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Pellegrino Graziani
Lunedì 09 Maggio 2022 08:39

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Pellegrino Graziani 25 aprile

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Pellegrino (Rino) Graziani, Sindaco di Foggia, amministratore "carrarmato" (come si usava definirlo – positivamente – nella politica cittadina) ha trascorso gli ultimi anni della sua vita non solo segnato dalla grave malattia che lo aveva colpito ma soprattutto dal trauma di una vicenda giudiziaria, di cui fu vittima – definita successivamente – "ingiusta", come ingiusta fu definita la sua detenzione.

Un brutto fattaccio amministrativo, su cui è stato steso uno strano velo, ma che decretò la fine politica di un grande uomo e di un capace amministratore.

Nato e vissuto nel gruppo politico di Vincenzo Russo , democristiano doroteo di forte caratterizzazione, trasferì le sua capacità personali di lavoro instancabile e di mediatore capace nella vita amministrativa della Città che, sotto il suo governo, visse una concreta stagione di opere pubbliche: mai fermarsi, sempre fare, sempre risolvere.

Nelle riunioni di Consiglio comunale la sua possente corporatura dimostrava una resistenza unica: potevano stancarsi i Consiglieri comunali, non il Sindaco che spingeva la riunione finché non si fosse arrivati ad una conclusione. Chiaro nelle sue "appartenenze" partitiche, fu singolare nel trattare con tutti gli altri schieramenti: mai rancori, mai vendette, sempre attenzione ai problemi della città e non alle vittorie di parte. Una stagione – quella di Graziani – che, a rivisitare la storia successiva, richiama facilmente paragoni a suo vantaggio.

Non si chiarisce la sua personalità se non la si inquadra nello scenario dell'epoca: la politica e l'amministrazione vivevano tempi di grandi decisioni e di svolte senza ritorno: era il momento delle Partecipazioni Statali, dell'avvenire "industriale" di Foggia e provincia. Vincenzo Russo dettava le regole e Foggia era la punta forte, da sfondamento, della "balena bianca", di quella DC piglia-tutto e dei consensi oceanici. Graziani sempre in prima fila ma, per chi lo conosceva al di là delle apparenze, non fu mai settario, non fu mai Emilio Fede; aveva una tale capacità di autoironia che faceva decantare sia gli ottimismi fuori riga che i pessimismi sottoriga. A chi gli ricordava che il sabato era d'obbligo il rito dell'ossequio al "capo", una volta rispose, in foggiano qual era, "facciamoci quest'altra passione".

La vita di partito e di corrente precedeva, accompagnava e seguiva quella amministrativa. Graziani obbediva ma sempre a modo suo, con la bonomia e l'astuzia di chi la sa lunga e di chi dentro il Partito era democristiano doc ma fuori era sindaco, primo del popolo. Sapeva vincere come democristiano ma sapeva perdere – o far vincere – quando dentro di sé sentiva che gli interessi della città non passavano sul solo binario del suo partito.

Di lui si ricorda una frase celebre, che disse a chi gli faceva presente le casse vuote del bilancio comunale: "I debiti? Gli unici debiti che contano solo che cose che dobbiamo fare".

Rino Graziani era cresciuto ed era stato educato dai Giuseppini di San Michele, presso quell'Oratorio che è stata la fucina di tanti onesti cittadini e di tanti cattolici, poi impegnati in politica. Di questa matrice andava orgoglioso, sentiva che ad essa doveva rimanere fedele, senza, per questo, manifestare un'appartenenza settaria.

Smessi gli abiti del Primo Cittadino, sedeva sui banchi dei consiglieri con la stessa tenacia di prima e con una umiltà rara. Chi scrive queste note se lo ricorda attento, preciso, non rancoroso, obbediente. Conosceva tutti e mai pugnalava alla schiena di quelli che sapeva "difettosi"; amava lo scontro frontale ma dopo, una stretta di mano, una risata sincera.

Quando riacquistò la libertà a quei pochi che ammise a casa sua disse che si sentiva più leggero, "perché era dimagrito". Ma dentro aveva il rammarico di una macchia ingiusta, per una sigla fatale su un atto deliberativo, male o cattivamente falsato nel significato.

Dedicargli una via della Città, come è stato fatto, è ben poca cosa perché la Città porta ancora il segno della sua presenza amorevole e totale per una Foggia autentica, come autentico era il foggiano Rino Graziani.

Scritto da Mario Arpaia   
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