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LA SFIDA INTERROTTA
Domenica 06 Novembre 2022 09:32
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<< Se una così grande parte di popolo, indipendentemente dalla posizione politica, pensa oggi con dolore e tenerezza alla morte di quest'uomo, questo nasce dal modello politico e umano che egli ci ha offerto.>> Sono parole di Vittorio Foa, usate nei giorni della fine del lavoro e della vita di Enrico Berlinguer.

Quello di Enrico fu il più grande funerale della storia d'Italia. Mai un uomo di Stato o di spettacolo, di sport o di religione fu accompagnato, al termine della sua vita, da tanta gente.

Di lui Enzo Biagi disse, semplicemente : << Sentivi che credeva a quello che diceva>>.

Berlinguer aveva negli occhi e nei comportamenti il coraggio e la testardaggine di una persona ispirata, mossa da qualcosa che gli impegnava, oltre alla ragione , il cuore.

La morte di Berlinguer era la conclusione, secondo il copione di una tragedia classica, di una speranza. Tutti noi avevamo la consapevolezza di un traguardo che non era stato raggiunto e il presentimento di un lungo e faticoso cammino.

Perchè la politica è la consapevolezza di camminare insieme. E' avere la coscienza, o anche solo la speranza, che tutti insieme stiamo cercando qualcosa, stiamo andando verso una meta.

La sua vita fu quella di un riformatore vero sullo sfondo di un'epoca degradata da facili e banali riformismi.

GENTILISSIME/I,

camminare insieme, la politica è la speranza che le cose possono cambiare, il governo appena insediatosi è la consenguenza di aver proceduto in ordine sparso, ognuno con i propri pensieri e le proprie ambizioni. Vi preghiamo di far nascere    prima la Rete della sinistra, abbiamo bisogno di sentirci collegati, di capire se all' altro capo del filo c'è qualcuno che condivide il pensiero berlingueriano. E' il pensiero di un uomo che era avanti a tutti, coraggioso, sapeva sperimentare. 

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Abbiamo appena finito di leggere Biografia della Prima Repubblica, di Simona Colarazzi, data l'età, abbiamo iniziato a viverla dal 1960, la prima esperienza fu L'Espresso di Eugenio Scalfari, scriveva dei rumori di sciabola e del Generale dei Carabinieri, De Lorenzo, e dei suoi sodali, la malattia di Segni. La Presidenza della Repubblica di Leone e famiglia,le dimissioni per una storia di aerei. Un percorso il nostro, doloroso, essendoci trovati coinvolti come vittime, nella strategia della tensione e nello stragismo. Il primo libro di politica che lessi  fu: Razza padrona, di Scalfari e Turani, la storia dei boiardi di Stato, una volta azzannata la preda non la lasciarono più,solo quando arrivarono all'osso. Suggeriamo di leggere il libro della professoressa, è la foto nitida,  il film dei fatti che ci hanno accompagnato fino discesa in campo del n° 10 di Milano, il regista, il fuoriclasse Silvio Berlusconi.

Pensate, nonostate tangentopoli, gli italiani lo scelgono con un plebiscito, per la rinascita dell' Italia, l'uomo con lo sciarpone bianco,lo ricordate  seduto accanto a Confalonieri, allo stadio San Siro. Il Presidente del Milan e del Consiglio. Risiede con la famiglia nella villa di Arcore,con la servitù, portato dalla Sicilia, da Dellutri, presidente di una squadretta di provincia, lo stalliere Mangano.

Berlusconi a governato il paese come un Re, circondato dalla sua corte, tra Milano e La Sardegna, in una villa hollywoodiana.Fu sostituito alla guida del governo, da Mario Monti a causa dello spread a 500. 

Il centro sinistra ha avuto la possibilità di cambiare il paese, di fare le riforme, di abbassare il debito pubblico, di creare posti di lavoro, organizzare l'immigrazione, umanizzare e modernizzare le carceri, curare l'ambiente devastato dal cemento, limitare l'inquinamento, diminuire le morti sul lavoro, rendere l'Italia un paese totalmente civile, migliorando le condizioni di vita del Mezzogiorno, investendo massicciamente sull'agricoltura e il turismo. Avuto purtroppo la disgrazia dell'uomo sbagliato al posto giusto. Abbiamo regalato la leadership ad un gruppo di ministri succubi del Capo.

Non lo volete chiamare destino? Altrimenti come?

Scritto da Mario Arpaia   
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