2022, L'ANNO DIFFICILE DELLE CARCERI. E LE RIFORME NECESSARIE
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84 suicidi, il numero più alto mai registrato. Il sovraffollamento che cresce con 2.000 detenuti in più presenti a fine 2022 rispetto a quanto si registrava solo un anno prima. Diversi procedimenti per torture e violenze aperti.
Quello appena concluso è stato un anno difficile per le carceri italiane. Un anno difficile che richiede riflessioni ampie sulla pena. Una riflessione pubblica su quello che ancora non si è fatto per renderla in linea al dettato Costituzionale, così come scolpito negli articoli 13 e 27,
L'auspicio è che la politica la ponga ai primi posti dell'agenda. C'è bisogno di riforme. Riforme che non si possono più rimandare.
Con questa prima newsletter del 2023 cogliamo l'occasione anche per augurarvi un buon anno.
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone
GENTILISSIME/I,
le morti per suicidio sono inaccettabili, le istituzioni che dovrebbero tutelare tutti i cittadini anche nelle carceri, sono assenti. La scelta di porre fine alla propria esistenza è la risposta a chi gestisce le carceri, che non sono adeguati a dirigere un Istituto di pena e riabilitazione. E' la legge che lo dice chiaramente. Il carcere non può assolutamente passare per un luogo di tortura. Chiediamo una interrogazione parlamentare del Senatore Ilaria Cucchi, lattivazione di un meccanismo che protegga maggiormente i detenuti depressi. Gli antidepressivi sono a pagamento, il Cipralex e le pillole per riposare costano una cifra. Non è possibile curare le persone angosciate, disperate con i fichi secchi. Per il governo di estrema destra le carceri sono fuori dei loro pensieri, perorare la causa dei detenuti fa perdere consensi a tutti i partiti. Le opposizioni sono paralizzate, non hanno idea e passione politica, pensano solo a conservare la poltrona.
Per noi i pentastellati di Giuseppe Conte, sono una delusione, non leggiamo di interventi in parlamento e sulla stampa degni di nota. Pensano solo a se stessi, ai propri interessi, non si espongono, tutti allineati e coperti dietro al capo, ma che politica è questa, quale soddisfazione oltre ai soldi provano, i rapprsentati di un popolo deluso e senza speranza, la speranza non è a tempo indefinito. Avete visto il docufilm su Dalla Chiesa, verissimo fino all'ultimo atto. Uomini fortemente motivati pronti a rischiare la vita per salvare l' italia da un banda di dementi borghesi, annoiati criminali di nascita. Giovani addestrati anche a morire per salvare la Repubblica nata dalla Resistenza. L'operaio Guido Rossa fu ucciso per aver cercato di fermare un brigatista all' interno dell' Italsider, al suo funerale andarono 250 mila persone a rendergli gli onori. La Direzione penitenziaria amministrativa, deve assolutamente dare una risposta all'emergenza suicidio, un gesto di civiltà, un gesto che viene richiesto a tutti i sarvitori dello Stato.
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Il 2022, l'anno dei suicidi, ci dice della necessità di riformare il sistema penitenziario
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Il 2022 si è da poco concluso e per il carcere verrà ricordato come l'anno dei suicidi. Sono stati ben 84 quelli avvenuti negli istituti di pena italiani. Uno ogni 5 giorni. In carcere, quest'anno, ci si è tolti la vita circa 20 volte in più di quanto non avviene nel mondo libero. Un detenuto ogni 670 presenti si è ucciso. Il precedente primato negativo era del 2009, quando in totale furono 72. Ma all'epoca i detenuti presenti erano oltre 61.000, 5.000 in più di oggi. All'epoca eravamo alla vigilia del periodo che portò poi l'Italia alla condanna della Corte Europea dei Diritti Umani per violazione dell'art. 3 della Convenzione Europea, per il trattamento inumano e degradante. Alcune iniziative parlamentari furono prese. Non vedere negli 84 suicidi di quest'anno un segnale altrettanto preoccupante delle condizioni in cui versano le carceri del paese è ingiustificabile. Specie perché questi suicidi si accompagnano ad un ritorno prepotente del sovraffollamento, all'assenza cronica di opportunità lavorative e di formazione, alla chiusura dei contatti con l'esterno e ad una problematica tutela della salute.
Che anno è stato il 2022 lo raccontiamo con alcuni dati e numeri emersi dalle 99 visite del nostro osservatorio in altrettante carceri italiane.
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Dalla A alla Z, l’anno difficile delle carceri |
Dalla “A” di Antigone alla “Z” di Zaki (Patrick) passando per la “E” di ergastolo, la “S” di sovraffollamento o la “T” di Tortura. Quella di Antigone, nella versione di Sofocle, è la lotta della giustizia contro la legge, della fraternità contro il potere. Portare un nome tragico è una grande responsabilità. Il 2022 è stato l’anno in cui è iniziato il più grande processo in Europa per tortura, anche a seguito di un esposto di Antigone presentato nel 2020 per le violenze a Santa Maria Capua Vetere. Il 2022 è stato anche l’anno delle cento visite fatte in carcere. L'anno di Cospito al 41-bis. L'anno del Beccaria. L'anno dei suicidi.
Il 2022 del carcere, dalla "A" alla "Z" lo ha raccontato Patrizio Gonnella su Il Manifesto.
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Parte la campagna tesseramento 2023 |
Anche quest'anno, per la nostra campagna tesseramento, abbiamo scelto di mantenere la frase di Fabrizio De Andrè, che scegliemmo lo scorso anno.
Continua infatti a permanere il senso di quanto scriveva e cantava il cantautore genovese. Per noi questa frase racchiude il senso anche di un impegno, quello di una società che sappia intercettare le difficoltà prima che esplodano, che sappia promuovere un'integrazione ampia, combattendo le disuguaglianze. E che sappia, quando le difficoltà portano a incontrare la giustizia, non solo condannare ma anche capire e aiutare.
Questo è quello che Antigone fa dalla sua fondazione. Tra poco più di un mese saranno 32 anni. Questo è quello che facciamo anche grazie a te.
Per questo ti invitiamo a iscriverti all'associazione.
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Per i circa 700 detenuti semiliberi c'è ancora la possibilità di intervenire |
Dopo due anni e mezzo circa 700 detenuti semiliberi - che per le normative per l'emergenza Covid-19 non facevano rientro in carcere la notte - dal 31 dicembre sono tornati nuovamente negli istituti. Nell'ultimo decreto legge dell'anno, approvato proprio agli sgoccioli del 2022, il Governo non aveva infatti voluto inserire un articolo che prorogasse questa misura, facendo fare un passo indietro nel percorso di reintegrazione di queste persone. Tuttavia c'è ancora spazio per dare un senso pieno alla pena, in linea col dettato Costituzionale. Il Parlamento, infatti, sta esaminando l'AS 452 (d-l 198/2022 - proroga termini legislativi) che dovrà convertire in Legge. Attraverso un emendamento si potrebbe intervenire.
I detenuti semiliberi che hanno usufruito delle licenze straordinarie non hanno in questi anni fatto parlare di sé, nessuno di loro ha commesso reati durante la permenza in casa nella notte. Il comportamento tenuto è stato sempre regolare. Qual è oggi il senso di farli tornare in carcere ogni sera, dopo due anni e mezzo di vita in famiglia e immersi nella società? Sradicarli da una già avvenuta integrazione sociale per ricondurli in un contesto detentivo e dunque per definizione separato. Se la pena deve tendere alla reintegrazione, ciò è privo di senso.
In un nostro contributo inviato alla Commissione Parlamentare di competenza auspichiamo quindi che il Parlamento possa intervenire.
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La giustizia minorile, un modello che funziona e che andrebbe ancor più seguito |
Era il 1988 quando fu approvato il codice di procedura per minorenni, ispirato a principi di ragionevolezza, adeguatezza alla età in formazione dei ragazzi sotto processo, minimizzazione dell’impatto penale e carcerario, contrasto alla stigmatizzazione del processo e della condanna. Ogni ragazzo o giovane è una vita in evoluzione che non ha ancora portato a compimento il suo percorso di maturazione e responsabilizzazione. Il carcere fa male a chi lo subisce. Fa male come esperienza in sé. Crea dolore. E può costituire un ostacolo alle successive tappe di vita in quanto inchioda, a volta anche per sempre, una persona al proprio errore.
I fatti del Beccaria, con l'evasione di 7 ragazzi, ritrovati o costituitisi nei giorni immediatamente successivi, non devono essere strumentalizzati per giustificare passi indietro a una legislazione moderna, bensì per progettare ulteriori accelerazioni verso un modello sanzionatorio ancora più avanzato. Il campo della giustizia minorile è ricco di professionalità che ben possono chiarire come sono banalizzazioni argomentative quelle che spiegano i fatti di Milano come esito del sovraffollamento o dello scarso numero di poliziotti. Si tratta di interpretazioni fuorvianti.
Bisogna invece insistere su un modello pedagogico che metta al centro i bisogni educativi dei minori a costo di qualunque fatica. È questo il compito di una società che vuole definirsi adulta. Il vero passo in avanti sarebbe quello di costruire non solo un codice di procedura ma anche un codice penale che si fondi sull’interesse superiore del minore. Oggi abbiamo un codice penale che si applica a adulti e ragazzini, permeato di un’idea di pena e di società che nulla ha a che fare con qualsivoglia riflessione pedagogica e con la centralità dell’essere bambino, adolescente, giovane adulto.
Affidiamoci alla saggezza di chi, come don Ettore Cannavera nella Comunità la Collina a Cagliari o don Gino Rigoldi a Milano, hanno investito energie e lavoro in progetti non carcerari dove episodi come quelli del Beccaria è ben difficile che possano accadere.
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Le tecnologie dell’informazione in carcere: realtà, potenzialità, ambivalenze |
E' stato pubblicato nei giorni scorsi il nuovo numero della rivista "Antigone". Stavolta, il tema che si approfondisce attraverso una serie di saggi e contributi, riguarda il rapporto tra carcere e tecnologia. Si indagano le potenzialità che proprio un maggiore accesso alle nuove tecnologie avrebbe nell'esecuzione della pena e nella sua finalità, la realtà che ci si trova davanti, ma anche le ambivalenza nel rapporto tra pena e tecnologia.
Come gli altri numeri della nostra rivista, anche questo è fruibile in forma totalmente gratuita.
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