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IN DIRETTA DALLA GUERRA
Martedì 06 Giugno 2023 08:00

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Blowin’ in the wind” diBob Dylan  è una vera poesia, un inno contro la guerra. Ma scopriamone meglio il significato.

Siamo nel 1963 e gli Stati Uniti sono in guerra contro il Vietnam. A Bob Dylan non piace tutto questo e ne scrive una canzone, o forse meglio definirla poesia. Parla non solo dei diritti civili, degli orrori della guerra e di tutte le altre già combattute, ma anche di tutte le cattiverie dell’uomo verso altri uomini che crede “deboli” e “inferiori”. Ovviamente conoscendo Bob Dylansappiamo benissimo che non scrive con la classica struttura metrica ben definita e con le rime ben ordinate, però è proprio per questa sua particolarità di scrivere che lo amiamo.

Il brano

Il pezzo-capolavoro è costruito su una serie di domande, le cui risposte, come si legge nel titolo, “volano nel vento”. Il cantante-poeta sembra che osservi tutto dall’alto.

La sua è una canzone sulla guerra, ma invece di parlare delle bombe e delle armi, preferisce concentrarsi sulle vittime, quasi sempre ignorate e che non riusciranno mai a dimenticare il dolore e la violenza. Si chiede quante strade debba percorrere un uomo prima di poter essere considerato “uomo con i propri diritti” e con la propria dignità.

Una delle frasi più belle è sicuramente “quante spiagge debba vedere una colomba prima di potersi riposare nella sabbia della spiaggia più vicina e quante volte ancora debbano volare le palle di cannone prima che vengano spente”.

Tra anafore, metafore e parallelismi, il cantautore-poeta  fa un ampio uso di figure retoriche con l’originale capacità di mantenere un tono tranquillo e pacato, anche se parla di tematiche crude e violente, come la morte e la guerra; temi appunto non facili da affrontare così, quasi con apatia.

Nel ritornello si rivolge al pubblico (o al lettore) chiamandolo “amico mio”, e con tono fraterno e sempre tranquillo come si può benissimo percepire dalla canzone e cercando di far passare, come unica emozione, la fiducia; una cosa molto semplice: che “tutto si muove e cambia ma l’unico modo che ha l’uomo per sopravvivere è assecondare questi cambiamenti, che sono imprevedibili come il vento appunto”.

Le risposte alle domande formulate sono tante e differenti, ma sono solo pensieri o parole e le parole sono mutevoli e si muovono proprio come il vento e non possiamo controllarlo.

”Chiediamoci ancora quante altre bombe dovranno riempire il cielo prima che le guerre finiscano.

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Il testo

How many roads must a man walk down

Before you call him a man?

How many seas must a white dove sail

Before she sleeps in the sand?

Yes, and how many times must the cannonballs fly

Before they’re forever banned?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind

The answer is blowin’ in the wind

Yes, and how many years must a mountain exist

Before it is washed to the sea?

And how many years can some people exist

Before they’re allowed to be free?

Yes, and how many times can a man turn his head

And pretend that he just doesn’t see?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind

The answer is blowin’ in the wind

Yes, and how many times must a man look up

Before he can see the sky?

And how many ears must one man have

Before he can hear people cry?

Yes, and how many deaths will it take ’til he knows

That too many people have died?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind

The answer is blowin’ in the wind

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IN DIRETTA DALLA GUERRA, TELECRONACA DI 

di Ursula VON DER LEYEN

Ci sono sul campo Ucraino due persone che si battona per motivi opposti, uno  per la pace il Cardinal Zuppi e l'atra per la guerra Ursula Von Der Leyen, sentire Zeleski, la controoffenziva durerà anni. Una eredità che lasciamo alle giovani generazioni. Molto probabilmente il Parlamento sarà composto da uomini neri e donne nere in maggioranza. La popolazione sarà,raddoppiata. Questa estate vedremo il Tour de France e nel riquadro scene e collegamenti dai campi di battaglia, con interviste e la contabilità di morti e feriti. Appariranno le Alpi e i Pirenei, tute mimentiche e le maglie  sponsorizzate, la campagna con i castelli della Bretagna e le premiazioni dei vincitori di tappa.

Possibile che le televisioni non si rendano conto della violenza che esercitano sui cittadini, passare dalla grerra alla festa del Napoli, alle soubrette, quale interesse può avere una persona di media intelligenza a seguire la morte in diretta, a vedere i palazzi sventrati, donne, vecchi e bambini che fuggono per trovare un buco e nascondersi. Fermate questa macchina infernale, che miete vittime come se fosse grano.  

francesco-de-gregori  

Generale, dietro la collina
Ci sta la notte crucca e assassina
E in mezzo al prato c’è una contadina
Curva sul tramonto, sembra una bambina
Di cinquant’anni e di cinque figli
Venuti al mondo come conigli
Partiti al mondo come soldati
E non ancora tornati
Generale, dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole?
Non fa più fermate, neanche per pisciare
Si va dritti a casa senza più pensare
Che la guerra è bella, anche se fa male
Che torneremo ancora a cantare
E a farci fare l’amore
L’amore dalle infermiere
Generale, la guerra è finita
Il nemico è scappato, è vinto, battuto
Dietro la collina non c’è più nessuno
Solo aghi di pino e silenzio e funghi
Buoni da mangiare, buoni da seccare
Da farci il sugo quando viene Natale
Quando i bambini piangono
E a dormire non ci vogliono andare
Generale, queste cinque stelle
‘Ste cinque lacrime sulla mia pelle
Che senso hanno dentro al rumore di questo treno?
Che è mezzo vuoto e mezzo pieno
E va veloce verso il ritorno
Tra due minuti è quasi giorno
È quasi casa, è quasi amore

 

 

 

 

 

 

 

Scritto da Mario Arpaia   
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