LA DEMOCRAZIA E' SOLO DENTRO DI NOI MINORANZE
Venerdì 20 Agosto 2021 17:26
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'Sciuscia' di MICHELE SANTORO SULL' AFGANISTAN, DALLE TORRI GEMELLE AD OGGI
 
 
 
Sembrerebbe che su tutte le reti tv, nazionali e private, il rignanese sia l’interlocutore privilegiato, ovviamente anche in merito ai fatti che riguardano l’Emirato Talebano. Viene da pensare che il Paese non possa fare a meno di conoscere la sua opinione, invero per quindici secondi o qualche minuto è sempre presente, diretta o differita. In una delle sue comparsate di ieri sera, giacca e cravatta d’ordinanza, ha dichiarato che, data l’importanza del caso Kabul (mentre il Ministro degli esteri era in spiaggia, aggiungo io), lui invece si è precipitato in Senato, gettando alle ostriche la sua vacanza in prestigioso yacht. Qualcuno l’avrà convocato visto che in aula sembrerebbe esserci raramente. Ma sappiamo bene che questo sacrificio l’ha fatto per noi, infatti, era quasi commosso nel rilasciare spettacolari dichiarazioni pro italiani, evidente il suo strazio cristallizzato nell’apposita espressione “tutto sommato sono un bravo ragazzo”, mi sono fatto nei boy scout e alla Ruota della Fortuna, che credete. Naturalmente nessuno che abbia osato fare il pur minimo cenno ai discutibili alleati che da sempre l’Occidente può vantare in giro per il mondo, neanche circa la stragrande esperienza che l’innominabile è in grado di esibire in materia di Rinascimenti arabi o giù di lì, niente... dal campionario del giornalume di casa solo parole strisciate sul tavolo come cera sul pavimento, fra un “siamo d’accordo” e “baci in bocca”. Nella buona sostanza tutti “In onda”, sulla cresta possibilmente. Alla gogna solo la più onesta delle dichiarazioni fatte da un uomo, prima ancora che avvocato e politico, ossia Giuseppe Conte: “Cerchiamo di trattare con il nuovo governo Afgano”, esattamente come sfacciatamente stanno facendo gli altri, aggiungo ancora io.
 
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RAGAZZE AFGANE CHE SI ALLENANO PER UNA GARA CICLISTICA- LA GRANDE ILLUSIONE
 
 
 
 
GENTILISSIME/I,
 
siamo tutti nella stessa barca... negli occhi le immagini da Kabul, straziati i bambini, donne, vecchi, in balia delle religioni, più vecchie del mondo. Chi non ricorda la   storia alle elementari, la Mesopotania, la terra tra due fiumi, Alì bababà e i quarantata ladroni, Davide e Golia, muore Sansone con tutti i filistei, la persecuzione dei Cristiani. La religione al centro di tutte le diaspore nel Mondo. La Palestina e l'ebraismo, il buddismo e il maoismo, il nazifascismo e lo stalinismo non sono state delle religioni? Credere e obbedire! Gino Strada che se ne intendeva ha chiuso la sua esitenza con il testamento: quando si è governati da una banda dove la metà sono fascisti e l'altra metà coglioni non c'è una grande prospettiva per i paesi. Agli americani non è bastato la bomba su Hiroshima e Nakasaki,Korea, il Vientnam e alla Russia l' Afganistan. Gli inglesi che non hanno mai lavorato, hanno vissuto per secoli sulle colonie, La Compagnia delle Indie, il Sud Africa con le miniere e venti anni di galera a Mandela. E ancora gli americani che mettevano in croce i negri e li bruciavano vivi dopo averli cosparsi di pece. Le torri gemelle sono state l'alibi, per le peggiori nefandezze. Siamo inondati di chiacchie sui buoni e i cattivi. La democracrazia non è mai esistita, se non dentro di noi, le minoranze di tutto il mondo.
 
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La storia di Kim Phúc e della foto più famosa della guerra in Vietnam

L'8 giugno del 1972 fu fotografata nuda e in lacrime dopo un bombardamento al napalm

 
NESSUNA GIUSTIFICAZIONE DI COMODO FU GENOCIDIO

Alle 08:14 e 45 secondi l'Enola Gay sganciò "Little Boy" sul centro di Hiroshima; il sensore altimetrico era tarato per effettuare lo scoppio alla quota di 600 m dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera. Immediatamente dopo lo sgancio, l'aereo fece un'inversione di 178°, prendendo velocità con una picchiata di circa 500 m e perdendo quota, allontanandosi alla massima velocità possibile data dai quattro motori a elica. L'esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con una detonazione equivalente a sedici chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone. Circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo e tutti i 51 templi della città vennero completamente distrutti dalla forza dell'esplosione.

Testimone oculare del bombardamento di Hiroshima fu il padre gesuita e futuro generale dei gesuiti Pedro Arrupe, che allora si trovava in missione in Giappone presso la comunità cattolica della città e che portò aiuto ai sopravvissuti. Riguardo al bombardamento atomico, egli scrisse:

«Ero nella mia stanza con un altro prete alle 8:15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appena aprii la porta che si affacciava sulla città, sentimmo un'esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c'era una Hiroshima decimata. Poiché ciò accadde mentre in tutte le cucine si stava preparando il primo pasto, le fiamme, a contatto con la corrente elettrica, entro due ore e mezza trasformarono la città intera in un'enorme vampa. Non dimenticherò mai la mia prima vista di quello che fu l'effetto della bomba atomica: un gruppo di giovani donne, di diciotto o venti anni, che si aggrappavano l'un l'altra mentre si trascinavano lungo la strada. Continuammo a cercare un qualche modo per entrare nella città, ma fu impossibile. Facemmo allora l'unica cosa che poteva essere fatta in presenza di una tale carneficina di massa: cademmo sulle nostre ginocchia e pregammo per avere una guida, poiché eravamo privi di ogni aiuto umano. L'esplosione ebbe luogo il 6 agosto. Il giorno seguente, il 7 agosto, alle cinque di mattina, prima di cominciare a prenderci cura dei feriti e seppellire i morti, celebrai Messa nella casa. In questi momenti forti uno si sente più vicino a Dio, sente più profondamente il valore dell'aiuto di Dio. In effetti ciò che ci circondava non incoraggiava la devozione per la celebrazione per la Messa. La cappella, metà distrutta, era stipata di feriti che stavano sdraiati sul pavimento molto vicini l'uno all'altro mentre, soffrendo terribilmente, si contorcevano per il dolore.»

Reazione giapponese al primo bombardamento

Le ustioni presenti su questa vittima ricalcano le trame del kimono: le aree più chiare del tessuto hanno riflesso l'intensa luce della bomba, provocando minor danno.

L'operatore di controllo di Tokyo della Società radiotelevisiva giapponese si rese conto che la stazione di Hiroshima non era più in onda: tentò di ristabilire il programma usando un'altra linea telefonica, ma anche questo tentativo fallì. Circa venti minuti più tardi, il centro telegrafico ferroviario di Tokyo si accorse che la linea telegrafica principale aveva smesso di funzionare poco a nord di Hiroshima. Da alcune piccole fermate ferroviarie entro 16 km dalla città, giunsero notizie ufficiose e confuse di una terribile esplosione a Hiroshima. Tutte queste notizie furono trasmesse ai quartier generali del Comando generale giapponese.

Le basi militari cercarono ripetutamente di mettersi in contatto con la stazione di controllo dell'esercito di Hiroshima; tuttavia l'assoluto silenzio da quella città sconcertò gli uomini dei quartier generali: sapevano che non c'era stata nessuna potente incursione nemica e che a Hiroshima al momento non c'era nessun ragguardevole deposito di esplosivi. Un giovane ufficiale del Comando generale giapponese fu incaricato di volare immediatamente sul centro urbano, atterrare, rilevare i danni, quindi tornare a Tokyo con informazioni attendibili per i quadri. Nel quartier generale c'era la sensazione diffusa che non fosse accaduto nulla di serio, che si stesse esagerando la portata di un problema di dimensioni limitate.

L'ufficiale del comando andò all'aeroporto e decollò in direzione sud-ovest; dopo circa tre ore di volo, quando mancavano ancora approssimativamente 160 km a Hiroshima, l'ufficiale e il suo copilota scorsero la grande nuvola di fumo provocata dalla bomba: nel chiaro pomeriggio stavano bruciando le macerie di Hiroshima. Il loro aereo raggiunse presto la città, attorno alla quale volarono increduli: infatti tutto ciò che era rimasto era una grande cicatrice sul terreno ancora ardente, coperta da una spessa nuvola di fumo. Atterrarono a sud delle macerie e l'ufficiale, dopo aver comunicato con Tokyo, cominciò immediatamente a organizzare le operazioni di soccorso.

Nella capitale nipponica le prime informazioni di ciò che aveva realmente causato il disastro vennero dall'annuncio pubblico della Casa Bianca a Washington, sedici ore dopo l'attacco nucleare. L'avvelenamento da radiazione e le necrosi provocarono malattie e morti successive al bombardamento per circa il 20% di coloro che erano sopravvissuti all'esplosione iniziale. Alla fine del 1945, ulteriori migliaia di persone morirono per via della malattia acuta causata dalle radiazioni ionizzanti, portando il numero di vittime a circa 200 000 unità. Da allora molte migliaia di persone perirono per cause legate all'esposizione ai raggi: nei duecentomila morti sono inclusi tutti coloro che si trovavano in città al momento dell'esplosione e chi successivamente si trovò esposto al fallout.

 
 
 
Scritto da Mauro Giovanelli - Genova_ MARIO ARPAIA   
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