“Lo stato indecente del Pronto soccorso”
Martedì 31 Maggio 2022 14:59

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Giuseppe Pasqualone Commissario Ospedali Riuniti di Foggia

Egreg. Presidente Luca Zaia, la vita ci ha portato nel Veneto per il lavoro ai nostri figli,il maschio laureato in Economia, lavora in assicurazione, la femmina insegna lettere. Hanno subito con il mutuo comprato casa a Parè, zona residenziale multietca, tutti regolarmente inseriti, il maschio a Campolongo,al margine di un parco dove passa il Monticano. Sono vicini al fiume sacro alla Patria, il Piave. La gestione della Sanità non può prescindere da un grande amore per il territorio, quel legame che prende il cuore, l'ansia di far bene, di accontentare la tua gente. E' il sentimento, la molla per giungere ai primi posti della vivibilità, ai primi posti della sanità pubblica. La privata non esiste, tutti gli investimenti vanno a beneficio dei cittadini. In venti anni di avanti e dietro dal Veneto ci hanno insegnato tantissimo. Prima di ogni cosa il grande rispetto per i beni comuni, la manutenzione continua dell'arredo pubblico, l'abbellimento della città con i fiori freschi, le aiuole, gli spartitraffico sono dei giardini. Il traffico è monitorato dalle telecamere,non esistono vigili per strada, sono tutti utilizzati nei servizi pubblici, davanti alle scuole c'è il vigile urbano, il mercato del venerdì è presidiato dai vigili, alla chiusura ogni commerciante spazza il posto occupato, non è necessario che passi la raccolta rifiuti. Le regole, diritti e doveri e tutto funziona al massimo. E' necessaria la volontà, l'amor proprio, l'etica pubblica. Nel Veneto non esiste la pacca sulla spalla, vai ci penso io, no, sarebbe per entrambi una mortificazione. E' un grande trauma tornare nella propria città, riprendere le vecchie abitudini della raccolta indifferenziata, senza separazioni dei  vari materiali. Manca un centro raccolta,  un gruppo di immigrati a Conegliano per conto della SAVNO, separano i vari metali dalle plastiche. Un consistente fatturato che tiene in regola gli immigrati. Non si trata di pagelle e buoni e cattivi, si tratta che per vincere tutti devono remare nella stessa direzione.

Grazie Presidente! 

Gentile Commissario,

sentire lei parlare di stato indecente del Pronto Soccorso, aumenta notevolmente l'angoscia di chi è costretto dalle avversità della vita a recarsi nella  stuttura che ospita il Pronto Soccorso. Non esiste il reparto, non esiste il primario, non esistono gli arredi, le sedie a rotelle, sono pochissime vecchie e malandate. Un forte senso di vuoto misto a paura, assale il malcapitato. Vengono alla mente i ricordi della scuola, i gironi danteschi. Un camerone con una decina di letti, in piena promisquità, un parcheggio, un lazzaretto, mancano solo i Monatti. Medici, infermieri che vanno e vengono, a chi prende medicinali salvavita, viene chiesto di interrompere la terapia, un monitor con i fili di un elettrocardiogramma controlla il battito, verifica se sei ancora vivo. Le ore di attesa prima di essere visitato dal medico sono almeno quattro. Il Pronto soccorso è una zona franca, per superarla è necessario saper sopravvivere, come in guerra, una trincea, persone fino a qualche ora prima avevano prestigio e dignità, ne vengono espropriate, sei fragile sei malato sei debole, con chi vuoi prendertela.

Umani

Viene mente sempre la scuola, questa volta Kafka. Il gioco si fa duro, i duri per modo di dire iniziano a giocare,riconosci subito il tuo stato di inferiorità, sei diventato un numero, una matricola. Implori, ti lamenti, peggio, disturbi il manovratore, l' uomo nella cabina di regia, è come se stessi girando un episodio della tua vita, una fiction. Ti convinci che è così, è meglio per tutti, è un sogno tra realtà e finzione. Non è vero che stai male, è un'invezione,  decidi di andare via, a tue spese, sai che il letto nel reparto non c'è, come non c'è il Pronto soccorso, come non c'è la Sanità pubblica, svenduta a quella privata che, si mangia tutta la carne e a noi resta l'osso. La convenzione con i privati dovrebbe prevedere un Pronto soccorso gestito privatisticamente. Non siamo a Conegliano dove passo metà dell'anno, dove sono stato operato di protesi all'anca. Non è Trento, Villa Bianca,con cinquanta euro al giorno ricevi una camera d'albergo, dove il prof. Francesco Furlanello, mi ha curato da una artmia maligna e fatto ricoverare all' Umanitas di Milano, con impianto del Pacemaker a due casse. Effettuare dei controlli al San Matteo, dove è stata riscontrata una Amiloidosi senile. 

 

Umanitas

Gli infermieri del reparto elettricisti del cuore

Dottor Pasqualone è un enome problema culturale, siamo figli di un Dio minore, che investe tutto il Sud, non si affanni, è tempo sprecato, il cancro ha attaccato le ossa. Il Veneto per la sanità pubblica sta al top, la gestione del malato attraverso lo smatfhone è una pratica consolidata, la burocrazia è uguale a zero, a Conegliano in opendale mi chiamavano Sig. Arpaia, facciamo tutto noi, siamo pagati per questo. Le visite specialitiche, mio figlio soffre di otite, la dottoressa di base chiama l'ospedale di otorinolaringoiatria di Vittorio Veneto, si riceve immediatamente l'appuntameto,si viene curati con un modesto tiket. La visita a pagamento da uno specialista esiste solo per un consulto. Mia moglie è caduta,  si è rotta le costole, portata al Pronto Soccorso, dove c'è una reception fornita di farmacia per interventi veloci, la sera il medico di base non è reperibile per la ricetta, breve attesa e via nei box per le visite, controllo dell' ossigeno, esame del sangue, tenuta tutta la notte in osservazione, la mattina ricovero a pneumologia.

Cinque giorni di permanenza, all'uscita una busta con i famaci necessari, non essendo del luogo, le hanno evitato di prenderli a proprie spese. 

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L’intervista al nuovo commissario straordinario del Policlinico “Riuniti”, Giuseppe Pasqualone. “Non sono venuto per restare sei mesi. Parteciperò all’avviso per la direzione generale”.

Il primo aspetto che lo ha colpito è stato . Il nuovo commissario straordinario del Policlinico “Riuniti” di Foggia, Giuseppe Pasqualone, sta cercando di correre, per comprendere una macchina complessa travolta recentemente da indagini giudiziarie sulla gestione degli appalti. “Non sono venuto per restare sei mesi”, ammette, “parteciperò all’avviso per la direzione generale”. Nei piani c’è il completamento del trasferimento dei reparti al Deu, la gestione di alcuni servizi in house, la riqualificazione di diverse strutture e una “capillare attività di controllo”.

Commissario, aveva un ruolo importante all”azienda zero’ fortemente voluta da Emiliano, perché ha accettato l’incarico a Foggia? 

In realtà ce l’avrei ancora quell’incarico… Foggia è una sfida, non sono venuto per restare solo 6 mesi. Parteciperò all’avviso per la direzione generale.

Ha avuto modo di girare il Policlinico? Ha già idea sulle priorità?

Mi ha colpito innanzitutto lo stato indecente dei luoghi del Pronto soccorso. Ho trovato un contrasto molto forte tra la struttura, per certi versi spaventosa, e lo straordinario impegno del personale. Dalla prossima settimana girerò tutti i reparti. Sono molto operativo, seguirò ogni cosa.

C’è già una data per il trasferimento al Deu?

No, ma lo faremo prima possibile. Ci sono questioni tecniche ed amministrative da risolvere in fretta. Poi c’è il problema organizzativo, che va anche affrontato, partendo da quello che abbiamo e mettendo in campo strategie da condividere con la primaria del pronto soccorso, che ho avuto modo di apprezzare perché fa questo lavoro con passione e dedizione.

Tra le sue esperienze c’è Sanitaservice Bat e diversi anni all’Asl Brindisi. Due esperienze completamente diverse rispetto alla guida di un Policlinico…

Sono complessità diverse. A Brindisi forse avevamo un numero di accessi superiori, con tre pronto soccorso e una stagione estiva micidiale. E la gestione dei piccoli ospedali non è affatto semplice, perché sono sempre in affanno. Porterò qui l’esperienza maturata in un’azienda che stava messa molto male, in un territorio molto difficile. L’altro aspetto che mi sento di mettere a disposizione, soprattutto degli operatori, è la mia capacità di saper fare strategie per raggiungere obiettivi. Mi sento portato per questo, in particolare se la attuo in un contesto di bilancio.

Arriva in un’azienda che è stata travolta dalle indagini della magistratura sugli appalti, modificherà la squadra di comando?

Al Riuniti si percepisce il lavoro di Vitangelo Dattoli, si avverte il suo impulso. Del resto, è una persona di rilievo. Vorrei sfruttare questo vantaggio nella programmazione. Sul discorso degli appalti, invece, farò uno screening approfondito. Quando arrivai a Brindisi ci furono molti arresti per una maxi inchiesta e abbiamo regolarizzato tutto.

Cosa pensa del project financing per il nuovo ospedale? È favorevole alla gestione mista pubblico-privato?

Non so se c’è qualcosa in ballo come gara, ma io sono per la gestione pubblica. Ci sono settori, come la riabilitazione, dove il sistema pubblico potrebbe essere carente, e lì si potrebbe pensare al privato, ma dove il sistema pubblico è in grado di gestire al meglio, deve farlo.

In via Pinto sono sempre stati contrari alla gestione in house dei servizi. Lei ha guidato Sanitaservice. È un’esperienza che vorrà portare in questa azienda?

Questa è un’altra questione che dobbiamo affrontare. La ritengo un vantaggio per alcuni servizi, perché permette una velocità organizzativa, assunzionale e operativa che non è quella delle Asl. Però al tempo stesso, essendo controllata dal pubblico, riesce a non avere tutte quelle problematiche che derivano dal privato puro. Per esempio, in Sanitaservice avevo messo in piedi una squadra per i lavori al Pronto soccorso che interveniva – e risolveva i problemi – i  tempi rapidi. C’è un vantaggio nelle manutenzioni. E nell’ausiliariato. Per le pulizie, invece, non la vedo appropriata. Bisogna approfondire il tema, per il quale ovviamente deve esserci l’assenso della Regione.

Un approccio ragionieristico, da commercialista?

No, non ho mai fatto né il ragioniere né il commercialista. Sono stato invece uno dei primi ad entrare nel mondo delle due diligence, ovvero conoscenza dovuta, che non vuol dire conoscere i bilanci, ma capire come è stata gestita un’azienda e se i riflessi sul bilancio sono quelli attesi. Nella mia carriera ho dato una mano ad aziende di una certa rilevanza, come Parmalat, anche per aspetti gestionali…

Da chi si farà affiancare per questo mandato commissariale?

Non posso anticiparlo, ma già ho individuato i miei collaboratori. Una cosa è certa: io sono un accentratore ma solo a livello di conoscenza delle cose, per il resto i collaboratori devono essere anche loro operativi e assumersi delle responsabilità.

Saranno del territorio o di fuori?

Un po’ e un po’. Fa bene mischiare.

Lei viene dalla stagione “bocconiana” di Nichi Vendola, l’ideatore della scuola di management pubblica per la sanità. Uno che ha sempre detto che la politica deve restare fuori da Asl e ospedali. Condivide?

Il primo incarico me lo diede Vendola, ma io non sono bocconiano, vengo dall’università di Bari (sorride). La politica se guarda al bene collettivo è una risorsa, se invece diventa clientelismo non troverà mai sfogo qui dentro. Anzi, invito ad evitare.

Per i rapporti con il territorio, Asl e privati, come si muoverà?

Avverto molti passi in avanti su questo, gli ultimi direttori generali hanno lavorato bene. Si è visto durante il Covid. Continuerò su questa strada.

Adesso però non ha una interlocuzione di ampio respiro, visto che il suo omologo all’Asl di Foggia è in scadenza.

Vito Piazzolla lo conosco dal 2000. Lui ha lavorato molto per far progredire l’attività territoriale in un territorio molto complesso. Ha fatto un buon lavoro. Resta da capire cosa fare con la parte ospedaliera…

È convinto del progetto per l’Irccs al Davanzo?

S0no già stato contattato, dovrà andare avanti. È un’idea buona, che mi piace.

Serviranno anni anche qui, lei ha fatto cenno alla necessità di snellire alcune procedure. La spaventa la burocrazia?

La burocrazia non è uno spauracchio, bisogna avviarle bene le procedure per non avere problemi, e chiuderle subito. Altrimenti durano dieci anni. Il Deu è un caso emblematico.

Perché Emiliano ha pensato proprio a lei per Foggia?

Bisognerebbe chiederlo a lui.

Scritto da Mario Arpaia   
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