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PRIMI CHE FUMMO
Lunedì 14 Novembre 2022 08:45

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Siamo nel Giugno 1984, alle elezioni per il parlamento europeo, il sorpasso sulla Democrazia Cristiana, il partito era stato guidato dal segretario Enrico Berlinguer, fino all'11 giugno 1984.

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Cosa resta della nostra storia politica, il nobile che voleva diventare plebeo, l'uomo, il visionario che aveva visto lontano, nonostante si chiamasse Partito Comunista italiano, era oltre, verso le socialdemocrazie del Nord Europa. Fu cauto per quanto accaduto in Cile. Chi raccolse l'eredità, non seppe realizzare il sogno di vedere per la prima volta in Italia, un governo di sinistra, a difesa dei più deboli. Un partito riformista che traghettasse il Sud verso il benessere economico e sociale. Il più giovane segretario del FGCI, Massimo Dalema, con Veltroni, avrebbero dovuto raccogliere il testimone. La sinistra purtroppo scelse le correnti, iniziò a parlarsi addosso, senza mai creare uno sbocco ad un governo che li vedesse protagonisti. Intellettuali della forza di Pasolini,Moravia, Sciascia, furono costretti ad abbandonare il partito. La perdita dell' identità, dei valori per i quali si era sempre battuto lo ha indebolito al punto che oggi nella segreteria diissionaria, sono maggioranza, i renziani  hanno formato il Terzo polo. Il Pd sta per essere traghettato armi e bagli dall' altra parte della sponda. Il congresso servirà a contarsi e a dividersi definitivamente. La strategia del silenzio e quella dell'apripista Sen. Zanda, è chiarissima, fare di necessità virtù. Hanno deciso in maggioranza da che parte stare, si sono spogliati dell'abito di sinistra, lo hanno buttato al vento. L'antifascismo annacquato, ancora patrimonio di chi non si è mai arreso, resta la speranza, per quanti hanno rinunciato al voto, tornino in una formazione che mette al primo posto i più deboli, le persone che sono rimaste indietro. La politica fatta con serietà gratifica, da la possibilità di incontrare persone straordinarie con le quali incamminarsi e andare ad incontrare nuove realtà, giovani che hanno progetti e voglia di fare, gli emigranti che fuggono dalle guerre e dalla fame; aiutarli ad integrarsi, in un paese che non cresce più demograficamente, che a breve avrà problemi di pensioni e di sanità. Una montagna di debiti da pagare, senza il necessario sviluppo di qualità.  

 

 

 

Scritto da Mario Arpaia   
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