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La cronaca dalla prima linea dei 93 giorni che sconvolsero l'Ucraina
Domenica 26 Giugno 2022 10:36

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La cronaca dalla prima linea dei 93 giorni che sconvolsero l'Ucraina. Un film del presente, nel bene e nel male.

Recensione di Marianna Cappi
giovedì 3 settembre 2015 

 

GENTILISSIME/I,

lo dobbiamo ai giornalisti di inchieste di RAI 3, Sigfrido Ranucci e Massimo Oldani, la scoperta del documentario. Sono un vecchio foto-cine reporter,ho realizzato diversi documentari,la cronaca dei 93 giorni è uno straziante film di eccezzionale valore storico, per capire le responsabilità dell' occidente nei riguardi degli Ucraini. Mai viste scene così drammatiche, di persone ammazzate brutalmente da cecchini appostati sui tetti. Un chilleraggio spietato atto a piegare la Resistenza di un popolo valorosissimo. La vigliaccheria di un Governo che fa il doppio gioco, si allea con l'Eruropa e con la Russia di Putin. Ora è  chiara la determinazione a voler combattere, ad ogni costo, a ciò che resta dell' Unione Sovietica, furono uccise 200 persone a Kiev e 5000 nell'intera aggressione che, non sapevamo esserci stata. La stampa internazionale complice del massacro. Le immagini del documentario non lasciano spazio alle interpretazioni, le riprese in campo corto mostrano la violenza dei manghenellatori in uniforme antisommossa. Non pensiamo che un altro popolo sia riuscito a fare ciò che hanno fatto gli Ucraini, per la dignità, la democrazia, e la libertà. Vengono i mente i fatti di Ungheria e Cecoslovacchia, le barricate, il fuoco e il fumo accecante. Viene in mente Berliguer, e l'ombrello della NATO. Se fossero state aperte allora le porte della Comunità europea, si sarebbe evitato il massacro. E' indispensabile è moralmente coplice, la stampa che si astiene, tutti dobbiamo capire, l'informazione su una storia tragica come questa va fatta urgentemente, non può tacere, dobbiamo sapere che possibilità ha di resistere l'Ucranina, prima che venga polverizzata del tutto. Guardiamo e ci sentiamo in colpa.

 

A LUCIO CARACCIOLO DIRETTORE DI LIMES

A LILLY GRUBER CONDUTTRICE DI OTTO E MEZZO

A MASSIMO GIANNINI DIRETTORE DELLA STAMPA 

A LINA PALMERINI EDITORIALISTA DEL SOLE 24 ORE

È il novembre del 2013, l'Ucraina è ufficialmente indipendente da più di vent'anni, ma, mentre i cittadini guardano a Ovest e a un accordo di libero scambio con l'Unione Europea, il premier Janukovyc guarda a Oriente, a un prestito economico dalla Russia. Quando la firma dell'accordo con l'UE salta, annullando la più cruciale delle promesse elettorali, la popolazione di Kiev scende in piazza Maidan (già teatro della cosiddetta rivoluzione arancione del 2004). Un messaggio su Facebook e in poche ore i manifestanti divengono centinaia, poi migliaia, decine e centinaia di migliaia, in ansia per il futuro dell'economia. Winter on Fire racconta quei novantatré giorni, a cavallo del Capodanno, in cui una generazione cresciuta libera ha lottato strenuamente per rimanere tale, per scongiurare l'avvento di uno stato di polizia, per affermare il diritto a destituire un governante sulla base dello stesso patto democratico che ha portato alla sua nomina.
È un racconto che comincia con il diritto, prosegue con la resistenza e finisce col (primo) sangue. Il racconto dei giorni che hanno sconvolto l'Ucraina e che, afferma tacitamente il montato, dovrebbero sconvolgere altrettanto chi assiste a quella cronaca, per quanto al sicuro, dall'altra parte dello schermo. Ed è quello che succede, non si può certo restare indifferenti di fronte all'escalation del faccia a faccia tra la moltitudine di ucraini di diverse età, lingue e religioni, da una parte, e le forze dell'ordine dall'altra, e all'assassinio di massa da parte di quest'ultime dei compatrioti disarmati. Afineevsky, che è un regista solido ed esperto, sa quello che vuol fare: nessuna analisi politica, nessuna ricapitolazione storica, solo raccontare il momento, la sua energia, rigorosamente dall'interno e da una parte della barricata.
Le riprese sono tutte di prima linea, ben ancorate ai luoghi dell'accaduto e testimoni ravvicinate di cortine di fumo, notti di ghiaccio, scene di coraggio e di morte senza filtri. Al di là del valore informativo e dell'aderenza a quello che è ormai un genere in auge, il documentario politico sul campo, le riprese di Afineevsky sollevano anche una serie di domande che vanno oltre il focus specifico ucraino. Perché sono immagini nuove e allo stesso tempo appena viste, nelle quali si mescolano le tendopoli di Occupy Wall Street e gli abusi del G8 genovese, l'entusiasmo di piazza Tahir e l'orrore del conflitto ex jugoslavo. Si definisce così, mattone su mattone, film su film, un'epoca in cui al fatto di sapere tutto, addirittura di vedere tutto (e cioè di avere le prove), e di vederlo reiterarsi, non corrisponde un fare di tutto, al contrario.
Afineevsky partecipa alla rivoluzione nel suo ruolo di occhio meccanico ma non "obiettivo", e chiude su un parziale successo dei manifestanti, facendo del proprio girato un tributo all'eroismo e alla determinazione di tanti ucraini. Ma è impossibile non pensare che dove finisce questo reportage di guerriglia urbana inizia un terribile film di guerra che non ha ancora la parola fine.

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LO GUARDI
E TI SENTI IN COLPA... 

Vedere questo film è un obbligo per tutti gli europei. Conoscevo la storia della protesta che ha portato alla rivolta in Ucraina in modo molto superficiale e non sapevo da che parte fosse la ragione. I media hanno raccontato tutto in modo confuso e credo che poche persone abbiamo davvero idea di ciò che è accaduto. Come possono fatti del genere accadere ancora oggi? Dove era l'Italia in quei giorni [...] Vai alla recensione » 

WINTER OF FIRE, QUEI CANTI DEMOCRATICI CHE CREARONO
L'UCRAINA DEMOCRATICA

giovedì 3 marzo 2022
Francesco Alò
Il Messaggero

Per chi volesse approfondire la questione ucraina su Netflix arriva il documentario Winter of Fire di Evgeny Afineevsky, presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2015. Roba vecchia? Niente affatto perché vedrete Piazza Maidan al centro di Kiev in tanti telegiornali di questi giorni. NOVEMBRE 2013 Solo che in quella fine di 2013 e inizio 2014 la piazza principale della [...] Vai alla recensione » 

 

Scritto da Mario Arpaia   
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