francese, tra i maggiori esponenti del movimento surrealista.
Nato a Saint-Denis nel 1895, il poeta sceglie lo pseudonimo “Éluard” in ricordo della nonna materna. Per comporre i suoi versi si ispira al vitalismo di Whitman e all’armoniosa musicalità delle opere di Verlaine. Pubblica le sue prime poesie nel 1913. Dopo aver trascorso 14 mesi in un sanatorio per via di un attacco di emottisi, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale il giovane Éluard viene arruolato nella fanteria.
Nei suoi versi, egli canta dapprima la pace e l’amore, senza mai mancare di sperimentare nelle forme e nello stile. Nella seconda fase della sua produzione, quando il poeta ha l’occasione di viaggiare e scoprire la realtà europea e quella asiatica, le tematiche acquistano una forte ispirazione sociale. paceÉluard non smette di scrivere e comporre e, nonostante le difficoltà di salute, pubblica innumerevoli raccolte poetiche fino alla morte, sopravvenuta nel 1952 a seguito di un infarto.

Scritto da Mario Arpaia   
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