I TANTI PASOLINI
Sabato 01 Gennaio 2022 09:52

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CON ALBERTO MORAVIA E DACIA MARAINI

CLICCASCATTI PER PASOLOLINI

MARIO DONDERO

Al Rettore università di Udine

Al Rettore Università di Bologna

Alla segretaria particolare Ministro dell'università

 

E' da tempo che pensiamo ad un corso di studi su Pier Paolo Pasolini, al fine di preparare gli studenti e illuminare tutti noi sulle gradi sapienze del poeta, la poliedricità dell' intellettuale che più di tutti seppe anticipare e raccontare il nostro Paese. Nel deserto della politica, nella mancanza di progetti condivisi, nella mancanza di futuro...non restano che le arti, il cinema, la buona musica. Viviamo di rendita sul passato, non inventiamo più nulla. Le Università chiuse in se stesse come una Riserva indiana, come l'abazia benedettina, Nel Nome della rosa, di Umberto Eco.  Ci aggrappiamo a Sorrentino, a Martone a Servillo, a Mastroianni e Sofia Loren in una Giornata particolare... il deserto che stiamo attraversando, una parvenza di democrazia, dove nessuno decide, un trascinarsi giorno per giorno. Scomparsi gli ideali, il Re è nudo!

Il primo novembre 1975 Pier Paolo Pasolini incontra Furio Colombo, al quale rilascia un'intervista il cui titolo sarà Siamo tutti in pericolo. Nella notte tra l'uno e il due novembre il Poeta viene ucciso all'idroscalo di Ostia. Non cito il titolo di quella intervista come una prova della verità di quel che Pasolini andava allora dicendo . Lo cito come quasi ovvia previsione di quel che sta ora accadendo. Ora sta accadendo  - anzi, sta continuando ad accadere - ciò che lo scrittore denunciava, con chiarissime parole, per esempio in Poesia in forma di rosa, libro pubblicato la prima volta nel 1964:

Ché / io, del nuovo / Corso della Storia /... una sola cosa comprendo : che sta per morire l'idea dell'uomo che compare nei grandi mattini/ dell' Italia , o dell' India, assorto ad un suo piccolo lavoro, / con un piccolo bue, o un cavallo innamorato di lui, a un piccolo recinto, in un piccolo campo, perso nell' infinità di un greto o una valle, /  ... a seminare o arare ... / ... l'idea dell'uomo che in Friuli ... o ai Tropici ... vecchio o ragazzo , obbedisce  / a chi gli dice di rifare gli stessi gesti dell' infinita prigione di grano o d'ulivi / ... a ricreare il padre in terra,  / in silenzio, o con il riso di timido/ scetticismo o rinuncia a chi lo tenti, perchè nel suo cuore non c'è posto / per altro sentimento / che la Religione.

E' questo genere di testi che convogliava su Pasolini l'accusa di essere un reazionario, uno che aveva nostalgia di un mondo contadino ormai passato del quale, peraltro, di miseria ed ingiustizie. In realtà ciò di cui Pasolini aveva nostalgia non era il mondo contadino  in senso sociologico, ma in quanto forma culturale espressa ed espressa soprattutto  nei termini della religione, cioè di una gerarchia che poteva ancora essere, almeno soggettivamente, vissuta come ordine finalizzato ad un massimo di bene e ad un minimo di dolore sociale. (continua nell'allegato )

 

LA MORTE

MORTE2

MORTE 3

Pasolini tra le vigne

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II PARTE

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Associazione di docenti, ricercatori e ricercatrici di Unibo

 

 

 

 

 

Scritto da Mario Arpaia   
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