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LA TUA GIUSTIZIA NON È LA MIA
Mercoledì 21 Giugno 2023 06:47

 

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GENTILISSIME/I'

la giustizia ingiusta l'abbiamo iniziato a conosce immediatamente dopo la Liberazione dell' Italia dal nazi-fascismo, per anni abbiamo avuto il codice Rocco e il delitto d'onore. Le categorie più deboli, sono sempre state ostaggio della malagiustizia. Abbiamo conosciuto di persona Gherardo Colombo a Bari durante il convegno: il rispetto delle regole, presso l'Università Aldo Moro. Le regole sono l'architrave di una scietà civile: la mancanza di rispetto delle regole spesso porta alle  carceri, veri e propri lager, dove la dignità ti viene tolta come la pelle,  viene annullata completamente,la vessazione è Legge dello Stato, chi dovrebbe controllare è il primo a farsi beffa delle regole. Abbiamo visitato il Carcere due Palazzi di Padova, quello di Foggia, il carcere dismesso dell' Asinara, in particolare la sezione Fornelli. Ricordate la frase: se questo è un uomo, allora possiamo dire tranquillamente, che le carceri sono state costruite non per espiare le colpe, ma per toturare gli esseri umani, far scorrere inutilmente  il  tempo della pena inflitta. Nessuna attività lavorativa ne ludica. Quando ne esci vivo, sei peggiore di come sei entrato. I suicidi non si contano, una piaga, una sconfitta per le istituzioni. Garantisti con i forti e spietati con i deboli. Chi  ricorda: Resistere, Resistere, Resistere, Cagliari e Gardini cedettero alla pressione dei magistrati, in particolare Gardini, da parte Di Di Pietro, l'inquisitore del Sant'Ufficio, il fustigatore implacabile delle cattive coscienze. Una stagione di stordimento, di eccessi, di cavilli giuridici. Noi all'epoca tifavamo per i magistrati, eravamo certi che  facevono onestamente il lavoro di pulizia, democraticamente, rispettando tutte le prerogative dell' accusato. Ma no, Davigo Piercavillo condannato, proprio lui, si diceva all'epoca che senza, molti avrebbero evitato il carcere, la gogna mediatica, quella che subì Tortona, al tempo Enzo Tortora, incatenato al suo destino di innocente, passa un anno in carcere, e poi per l'umiliazione subita si ammala e muore. 

Carissimi, state lontani dalla rete della giustizia, una volta incappati si può  finire come quel cittadino in attesa di giudizio, il geometra che sta arrivando in Italia con tutta la famiglia dalla Svezia, per le vacanze,  viene arrestato alla dogana, per aver firmato il progetto del ponte sbagliato. Di Alberto Sordi, si perdono le tracce, un capolavoro tra pianto e riso, l'incredulità sta per ucciderlo in una struttura psichiatrica. La giustizia... è come la depressione dovrebbe più spesso essere provata dai medici e dai magistrati.  

 

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LA TUA GIUSTIZIA NON È LA MIA – DIALOGO FRA DUE MAGISTRATI IN PERENNE DISACCORDO

Casa Editrice Longanesi

2016

Grazie alla loro lunga esperienza nelle aule dei tribunali, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, due tra i più noti magistrati del pool di Mani Pulite, dialogano sul tema scottante della giustizia italiana. In un dibattito serrato e sincero, a tratti polemico, i due avanzano suggerimenti e proposte di riforma, talvolta diametralmente opposti.Lontani da ogni astrattismo, Colombo e Davigo  si confrontano sui vari aspetti della giustizia, rispondendo a interrogativi che hanno ispirato pensatori come Aristotele e Kant, Sant’Agostino e Foucault e che, tuttavia, continuano a essere attualissimi. È la giustizia, infatti, che traccia i confini della nostra libertà. È la giustizia che indica il grado di civiltà di uno Stato e la cultura diffusa che permea le sue istituzioni. Ma quand’è che una legge può dirsi davvero «giusta»? Basta minacciare una pena per dissuadere il ladro o il truffatore dal commettere un reato? Il carcere è l’unica soluzione? È dunque più efficace educare o punire? Quanto è diffusa la corruzione in Italia, e come mai, nonostante la stagione di Mani Pulite e le tante inchieste che hanno svelato l’intreccio perverso tra politica e affari, non accenna a diminuire? La macchina burocratica e amministrativa è essa stessa un ostacolo alla giustizia?

“A mio parere il carcere, così come lo intendiamo e lo applichiamo, invece di essere una misura utile è dannosa” – Gherardo Colombo

“Se perdoni sempre tutti, i cittadini non avranno mai senso di responsabilità, che passa anche attraverso la sottoposizione di una persona alle conseguenze delle sue azioni” – Piercamillo Davigo.

 

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 LA GIUSTIZIA COME UN GIRONE DELL' INFERNO

 

Dante incontra questo personaggio nel VI canto, nel III cerchio infernale, ovvero quello dei golosi. Ciacco in vita era, infatti, un uomo ghiottissimo che mangiava sempre. Viveva come un parassita a Firenze e veniva sempre invitato ai banchetti per intrattenere i commensali.

Ciacco è un personaggio chiave perché è con lui che Dante affronta per la prima volta il dissidio politico e le discordie che in quell'epoca turbavano Firenze.

Infatti gli pone tre domande riguardanti il destino della città, ovvero: cosa succederà alle fazioni in lotta a Firenze (guelfi neri e guelfi bianchi), se vi sono cittadini giusti e quali sono le cause che hanno portato a cotanta discordia.

Ciacco risponde profetizzando la vittoria dei Neri, dicendo che a Firenze vi sono ormai pochi cittadini giusti e che le cause che hanno portato alla discordia sono state l'avarizia, la superbia e l'invidia.( NON RICORDA FALCONE E BORSELLINO ?) Dopo aver parlato, torna ad immergersi nel fango, come gli altri condannati.

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Scritto da Mario Arpaia   
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