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“Morire di pena. Per l’abolizione di ergastolo e 41bis”
Sabato 27 Maggio 2023 07:45

 

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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 26 gennaio 2023

 Appello di associazioni, giuristi, addetti ai lavori del mondo penitenziario e della cultura. Parte da Napoli una piattaforma per chiedere l’abolizione del 41 bis e l’ergastolo ostativo. Un documento sottoscritto da oltre sessanta gruppi e associazioni, e centocinquanta tra artisti, intellettuali, docenti universitari, ricercatori, avvocati, attivisti.

Tra i sostenitori ci sono anche Zerocalcare, Elio Germano, Ascanio Celestini e Luigi Manconi, avvocati, attivisti e addetti ai lavori dell’universo penitenziario. Ma anche realtà impegnate per la tutela dei diritti, come la casa editrice NapoliMonitor e l’associazione Yairaiha Onlus.

L’obiettivo è quello di una sensibilizzazione dell’opinione pubblica rispetto al necessario superamento degli istituti penitenziari dell’ergastolo e del 41bis, dopo che il caso dell’anarchico Alfredo Cospito ha sollevato indignazione e ha mobilitato personalità e realtà collettive in tutto il Paese. “Fin dalla sua nascita - denuncia il documento - il 41bis si è mostrato come uno strumento di ricatto per spingere i detenuti alla collaborazione con la magistratura, fondato su pratiche di vera e propria tortura.

Le condizioni inumane di detenzione previste da questo istituto si concretizzano in isolamento in celle di pochi metri quadri, limitazioni all’ora d’aria, sorveglianza continua, limitazione o eliminazione dei colloqui con i familiari, controllo della posta, limitazione di oggetti in cella persino come penne, quaderni e libri. Un progressivo annientamento che provoca danni incalcolabili nel corpo e nella psiche dei detenuti”. Il documento sottolinea che “l’ergastolo, assimilabile in tutto e per tutto alla pena di morte, è invece l’istituto con il quale lo Stato prende possesso del corpo di un individuo, arrogandosi la prerogativa di decidere discrezionalmente se, come e quando restituirgliela attraverso la “libertà condizionale” per “buona condotta”, senza che questi possa mai venire a conoscenza dei tempi e dei modi del suo eventuale rientro nel consesso sociale”.

E conclude che “al netto della inumanità di una punizione a vita, che cancella nell’individuo le idee stesse di “speranza” e di possibile reinserimento nella comunità, l’ergastolo è incompatibile con la Costituzione e con l’idea di “rieducazione” del condannato”. Il comitato promotore della piattaforma annuncia che nel corso delle prossime settimane organizzerà iniziative di divulgazione, sensibilizzazione e dibattito nelle principali città.

Sul caso dell’anarchico Cospito è intervenuto anche Amnesty International con un tweet: “Alfredo Cospito è arrivato a quasi 100 giorni di sciopero della fame. Ribadiamo che è dovere delle autorità italiane adempiere agli obblighi di protezione e rispetto dei diritti umani del detenuto, tenendo anche conto delle dure condizioni del regime del 41 bis cui è sottoposto”.

L’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini, come già riportato su Il Dubbio di ieri, comunica di aver saputo dal medico di Cospito che “le condizioni di salute del proprio assistito stanno precipitando e che nel penitenziario dove sta al 41 bis non troverebbe alcuna possibilità di cura e/ o intervento salvifico della vita”, perché il Bancali “non ha un centro clinico”.

Sul caso della diffida nei confronti del medico, interviene il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro: “La comunicazione del ministero della Giustizia che autorizza la dottoressa Milia, che segue le condizioni di salute di Alfredo Cospito, a visitarlo ma le vieta di parlare con i giornalisti, in particolare con Radio Onda d’Urto, presumibilmente delle condizioni di salute di Cospito, è inaudita. Attendiamo a questo punto un chiarimento direttamente dal ministro Nordio, sia rispetto a questa assurda comunicazione, che alle nostre interrogazioni su cui attendiamo ancora risposta”.

Scritto da Mario Arpaia   
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