Iscriviti alla Newsletter:
Il Futuro è la Pace
Home Notizie L'ODIO NON PASSERA'
L'ODIO NON PASSERA'
Martedì 12 Settembre 2023 15:51

Vannacci1200-690x362.jpg

GENTILISSIME/i,

non dobbiamo dare pace all'odio che vuole ucciderci tutti, cambiare la cultura da paese libero, in dittatura della maggioranza di governo, Salvini, ha invitato la Lepen in Italia, la Presidente del Consiglio pensa alla piazza di Vox, noi al più presto saremo  nelle piazze per riconquistare il nostro popolo di sinistra,riportare a casa il popolo di Re Enrico Berlinguer, il più grande politico che l'Italia abbia avuto. Dobbiamo riprenderci il nostro glorioso passato, sperperatò senza pietà da una classe politica imbelle, senza idee e senza passione.

Dobbiamo riconquistare il paese che ha sconfitto lo stragismo e il terrorismo, attaccato violentemente da una banda di sbandati, le Br, cariche di odio; vittime innocenti, servitori dello Stato, giustlavoristi di fama internazionale, operai, giornalisti, magistrati il meglio di una Italia che guardava al futuro, alle riforme, furono trucidate in strada come bersagli. Aldo Moro che con Berlinguer stavano cercando di cambiare il corso della storia, morirono anzitempo. L'ipocrisia si è divorata la sinistra storica, le amministrazioni pubbliche, le più forti hanno ceduto al clientelismo, perdendo la guida della città pilota, Bologna, nonostante la cultura e l'università più antica. Il Sud clientelare che vende il voto per un caffè, spalancò le porte al caimano che se lo divorò in un solo boccone.

L'economia ha bisogno degli immigrati, nell'agricoltura e nell' industria, dobbiano tornare a produrre, a trasformare, la Cina sta abbadonando l'idea della fabbrica del Mondo. Il nostro genio non deve emigrare, i laureati devono reinventare il passato.

di Trilussa-IL FATTO Quotidiano

Sarei pronto a scommettere che il generale Vannacci sia un fervente cattolico e che la domenica vada regolarmente alla messa. Come ogni bravo cittadino cattolico, prima che generale e appartenente alle Forze Armate, come esempio di uomo perfettamente normale di questo paese. E mi domando anche quali siano i peccati che il generale elenchi quando fa la sua confessione: la parola di dio pronunciata inutilmente in un momento di rabbia, uno sguardo troppo attento verso la donna di un altro, qualche pensiero impuro durante una sporadica erezione, una piccola bugia ma sempre a fin di bene?

Perché lui ritiene questi peccati da confessare e da espiare e non certo le idee esposte nel suo libro. Perché non ritiene sia un peccato odiare il diverso, nero, ladro, omosessuale, non ritiene peccato pensare di sgozzare il ladruncolo che cerca di rubargli l’orologio. Quelli non sono peccati ma solo idee personali, concetti e sentimenti che hanno tutto il diritto di esser esposti e narrati. Siamo o non siamo in un paese democratico che rispetta il sacrosanto diritto di tutti alle proprie idee e alla possibilità di esprimerle?

Ora ci sarebbe da domandarsi come abbia fatto a diventare generale, quale selezione sia mancata per metterlo come responsabile della vita e della morte dei soldati che ha comandato, quale ruolo abbia rappresentato con le sue idee all’interno delle Forze Armate cui appartiene.

Il libro è in testa alle classifiche. E’ autoprodotto ma cambia poco, è letto e sono certo che molti si rivedono nelle sue idee. Il razzismo e l’omofobia in questo paese sono sottotraccia, ma esistono in misura maggiore di quello che pensiamo e ogni tanto qualche sporadico episodio li fa emergere portandoli alla consapevolezza di tutti. Un tempo erano nascosti e forse un principio di vergogna era presente, oggi non è più così e certe idee vengono, se non sbandierate con orgoglio, almeno confermate con convinzione.

Il mondo del Vannacci è in fondo quello dei talebani ma i talebani hanno dietro a loro millenni di storia e tradizioni e il processo sarà fin troppo lento. La presenza degli Usa in quel paese poteva e doveva portare almeno l’inizio di una democrazia e non sesso, corruzione, pornografia come invece è successo prima di abbandonarlo.

Quello del Vannacci invece arriva in un paese reduce da alcuni decenni di benessere e spensieratezza televisiva berlusconiana, dove le mogli sono tutte belle e sorridenti e la famiglia è quella del mulino bianco, dove la Storia pare non abbia insegnato niente, dove i giovani si beano della loro ignoranza portata a volte come un vanto, dove il normale si confonde con l’esaltazione della razza, dove il diverso diventa il vero nemico. Un mondo sicuramente inaccettabile dove l’odio è l’ingrediente principale, e l’odio è il contrario dell’amore, quello cristiano e quello naturale delle persone comuni.

 

 LAPIDE.jpg

  

Anpi ricorda i partigiani uccisi domani il corteo a Conegliano

CONEGLIANO. Pino Lazzarin è un nome rimasto ai più sconosciuto. Ma fu il primo partigiano coneglianese che diede la vita per la Liberazione e fu fucilato sul Piave a Ponte della Priula il 4 agosto...

 

CONEGLIANO. Pino Lazzarin è un nome rimasto ai più sconosciuto. Ma fu il primo partigiano coneglianese che diede la vita per la Liberazione e fu fucilato sul Piave a Ponte della Priula il 4 agosto 1944. Ma ci furono anche Liberale Pravato, Giovanni Pezzi, Giovanni Campardo, Claudio Ceschin, Beniamino Petrovich, Leopoldo Camillo, Ivo Pozzi, uccisi perché volevano liberare la patria dall'occupazione nazifascista. Ai partigiani coneglianesi e a quelli dei Comuni limitrofi, da Susegana, a Refrontolo, San Pietro di Feletto, Gaiarine e Vittorio Veneto, le sezioni Anpi di Conegliano e San Vendemiano dedicano la giornata alla vigilia del 25 aprile.

 CASTELLO.jpg

Oggi pomeriggio saranno deposte le corone d'alloro nei vari cippi sparsi in paesi e frazioni, a ricordo di quei giovani che diedero la vita per la Patria e la lotta di Liberazione. Ad Ogliano verranno ricordati i partigiani Guido Boscaratto, Bruno Centazzo, Giovanni Da Re, Felice De Martin, Domenico Salvador, che il 7 febbraio 1945 furono picchiati e fucilati. «La storia come educatrice ha ancora il potere di insegnare - afferma Loretta Bellussi presidenti dell'Anpi di Conegliano -. La nostra grande responsabilità di adulti sta nel coinvolgere le generazioni più giovani, trasmettendo un passato che può essere maestro, rendendolo contemporaneo e attuale». 

 

 

 

 

Scritto da Mario Arpaia   
PDF
Stampa
E-mail
 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna