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NON TROVA IL TELECOMANDO...
Venerdì 21 Ottobre 2022 08:14

 

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Alle 10.50 del 30 ottobre Mussolini scende dal direttissimo D 7 che è giunto a Roma e in camicia nera si presenta al re: "Maestà vi porto l'Italia di Vittorio Veneto". Quaranta minuti di colloquio a tu per tu. Il sovrano chiede di smobilitare gli squadristi e di farli tornare a casa.

Questa è la sigla del nuovo governo che diventerà regime, minaccerà subito di trasformare la Camera in un " bivacco di manipoli ", porterà alle leggi eccezionali, al delitto Matteotti, al tribunale speciale, alle norme razziali, all'alleanza con il nazismo, alla guerra, alla fine della libertà, sempre con la cifra della violenza di Stato. Fin dal primo giorno, il 31 di ottobre, quando Mussolini sin'insedia al potere e le squadre entrano da padrone nelle case deli onorevoli Nitti, Bombacci, e Labriola, distrugendo e deturpando ogni cosa.

Ezio Mauro L'anno del Fascismo 1922. Cronache della Marcia su Roma Feltrinelli editore

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 DOPO LA GUERRA LA DITTATURA

Un mezzo rincitrullito (con rispetto parlando) parla in favore di Putin, vuole il telecomando della giustizia e spara cazzate a raffica.

Un caso umano conclamato, già autore di una delle leggi più orrende del globo sulle telecomunicazioni, bombarda la legge sull’aborto.

La terza carica dello stato (volutamente minuscolo) ha l’apertura mentale di un Torquemada efferato.

La seconda carica dello stato (sempre volutamente minuscolo) colleziona busti del duce e rivendica le foto di mussolini al mise (sono d’accordo, però sotto la foto del dittatore vile scriveteci quanto segue: “Questo pelato qua era un vigliacco criminale che ha fatto una sola cosa buona nella vita: è morto. Però troppo tardi. Dongo nel cuore!”).

Siamo all’abisso più conclamato, in balia quasi sempre di incompetenti, affaristi, rincitrulliti e lestofanti ignoranti. Non pochi scribi si sono già piegati alla nuova capessa - i soliti paraculi cerchiobottisti - e ci attendono anni violentemente e rigorosamente di merd@, grazie anche a un elettorato troppo spesso diversamente sfavillante e ad un centrosinistra avvilente, dove c’è gente come Renzi o Calenda che ancora apre bocca.

È il baratro del baratro, e molti se lo meritano pure (io no, e pure molti di voi, ma si sa: in Italia non c’è gusto a essere intelligenti. Quindi abituatevi all’abominio morale, perché la politica in Italia è questa roba qua).

Siamo dentro una tragedia foderata di ridicolo. La Storia si farà beffe di noi. Giustamente. E tutto il mondo ci riderà dietro. Ancor più giustamente.

Buona catastrofe, e complimenti a quei dissestati neuronali che - in uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni - hanno deciso il 25 settembre di affidarsi a urlatrici nere, cazzari verdi fritti alla fermata del treno e caimani bolliti. Bravi citrulli, siete meno furbi di un cavedano morto.

Daje meteorite e buona catastrofe!

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Scritto da ANDREA SCANZI   
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