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IL SOGNO AMERICANO DIVENTA UN INCUBO
Domenica 26 Giugno 2022 15:39

 

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 GENTILISSIME/I, 

gli americani risalgono la Penisola, l'Italia sta per essere tutta liberata, regalano alle popolazioni affamate, cioccolato e sigarette,sono tantissimi i soldadi italoamericani, li riconosci da come salutano. L'America sogna e fa sognare, gli appassionati di Jazz, di Glen Miller, Benny Goodman, di Armstrong li suonano nelle piazze. Le sale cinematografiche sono stracolme, spopolano Humpherey Bogart e Lauren Bacal. L'america diventa il sogno da realizzare, la democrazia, i diritti, sono stati conquistati da donne uomini in tutti gli Stati, resiste il Sud e l'Alabama per il razzismo  e il K.K.K. I neri sono martirizzati, Martin Luther King ha fatto un sogno...

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Il suo “sogno” era appunto quello di una società americana libera, democratica, ugualitaria, libera dai pregiudizi sulla popolazione di origine africana: nello storico discorso di Washington, che insieme a tutta la sua intensa attività di “resistenza pacifica” gli valse nel 1964 il Premio Nobel per la Pace, Luther King ripete la frase “I have a dream” ben otto volte, per esaltare l’immagine di un’America unificata nel nome dell’integrazione; ma a esser ripetute più e più volte vi sono anche “adesso è il momento” (con cui esorta gli Americani ad agire), “alcuni di voi sono venuti”, “tornate”, “potremo”, “liberi finalmente”, “che la libertà riecheggi”, “non potremo mai essere soddisfatti”. 

“I have a dream – recita uno dei passaggi più ricordati – that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin, but by the content of their character. I have a dream today!”. “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!”. 

  

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Tutto è iniziato poco dopo le 13, dopo un comizio di Donald Trump davanti alla Casa Bianca. La protesta è finita solo dopo l’intervento della Guardia Nazionale

La marcia, l’assalto, le bandiere che sventolavano nei corridoi. E poi gli spari, le morti e l’arrivo della Guardia Nazionale. Quello che è successo un anno fa a Capitol Hill ha cambiato il corso della politica degli Stati Uniti. Un’esplosione di violenza inedita che si è riversata contro il simbolo della democrazia del Paese. Tutti gli eventi si sono condensati in sette ore: dalle 13 alle 20, dall’inizio della marcia dei sostenitori del presidente uscente Donald Trump fino allo sgombero degli ultimi manifestanti. Sette ore che hanno segnato l’inizio del tramonto di Trump, silenziato dai media della Silicon Valley e lasciato in disparte dalla scena politica. 

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L'America sotto shock per la strage alla scuola elementare di Uvalde, in Texas.

Diciannove bambini e due adulti, di cui un insegnante, sono stati uccisi a sangue freddo in classe da un ragazzo di 18 anni, Salvador Ramos.

Un massacro che allunga la striscia di sangue negli Stati Uniti dove ci sono state più di 200 sparatorie di massa dall'inizio dell'anno.

I bambini e le due maestre uccise nella sparatoria erano tutti nella stessa classe, una quarta (frequentata di solito da alunni di 9-10 anni): lo riferisce la Cnn. 

 

CORTE SUPREMA

La Corte suprema Usa cancella il diritto costituzionale all’aborto dopo 50 anni. In 13 Stati tra cui Texas scatta subito divieto

Con questa sentenza ora gli Stati americani sono liberi di introdurre divieti o restrizioni all’aborto

La Corte Suprema americana ha messo fine alle garanzie costituzionali per l’aborto che erano in vigore da quasi 50 anni, una controversa decisione presa dalla maggioranza conservatrice dell’Alta corte. «La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto», recita la sentenza shock.

La decisione è stata presa con una maggioranza di 6 contro 3 nel caso «Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization», in cui i giudici hanno confermato la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. A fare ricorso era stata l’unica clinica rimasta nello Stato ad offrire l’aborto. «L’aborto presenta una profonda questione morale. La costituzione non proibisce ai cittadini di ciascuno stato di regolare o proibire l’aborto», scrivono i giudici.

In 26 Stati scatteranno leggi restrittive

Una bozza trapelata nelle scorse settimane (redatta dal giudice Samuel Alito, risalente a febbraio e confermata poi come autentica dalla corte) aveva indicato che la maggioranza dei ’saggi’ erano favorevoli a ribaltare la Roe v Wade, suscitando vaste polemiche e proteste negli Usa. Su 50 Stati, 26 (tra cui Texas e Oklahoma) hanno leggi più restrittive in materia. Nove hanno dei limiti sull’aborto che precedono la sentenza «Roe v. Wade», e che non sono ancora stati applicati ma che ora potrebbero diventare effettivi, mentre 13 hanno dei cosiddetti «divieti dormienti» che dovrebbero entrare in vigore entro 30 giorni (le cosiddette trigger laws) eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo. I 13 Stati sono: Arkansas, Idaho, Kentcky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North Dakota, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Wyoming.

In Missouri e Texas scatta subito il divieto

Il Missouri ha subito rivendicato di essere il primo Stato ad aver vietato l’aborto dopo la sentenza, seguito a ruota dal Texas. Il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha sottolineando che le strutture che offrono le interruzioni di gravidanza possono essere considerate «responsabili penalmente a partire da oggi». Stesso copione in South Dakota, dove una legge specifica che, con effetto immediato, tutti gli aborti sono illegali «a meno che un giudizio medico ragionevole e appropriato indichi che l’aborto è necessario per preservare la vita della donna incinta», si legge nella dichiarazione.

WASHINGTON, DC - NOVEMBER 30: (Front L-R) Associate Justice Stephen Breyer, Associate Justice Clarence Thomas, Chief Justice John Roberts, Associate Justice Ruth Bader Ginsburg, Associate Justice Samuel Alito, Jr., (Back L-R) Associate Justice Neil Gorsuch, Associate Justice Sonia Sotomayor, Associate Justice Elena Kagan and Associate Justice Brett Kavanaugh pose for their official portrait at the in the East Conference Room at the Supreme Court building November 30, 2018 in Washington, DC. Earlier this month, Chief Justice Roberts publicly defended the independence and integrity of the federal judiciary against President Trump after he called a judge who had ruled against his administration’s asylum policy “an Obama judge.” “We do not have Obama judges or Trump judges, Bush judges or Clinton judges,” Roberts said in a statement. “What we have is an extraordinary group of dedicated judges doing their level best to do equal right to those appearing before them. That independent judiciary is something we should all be thankful for.” (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

La Corte suprema Usa cancella il diritto costituzionale all’aborto dopo 50 anni. In 13 Stati tra cui Texas scatta subito divieto

Con questa sentenza ora gli Stati americani sono liberi di introdurre divieti o restrizioni all’aborto

La Corte Suprema americana ha messo fine alle garanzie costituzionali per l’aborto che erano in vigore da quasi 50 anni, una controversa decisione presa dalla maggioranza conservatrice dell’Alta corte. «La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto», recita la sentenza shock.

La decisione è stata presa con una maggioranza di 6 contro 3 nel caso «Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization», in cui i giudici hanno confermato la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. A fare ricorso era stata l’unica clinica rimasta nello Stato ad offrire l’aborto. «L’aborto presenta una profonda questione morale. La costituzione non proibisce ai cittadini di ciascuno stato di regolare o proibire l’aborto», scrivono i giudici.

Scritto da Mario Arpaia   
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